Il popolo, ai tempi dell’UE, non esiste
di PIERLUIGI BIANCO (FSI Lecce)
In un clima di diffusa spoliticizzazione, di apatia, se non proprio di anti-patia per la politica, imposto con la forza bruta dell’idiozia economicista e liberale è ancora possibile rilanciare la politica come progetto? Perché è così difficile proporre un soggetto politico che non si appiattisca solo sulle questioni economiche ma si faccia carico di quel compito che la politica ha sempre avuto e cioè di dare forma alla società?
Il declino della politica è collegato alla radicale trasformazione della rappresentazione del soggetto della politica: il popolo.
In generale la volontà popolare non è una volontà chiara e cosciente in gran parte dei componenti del popolo, ed essa può subire alterazioni, per non parlare dei mezzi preventivi di influenzamento e di violentamento psicologico, attraverso la stampa e gli altri strumenti manipolativi della pubblica opinione a guida intellettuale.
La democrazia, cioè la sovranità del popolo, sarà più o meno effettiva a seconda che il popolo sarà più o meno in grado di avere e di formulare una propria volontà libera e cosciente e di controllarne l’adempimento, ciò dipenderà dalle condizioni economiche sociali e culturali della popolazione e dal grado di libertà di cui essa effettivamente godrà; a seconda che questa volontà diventerà effettivamente volontà dello Stato, vale poi a dire indirizzo politico e norma giuridica; a seconda infine che gli organi e i mezzi di applicazione di questa volontà vi si conformeranno effettivamente.
È evidente che una democrazia ideale non è mai esistita, perché nell’uso delle varie tecniche di formazione, espressione, trasmissione e applicazione della volontà popolare si formano presso questo o quell’organo, legittimo o meno, delle concentrazioni eccessive di potere che alterano il funzionamento ideale della democrazia, secondo cui ogni cittadino dovrebbe essere al tempo stesso e in eguale misura governante e governato, cioè partecipare al potere sovrano in condizioni di uguaglianza con ogni altro cittadino ed egualmente come ogni altro essere tenuto a ubbidire al potere sovrano.
Proprio per rimediare a queste anomalie la Costituzione ha inteso escludere ogni forma di democrazia apparente, con eventuali cristallizzazioni del potere in gruppi ed in élites; ed esigeva una continua, effettiva rispondenza dei risultati di simili procedure alla reale volontà del popolo. L’art. 49 è nato in diretto collegamento con l’art. 1, e il compito che esso riserva ai partiti, quello di concorrere a determinare la politica nazionale, è il compito che spetta per eccellenza al potere sovrano, e quindi al popolo nell’esercizio della sua sovranità.
Ma tutto ciò è reso impossibile proprio dalla propaganda incessante delle élite nelle cui mani è stato permesso si concentrasse nuovamente il potere.
Bisogna rompere questo circolo vizioso… e non è certo l'”Europa” il luogo dove può essere rotto.
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