Il Portogallo è emerso come la prospera “anti-Germania” d’Europa
di PAUL HOCKENOS (Foreign Policy)
Traduzione a cura di Antonio Gisoldi (FSI Bologna)
La risoluta cancelliera tedesca Angela Merkel non è una che di solito ammette di essersi sbagliata. Ma questo autunno, quando si è trattato della sua fede nell’austerità in Europa, la Merkel, insieme al suo allora ministro delle finanze Wolfgang Schaüble, lo ha fatto – con i fatti, anche se non con le parole.
I tedeschi hanno usato la loro notevole influenza per sostenere l’economista di sinistra Mário Centeno, il ministro delle finanze portoghese, per l’ambito ruolo di capo dell’Eurogruppo, l’influente consiglio direttivo di 19 membri della valuta comune. A gennaio (2018, NdT) Centeno, un “libero pensatore” del Partito Socialista Portoghese formatosi ad Harvard, lascerà il governo di sinistra di Lisbona per succedere al presidente in carica, Jeroen Dijsselbloem (al momento in realtà svolge entrambi gli incarichi, NdT). L’olandese è stato un alleato essenziale della Germania negli ultimi anni, facendo la predica ai dissoluti europei del sud – e inavvertitamente aprendo una divisione litigiosa tra l’Europa del Nord e del Sud che dura fino ad oggi.
Centeno rappresenta un cambio di rotta. Fino ad ora, ha rappresentato un paese dell’Europa del Sud, il Portogallo, che ricevette un salvataggio da 78 miliardi di euro (92 miliardi di dollari) dagli altri stati membri dell’Unione Europea nel corso della crisi dell’euro. Ma, e ciò è anche più degno di nota, Centeno è stato parte di un governo di sinistra con l’appoggio di un partito comunista, che ha poi respinto gli ordini dei suoi creditori del nord e della troika, composta dalla Banca Centrale, la Commissione Europea e il Fondo Monetario Internazionale.
Se l’ascesa di Centeno, con l’aiuto di Berlino, rappresenta un cambiamento nel pensiero economico tedesco resta da vedere. Meno di due anni fa Schaüble, il più feroce falco fiscale dell’eurozona, avvertì il Portogallo che il suo rifiuto di seguire le regole avrebbe affossato la sua economia e l’avrebbe costretto a cercare un altro salvataggio internazionale. Ma, da allora, le caute deviazioni traditrici di Lisbona hanno valso a quest’ultima gli applausi persino dei rigoristi del bilancio – incluso lo stesso Schaüble.
Il Portogallo ha dimostrato che è possibile per un paese in difficoltà sfidare l’austerità imposta dalla Germania nella UE e avere comunque successo. Questo non significa che, solo perché Centeno è stato al servizio di un governo di sinistra portoghese, perseguirà ambizioni di politiche radicali a Bruxelles. Tuttavia, come presidente dell’Eurogruppo, svolgerà i suoi compiti in un organismo la cui importanza è cresciuta immensamente nel corso delle crisi finanziarie e che sarà fondamentale nel guidare i processi di riforma futuri.
L’Eurogruppo fu inizialmente ideato come incontro informale tra i ministri delle finanze per scambiarsi opinioni, ma ora monitora le bozze dei bilanci nazionali e i programmi di salvataggio come parte della sorveglianza economica istituita in seguito alle crisi. Il presidente è una figura chiave negli sviluppi dell’eurozona, anche se l’organismo è stato aspramente criticato come non trasparente e non democratico, in quanto non è soggetto al giudizio parlamentare, né i suoi verbali sono pubblici.
Centeno, così come il governo portoghese presso il quale ha prestato servizio, già simboleggia la possibilità che una nuova, meno tedesca, era ideologica di governance economica sia in vista in Europa. Quello di Lisbona è il primo governo dell’Europa del Sud a uscire dalla palude dell’indebitamento e della stagnazione. La sua economia sta attraversando la sua più veloce espansione in oltre un decennio, e ci si aspetta più crescita il prossimo anno, cosa che ridurrà il deficit di bilancio del paese all’1 per cento del PIL – il più piccolo in 40 anni. La disoccupazione quest’anno (2017, NdT) è scesa al 9.2 per cento dal 17.5 per cento nel 2013, e le esportazioni si stanno risollevando. (Ciò nonostante, il debito pubblico portoghese è ancora il 128 per cento del PIL corrente, segno che non è ancora del tutto fuori pericolo.)
“La nomina di Centeno è rappresentativa di un cambiamento di politica nel funzionamento dell’eurozona,” afferma Gustav Horn, economista presso il think tank tedesco Hans-Böckler-Stiftung. “È un’ammissione che le prescrizioni dell’austerità senza compromessi e la contrazione fiscale non hanno funzionato, cosa che possiamo vedere in Grecia. Tagliare la spesa e tassare in tempi di crisi rende solo le cose peggiori. L’approccio del Portogallo è stato differente: prima si fa partire l’economia, dopo si mette a posto il bilancio. La Merkel ha ora in maniera evidente riconosciuto questa cosa.”
Il ritorno del Portogallo nella famiglia delle economie europee in salute era lontano quando, nel 2010, il paese inciampò nella trappola del debito e nella spirale discendente che ingabbiò anche molti dei suoi pari indebitati dell’Europa del Sud. L’introduzione dell’euro undici anni prima aveva diminuito la competitività di un paese abituato ad alterare il valore della sua valuta al fine di ottenere vantaggi nel commercio. Fornì inoltre al Portogallo un facile accesso ad un credito quasi illimitato – che andò per lo più a beni immobili, progetti edilizi, e prodotti finanziari ad alto rischio. Il PIL crebbe. Ma quando la bolla scoppiò e venne il tempo di pagare il Portogallo andò a gambe all’aria come gli altri, rivelando un’eredità di mala gestione, manipolazioni contabili e sprechi nel settore pubblico.
Per prevenire la bancarotta, il Portogallo firmò per un salvataggio nel 2011. Quest’ultimo venne con le solite indicazioni di tagliare il deficit di bilancio, ridurre salari e pensioni, ridurre la spesa pubblica, e in generale rispettare i vincoli della politica fiscale dell’UE. A quel tempo il governo conservatore del Portogallo doverosamente introdusse aumenti delle tasse e tagli dei salari dei dipendenti pubblici, quattro festività nazionali vennero cancellate, e molti servizi pubblici vennero privatizzati. In due anni, il bilancio del paese per l’istruzione fu tagliato del 23 per cento. Com’era prevedibile, la disoccupazione crebbe mentre l’economia si arenò.
Il risultato fu che nel 2015 arrivò al potere un governo di minoranza del Partito Socialista sotto la guida del veterano socialdemocratico António Costa, con l’assenso in parlamento del Partito Comunista Portoghese, dei Verdi, e dei Marxisti indipendenti – una novità da mozzare il fiato. L’amministrazione Costa entrò in carica dopo aver assistito alla brutta sconfitta di un governo greco (guidato dal partito Syriza, che la pensava in modo simile) che aveva respinto completamente le condizioni della Troika ed aveva poi, sotto pressione, capitolato, di fronte alla scelta amara tra l’insolvenza (e uscendo rovinosamente dall’euro) o l’obbedienza.
Durante la campagna elettorale Costa, al tempo sindaco di Lisbona, parlò vagamente di sfidare il regime di austerità senza minare il quadro della troika – diversamente dalla presa di posizione inflessibile di Syriza. Una volta in carica, il governo di Costa nominò Centeno al ministero delle finanze. Avendo lavorato nella banca centrale portoghese e insegnato all’Università di Lisbona, il 51enne specialista del mercato del lavoro non era stato sotto i riflettori fino a quando Costa non gli aveva chiesto di ideare la piattaforma economica del Partito Socialista per la campagna elettorale del 2015. Nei circoli accademici aveva la reputazione di un progressista a favore della flessibilità del mercato del lavoro. Una volta in carica diede prova di essere una stella: sondaggi del 2017 lo davano come il ministro più popolare del governo, con gli elettori portoghesi che gli davano in maniera evidente il merito di stare rimettendo in piedi l’economia.
A Centeno venne dato mandato di condurre riforme economiche – e, cosa fondamentale, di rilanciare l’economia attraverso il sostegno della domanda. “È completamente sbagliato pensare che un paese come il Portogallo potrebbe diventare più competitivo sulla base di fattori competitivi da Terzo Mondo,” disse Costa al Financial Times nel gennaio del 2016, riferendosi all’intento dettato dalla troika di dare impulso alla produttività attraverso la diminuzione dei salari. Il governo si attenne principalmente alle condizioni fiscali della troika, ribaltando però i tagli a salari e pensioni, fermando la privatizzazione di acqua pubblica e compagnie di trasporti, e ripristinando le festività. Nonostante i rimproveri della troika aumentò il salario minimo e mandò all’aria gli aumenti delle tasse regressive. Venne accresciuta la sicurezza sociale per le famiglie povere.
Nonostante le minacce e le profezie apocalittiche da parte dei funzionari dell’UE le misure ravvivarono la domanda interna e gli investimenti nel 2016. La crescita divenne stabile. Dopo un anno in carica, il governo Costa, con dietro di sé un agglomerato di forze politiche di sinistra, poteva sfoggiare un balzo del 13 per cento negli investimenti delle imprese. “Il Portogallo ha aumentato gli investimenti pubblici, ridotto il deficit, tagliato la disoccupazione e sostenuto la crescita economica,” ha scritto l’editorialista del Guardian Owen Jones in precedenza quest’anno. “Ci era stato detto che questo era impossibile e, francamente, delirante.” A settembre, il Portogallo ha riacquistato lo status di merito creditizio investment-grade (che indica strumenti di investimento, azioni e bond, ritenuti affidabili dagli operatori istituzionali, NdT) dalle agenzie di rating internazionali.
L’incarico di Centeno a guidare l’Eurogruppo si allinea abilmente ora (dicembre 2017, NdT) con l’agenda di riforma del Presidente francese Emmanuel Macron. Macron può molto probabilmente contare su Centeno come alleato per legare più strettamente le economie dell’area euro e per rilanciare la crescita nelle travagliate economie del sud mediante una strategia di investimento. La Grecia rimane una grave preoccupazione per la zona, dal momento che la sua economia non ha risposto positivamente alle riforme dell’era Schaüble. L’organismo certamente discuterà l’allentamento delle misure imposte alla Grecia all’apice della crisi del debito.
Per questa ragione, il quotidiano italiano Il Sole 24 Ore ha commentato: “L’elezione di Centeno può essere vista come un punto di svolta.” Lo proverà tanto più se Centeno, e il suo riformismo anti-austerità, continuerà ad avere il sostegno della Germania – e ciò sarà a sua volta più probabile se la prossima coalizione di governo tedesca includerà i Socialdemocratici, il che sembra sempre più probabile.
Sicuramente nessuno in Germania si sta scusando per aver insistito che i debitori d’Europa indossassero delle camicie di forza. Ma la cosa importante non è se la Merkel fa “mea culpa” pubblicamente. Fare il punto sui risultati del Portogallo ed andarci più piano con i paesi debitori – principalmente la Grecia – sarebbe una compensazione sufficiente.
Paul Hockenos è un giornalista di base a Berlino
Articolo originale: https://foreignpolicy.com/2017/12/18/portugal-has-emerged-as-europes-booming-anti-germany/
NOTA DEL TRADUTTORE: Per inquadrare al meglio la situazione del Portogallo nel 2016-2017, consiglio anche la lettura del seguente articolo di una rubrica del Sole 24 ore http://www.econopoly.ilsole24ore.com/2018/01/18/facciamo-come-il-portogallo/ In particolare si fa notare come la UE bocciò inizialmente il piano di bilancio nazionale del nuovo governo, arrivando a considerare la possibilità di una multa per l’infrazione dei parametri di rientro del debito. Il governo portoghese non rispettò le raccomandazioni della UE (che poi, comunque, non inflisse alcuna multa). Inoltre il Portogallo fu colpito dal rialzo dello spread sui titoli pubblici nel corso del 2016, ma andò comunque avanti con il suo piano di rilancio dell’economia.
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