La nostra economia non è più la “nostra” economia
di GIANLUCA BALDINI (FSI Pescara)
1. la recessione tecnica non dipende dall’operato dell’attuale governo come sostiene strumentalmente Renzi (il quale si intesta il successo dei 14 trimestri di crescita, anche quelli indipendenti dall’operato del governo);
2. la recessione tecnica non dipende dall’operato dei governi precedenti come sostiene strumentalmente Di Maio (il quale, tra l’altro, solo poche settimane fa parlava stupidamente di un imminente boom);
3. la recessione tecnica dipende anche – ma non solo – dalla guerra dei dazi come sostiene Conte, ma purtroppo non è affatto vero che si tratta di una breve fase transitoria da cui presto ci risolleveremo, anzi… probabilmente è l’inizio di un nuovo profondo ciclo recessivo;
4. in un sistema economico che promuove la deflazione competitiva attraverso la contrazione della spesa pubblica e la pressione verso il basso dei salari (a cui contribuirà anche il reddito di cittadinanza, come vedremo) per stimolare le esportazioni, il mercato interno viene strozzato e quindi le espansioni e le contrazioni dipendono sempre di più dai fattori esogeni;
In altre parole, senza la libertà di esercitare liberamente le politiche monetarie e fiscali adattandole al contesto nazionale, gli unici elementi di stabilizzazione, cioè di rilancio di competitività dell’industria nazionale e quindi di stimolo all’occupazione derivano dalle politiche di crescita export-led, basate cioè sull’incremento delle esportazioni, che consistono essenzialmente nell’abbassare i costi di produzione, a partire da quello del lavoro.
Salari più bassi e spesa pubblica in contrazione producono una depressione della domanda interna, che può solo esacerbare le sofferenze delle attività economiche “non traded”, che danno da mangiare ai 4/5 del paese.
In questo contesto europeo purtroppo è impossibile, perché vietato dai trattati, operare politiche espansive per rilanciare la domanda interna ed affrancarci dai cicli dell’economia internazionale.
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