Discorso di Conte al Senato
di SAVERIO SQUILLACI (FSI Reggio Calabria)
Se non sapessi chi è Conte e da quale movimento politico proviene non faticherei, dopo il suo discorso di oggi (20/08/2019), a collocarlo nel PD o in +Europa per i concetti politici ed economici che ha espresso.
Lasciando da parte il duro attacco a Salvini, utile per alimentare i sentimenti da tifoso dell’elettorato italiano, e l’accostamento del sovranismo alla monarchia, con riferimento al grande Federico II di Svevia, mi preme mettere in luce alcuni punti ben più significativi.
Conte parla di competitività sul mercato globale da ottenere attraendo investimenti nel nostro Paese in perfetta armonia con l’ideologia liberale. Non si spiega però come un investimento estero possa farci competere all’estero dato che, per l’appunto, i profitti andrebbero nelle tasche degli investitori.
Conte parla di ecologia e di sostenibilità ma non riesco a spiegarmi come ci possa essere sviluppo sostenibile se si continua a perseverare in un sistema basato sulle esportazioni selvagge e sugli scambi intercontinentali.
Non si capisce come Conte voglia frenare la copiosa fuga di giovani e di cervelli se non protegge i nostri lavoratori dalla competizione globale che dichiara di voler cavalcare.
Conte parla dello Stato sovrano come entità chiusa e ripiegata su se stessa, dichiarando apertamente di essere favorevole ad una maggiore integrazione Europea e dunque, se due più due fa quattro, ad un minor peso della popolazione italiana nelle scelte in merito al proprio destino.
Conte parla di investimenti nelle zone arretrate del Paese ma non spiega come si possa essere competitivi (se è questo il nostro obiettivo) investendo in luoghi in cui la mancanza di infrastrutture e la posizione geografica rispetto alle tratte commerciali più battute, renderebbe inefficiente l’investimento e dunque tutt’altro che competitivo!
In ultimo, Conte parla degli assetti politici mondiali, indicando Cina, India e Russia come possibili partner commerciali ma ribadisce con forza che l’appartenenza al patto Atlantico non è messa in discussione. Non si capisce dunque in che modo possa non essere complice del sistematico sfruttamento di molti popoli africani e mediorientali, stretti nella morsa della NATO e del Fondo Monetario Internazionale che non fanno altro che produrre emigrazioni, fame, miseria e guerre, in barba ai dettami costituzionali che impongono il non intervento militare se non per autodifesa e il rispetto totale degli altri Stati autonomamente autodeterminatisi.
Dietro lo stile sobrio e dignitoso di quest’uomo dovrebbe essere, non dico facile, ma almeno possibile per ognuno di noi, leggere il perfetto allineamento con le politiche globaliste e la sistematica demolizione dello Stato italiano, confermata dal favore espresso nei confronti delle autonomie regionali e della conseguente diversificazione del territorio nazionale in tanti appetibili pezzi di mercato, facilmente acquistabili dal capitale mondiale.
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