Un’arte vuota per una cultura vuota
di Luca Mancini (FSI Roma)
Già immagino uno stuolo di critici, o presunti tali, che soltanto leggendo il titolo inorridiscono e leggono l’articolo scuotendo la testa e considerando me, e tutti quelli come me, dei bifolchi ignoranti e volgari che non comprendono la bellezza dell’arte elitaria di cui siamo circondati.
D’altronde, nella mia stupidità, devo aver perso il momento in cui il temine “volgare” è diventato un insulto, perchè ho sempre saputo che etimologicamente il termine latino vulgus significasse “popolare”, evidentemente in alcuni ambienti far parte del rozzo popolo deve essere considerato come orribile. Eppure la maggiore ricchezza artistica di questo Paese è proprio quell’arte diretta al popolo e che oggi sembra essere volgare. Per secoli la Chiesa cattolica ha utilizzato l’arte come strumento di educazione delle masse, cercando di trasmettere a queste ultime attraverso le immagini concetti della dottrina. In questo modo sono stati prodotti buona parte dei capolavori artistici di questo Paese e l’arte ha eccezionalmente adempiuto al suo scopo principale.
Il punto fondamentale è che l’arte, marxianamente parlando, è sovrastruttura, perciò essa riflette inevitabilmente la società che l’ha partorita. Ecco che l’arte dell’età moderna riproduce per lo più i valori cattolici, mentre l’arte del XIX secolo riproduce la società borghese nelle sue varie sfaccettature oppure in URSS si afferma il cosiddetto “realismo sovietico”: tutti generi artistici figli della cultura dominante in quel periodo e in quel contesto. Dunque oggi l’arte dovrebbe riprodurre i valori della cultura liberale, ma poiché il liberalismo non conosce valori, poiché questi non sono mercificabili, ecco che l’arte contemporanea diventa misera, salvo rare eccezioni. È indubbio che il declino dell’arte occidentale sia iniziato dopo la seconda guerra mondiale, quando la capitale artistica per eccellenza divenne New York. In quel momento l’arte avrebbe dovuto valorizzare la cultura e la società americana, ma ciò non è avvenuto. A questo punto credo sia lecito chiedersi: qual è la cultura americana? Gli Stati Uniti sono la patria del liberalismo e poiché questo non produce valori, ma solo beni di consumo, non c’era molto da ritrarre.
Ciò è evidente anche nell’organizzazione delle mostre. A Roma, ad esempio, prendono sempre più piede mostre non incentrate su un artista o su un movimento artistico, bensì su una parola chiave più facilmente spendibile al grande pubblico (love, enjoy, dream rigorosamente in inglese) oppure sulla riproduzione multimediale di grandi dipinti della storia dell’arte sulle pareti, dando così allo spettatore la possibilità di “immergersi nell’arte”. Vi confesso che la prima volta che a Roma fu organizzata una mostra del genere ho provato anch’io ad immergermi, pensando fosse un’esperienza da vivere, ma la verità è che mi sono sentito stupido. La mostra multimediale era incentrata su Caravaggio, ma mentre ero lì che rimiravo le opere del Merisi tutt’intorno a me, ho pensato fosse una stupidaggine perchè, a due passi da lì, avevo gli originali di molti di quei dipinti, per di più gratis. Tuttavia l’elemento più assurdo di queste mostre è che è venuto meno proprio quello che era lo scopo principale di una mostra, ossia l’educazione, l’arricchimento culturale. Queste mostre non sono fatte per educare, ma per intrattenere il pubblico. Ed ecco che quello che è il divieto principale in un luogo dove sono esposte opere dal valore inestimabile, lì diventa quasi un obbligo, ossia fotografare e, soprattutto, fotografarsi. Perchè l’importante non è uscire da lì più ricchi di cultura, bensì ricchi di foto da postare sui social.
In questo modo l’arte è venuta meno al suo scopo principale che è quello di educare le masse, non di istupidirle. Ma d’altronde cosa aspettarsi da una società come la nostra che non ha nessun valore da offrire? Il vuoto liberalismo genera un’arte vuota.
Verga scrisse: “Non maledite l’arte ch’è la manifestazione dei vostri gusti. I greci innamorati ci lasciarono la statua di Venere; noi lasceremo il cancan litografato sugli scatolini da fiammiferi”.
Dunque se l’arte volgare ha prodotto Caravaggio lasciateci essere volgari e innamorati come gli antichi Greci.
Viva la Repubblica Sovrana!
Esatto, l’arte non è solo riflesso della società, ma è anche un elemento attivo che plasma la società e l’arte contemporanea insegna che non ci sono valori a parte quello monetario, infatti la “grandezza” di una cosiddetta opera attuale dipende unicamente dal prezzo con cui è stata venduta. Per il liberalismo l’arte è arte quanto più è merce.