L’intervento della CIA in Afghanistan
In occasione del decesso di Brzezinski Vladimiro Giacché ha segnalato una vecchia intervista in cui il consigliere di Carter parla del ruolo suo e della CIA nel provocare l’intervento sovietico in Afghanistan. Notevole il contrasto tra il pudico moralismo dell’intervistatore, che sembra credere che la CIA sia un centro di preghiera per l’avvento del Regno dei Cieli, e la viva soddisfazione del vecchio stratega che ha inflitto un colpo decisivo al nemico. Dalle parole di Brzezinski emerge inoltre quanto sia infondata la percezione di uno scontro di civiltà tra cristianesimo ed islamismo: come i cristiani non costituiscono un fronte unico così gli islamici hanno ben poco in comune, certo non un progetto di dominio geopolitico; i loro gruppi, aizzati, finanziati e armati dalle potenze anglosassoni, servono un solo fine: la conservazione dell’egemonia globale di queste ultime.
La traduzione, di Paolo Di Remigio, è stata fatta sul seguente testo
https://www.globalresearch.ca/articles/BRZ110A.html
L’intervento della CIA in Afghanistan
Intervista con Zbigniew Brzezinski,
Consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Jimmy Carter
Le Nouvel Observateur, Parigi, 15-21 gennaio 1998
L’ex direttore della CIA, Robert Gates, ha dichiarato nelle sue memorie [“From the Shadows”] che i servizi segreti americani iniziarono ad aiutare i mujaheddin in Afghanistan 6 mesi prima dell’intervento sovietico. In questo periodo lei era consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter; ebbe dunque un ruolo importante nella questione. È giusto?
Sì. Secondo la versione storica ufficiale, l’aiuto della CIA ai mujaheddin sarebbe iniziato durante il 1980, vale a dire dopo che l’esercito sovietico aveva invaso l’Afghanistan il 24 dicembre 1979. Ma la realtà, tenuta finora segreta, è completamente diversa. Infatti fu il 3 luglio 1979 che il presidente Carter firmò la prima direttiva per l’aiuto segreto agli oppositori del regime filosovietico di Kabul. E proprio quel giorno scrissi una nota al presidente in cui spiegai che a mio avviso l’aiuto avrebbe indotto un intervento militare sovietico.
Nonostante questo rischio, lei era un sostenitore di questa operazione segreta. Ma forse lei desiderava l’intervento sovietico in guerra e mirava a provocarlo?
Non è proprio così. Non spingemmo i Russi a intervenire, ma aumentammo consapevolmente la probabilità che lo facessero.
Quando i Sovietici giustificarono il loro intervento affermando che intendevano combattere contro un coivolgimento segreto degli Stati Uniti in Afghanistan, nessuno credette loro. Tuttavia c’era un fondamento di verità. Oggi si pente di qualcosa?
Pentirmi di cosa? Quell’operazione segreta fu un’idea eccellente. Ebbe l’effetto di attirare i Russi nella trappola afgana e lei vuole che me ne penta? Il giorno in cui i Sovietici attraversarono ufficialmente la frontiera scrissi al presidente Carter che avevamo l’opportunità di infliggere all’URSS il suo Vietnam. Infatti per almeno 10 anni Mosca ha dovuto portare avanti una guerra insostenibile dal governo, un conflitto che portò alla demoralizzazione e infine al crollo l’impero sovietico.
Neanche si pente di aver sostenuto il fondamentalismo islamico, di aver dato armi e consigli ai futuri terroristi?
Che cos’è più importante per la storia del mondo? I Talebani o il collasso dell’impero sovietico? Qualche musulmano esaltato o la liberazione dell’Europa centrale e la fine della guerra fredda?
Qualche musulmano esaltato? Ma si è detto e ripetuto che oggi il fondamentalismo islamico rappresenta una minaccia mondiale.
Assurdo! Si dice che l’Occidente dovrebbe avere una politica globale rispetto all’Islam. Questo è stupido. Non c’è un Islam globale. Considerate l’Islam in modo razionale e senza demagogia o emotività. È la prima religione nel mondo con un miliardo e mezzo di seguaci. Ma cosa c’è di comune tra il fondamentalismo saudita, il Marocco moderato, il militarismo pakistano, il secolarismo filooccidentale egiziano e quello dell’Asia centrale? Nulla più di ciò che unisce i paesi cristiani.
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