Riforma dell’Unione Europea: +Europa contro +Europa
di SIMONE GARILLI (FSI Mantova)
Nel processo di riforma dell’Unione Europea, reso necessario dall’ascesa elettorale dei cosiddetti populismi, sono due le posizioni che si contendono la scena: più Europa alla francese e più Europa alla tedesca.
Ad oggi sono completamente assenti, vale a dire non rappresentate, sia la prospettiva meno-europeista (un parziale passo indietro, con allentamento delle regole fiscali o addirittura la messa in discussione dell’euro, ma non del mercato unico), sia la prospettiva sovranista (ritorno alla sovranità nazionale con rilevanza esclusiva dell’ordinamento costituzionale e distruzione conseguente dell’Unione Europea).
Al netto della retorica più solidaristica francese o più rigorista tedesca, le due posizioni dominanti sono molto più vicine di quanto si pensi, quasi si toccano. Cambiano le sfumature, ma né la Francia né la Germania desiderano gli Stati Uniti d’Europa in senso stretto, che dal punto di vista politico equivarrebbero al predominio della Commissione Europea sull’Eliseo e sulla Cancelleria federale. Uno scenario fantascientifico. La Commissione Europea è solo lo specchietto per le allodole dietro il quale Francia e Germania alternativamente lottano o collaborano al fine di governare l’Unione secondo i loro interessi. I vari Juncker e Moscovici contano meno di un deputato di un partito di minoranza del parlamento lettone.
Ciò chiarito, a separare Francia e Germania sono i dettagli, che pure contano. I francesi spingono per una maggiore condivisione dei rischi, perché comprendono che il nuovo corso del progetto imperialista europeo necessita di un velo di democrazia e di una vera e propria egemonia, piuttosto che del brutale dominio commerciale tedesco; i tedeschi non riescono a ragionare in termini egemonici e intendono l’Unione Europea come terra di conquista da ordinare secondo la necessità del loro grande capitale esportatore, al fine di competere a livello globale.
Quindi la loro linea consiste nel rispondere alla confusa protesta populista con ancora più rigore, ancora più disciplina dei mercati e commissariamento della residua sovranità fiscale degli Stati tramite la trasformazione del MES in un organismo semi-indipendente che controlli le leggi finanziarie dei Paesi in stato di insolvenza; insolvenza che sarebbe incentivata dal differenziarsi dei tassi di interesse tra Germania e periferia europea dovuto sia alla fine del Quantitative Easing che all’introduzione di un bail-in sui debiti pubblici (in caso di crisi dei debiti sovrani sarebbero gli investitori privati a pagare la ristrutturazione del debito guidata dal nuovo MES).
Differenze di un certo rilievo, che potrebbero condurre ad un’Europa apparentemente più ragionevole (nel caso prevalessero le posizioni francesi) o più autoritaria (se prevalessero quelle tedesche), ma che in ogni caso confermerebbero il balzo in avanti con cui ancora una volta l’Unione Europea intende rispondere a chi tenta di metterla in discussione.
Paradossalmente, la posizione francese è più pericolosa perché è più razionale e formalmente si presenta come democratica. Appoggiarla, inseguendo la chimera dell’Unione Europea dei popoli, significa collaborare ad un progetto imperialista che dell’Italia vuole fare un’enclave semi-coloniale.
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