Fare il contrario di quello che dice Travaglio
di SIMONE GARILLI (FSI Mantova)
Dice Marco Travaglio: “I Governi intelligenti le voci critiche e autorevoli come quella di Boeri dovrebbero attirarle e incoraggiarle, non respingerle. Evitare accuratamente di circondarsi di yesman”.
Perché Boeri sarebbe una voce critica autorevole? Per il semplice motivo che ha attaccato sia il governo Conte che il governo Renzi, ciò che, secondo il direttore del Fatto Quotidiano, “lo rende immune da qualunque sospetto di collusione con i partiti”.
Travaglio maschera la propria totale mancanza di cognizione politica con il mantra dei contrappesi (“check and balance”, nel linguaggio dei liberal anglosassoni).
Ciò che non comprende il giornalista giudiziario Marco Travaglio è che, attaccando sia il governo Renzi che il governo Conte, Boeri non ha mostrato alcuna indipendenza, ma al contrario una totale dipendenza dall’Unione Europea e dalla logica economica tuttora dominante che la informa. Attaccando il dl Dignità Boeri ha cercato di delegittimare il riformismo più o meno convincente (ma pur sempre riformismo) del Ministro Di Maio, e attaccando Matteo Renzi ha provato a colpire un populista liberale che per mere ragioni di opportunismo politico stava mettendo in discussione l’impianto del Fiscal Compact.
Boeri è la foglia di fico dietro la quale una classe dirigente italiana liberale fino al midollo cerca di reagire alla sua sostanziale sconfitta politica. Quando parla l’Inps di Boeri sta parlando l’accademia liberale che fa capo alla Bocconi, la burocrazia di Stato ormai irreversibilmente europeista e la Commissione Europea governata da Francia e Germania che su questa classe dirigente di traditori ha costruito il suo successo.
Boeri nasconde dietro numeri e stime, peraltro grossolanamente infondate dal punto di vista scientifico, i suoi obiettivi politici. Perché un simile soggetto dovrebbe essere confermato al vertice dell’istituto di previdenza pubblico, che sta utilizzando come trampolino di lancio per scippare i residui della sinistra a Calenda, Martina e Renzi?
Travaglio non capisce che la classe dirigente liberale degli ultimi quarant’anni non è un avversario verso cui portare rispetto, ma un nemico che ha tradito l’ordine costituzionale tramite una rivoluzione silenziosa. Non capendo tutto ciò, per i comprensibili limiti culturali di un semplice giornalista giuridico, si fa abbindolare dai proclami di imparzialità di un modesto yesmen del potere neoliberale come Tito Boeri.
La tragedia di Travaglio è che ha creduto di essere per davvero l’immagine mediatica che la pubblica opinione gli ha costruito intorno, cioè un intellettuale.
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