Le figure del tempo in ‘C’era una volta in America’
di JACOPO D’ALESSIO (FSI Verbania)
La struttura temporale di “Once upon a time in America” si divide in due linee principali, l’una ciclica e l’altra diacronica.
La prima, ciclica, comincia con la scena iniziale del film, durante gli anni ’30, quando Noodle si droga nel teatro cinese con l’intento di riprendersi dallo shoc che ha appena subito innanzi alla morte dei suoi amici più cari. E si conclude esattamente con la stessa scena, quando però, subito dopo essersi drogato, Noodle esce di nascosto dal locale cinese fuggendo dai sicari che sono stati pagati dal suo amico Maximilian per assassinarlo. L’altra linea del tempo, invece, dispiegata nel passaggio dagli anni’20 ai ’30, e infine ai ’60, ricostruisce i momenti biografici dei protagonisti nella loro successione temporale. Il percorso circolare della vicenda, quindi, racconta l’ineluttabilità del destino cui è condannato Noodle (Robert De Niro), mentre la progressione degli eventi si tramuta nel cattivo infinito che si incarna negli amici-rivali Maximilan (James Wood) e Deborah (Elizabeth McGovern).
I noodles sono un tipo di pasta che rimanda al carattere semplice ma genuino di David Aaronson, soprannominato Noodle. Questo personaggio lotta con il cuore e viene animato dai valori della pre-modernità come la lealtà verso il suo gruppo di appartenenza e il coraggio. Così, mentre la vita di Maximilian e Deborah scorre e a muta di continuo, Noodle, esattamente al contrario, ne rimane più spesso al di fuori: passa da solo molti anni in carcere, dopo aver vendicato il suo giovanissimo amico Dominic e alla fine cercherà di nascondersi nella città di Baffalo senza lasciare tracce. I fatti significativi della sua esistenza sono circoscritti agli anni ’30 i quali, come abbiamo visto, disegnano un cerchio da dove non sarà più in grado di uscire.
Noodle sa che la modernità, con la fine del Proibizionismo e il passaggio dalla piccola banda di quartiere al grande crimine organizzato, porterà molto più denaro di prima ma anche la distruzione dei valori in cui crede. Per questo motivo si contrappone ogni volta ai progetti ambiziosi di Maximilian nel tentativo nostalgico di congelare l’innocenza del passato in una condizione permanente. Viceversa, Maximilian e Deborah inseguono in maniera ossessiva il successo e pertanto sono disposti a sacrificare tutto ciò a cui tengono nel presente (compresi gli affetti) pur di perseguire i loro obiettivi nel futuro.
C’è una soluzione migliore fra le due? Probabilmente no.
Negli anni ’60 Maximilian è diventato il senatore Bailey grazie alla fortuna che ha accumulato per mezzo dei traffici illegali e il milione di dollari rubato 30 prima ai suoi amici. Eppure, giunto all’apice del potere, sarà costretto a suicidarsi non essendogli rimasto più un complice fedele al quale poter chiedere aiuto. Deborah, d’altra parte, non si è mai sposata e ha dovuto rinunciare alla sua umanità per diventare un’attrice famosa.
A quanto pare, sembra che il regista simpatizzi di più per l’ideologia conservatrice e anti-moderna di Noodle ma solo fino ad un certo punto. Noodle infatti, durante gli anni ’30, ha violentato Deborah proprio perché è rimasto un personaggio inetto che non è in grado di comprendere i desideri della donna, così come di trovare lui stesso una valida alternativa alla sua impasse. L’impresa disperata di possederla appare perciò come una frattura radicale tra l’immobilità del suo punto di vista soggettivo e la realtà esterna che continua a mutare a prescindere.
In questo modo le linee temporali disegnano, per un verso, la parabola della borghesia come emerge dopo la Rivoluzione Francese del 1789, la quale farà propria una visione del mondo scandita da un progresso meccanicistico e senza limiti, ereditato in seguito dalla sinistra liberale; mentre, per un altro, racconta la nostalgia regressiva, in quanto priva di possibilità, che descrive l’eterno presente della destra storica. Se Maximilian e Deborah rincorrono inutilmente il tempo e falliscono, Noodle, viceversa, rimane paralizzato e ne viene completamente escluso. Di conseguenza, tutti e tre i protagonisti restano oggetti piuttosto che diventare soggetti del tempo.
L’unica finestra che permette di scorgere un Altrove si apre con l’evento epifanico del sorriso durante la famosa scena conclusiva quando, sotto l’effetto delle droghe, Noodle forse riesce ad acquistare per un attimo l’auto-consapevolezza della propria condizione ‘reificata’ (oggettificata). Si tratta di un effetto straniante che permette di dubitare dello ‘status quo’ apparentemente immodificabile.
A comparire infine, dunque, è solo il segnale di una prospettiva che, sì, è diversa dalle altre due presenti nel film, ma che ancora non è riuscita a pervenire ad una propria esistenza.
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