La mia adesione al Fronte Sovranista Italiano (parte II)
di L’ÉTRANGER
Salvini deve solo aspettare il suo turno in sala banchetti, dopo che il team di camerieri della fazione del PUL rappresentata dal PD e dagli automi del 5S avrà servito un altro po’ di austerità tiepida (d’intensità molto minore rispetto a quella di Monti, si badi) per stabilizzare il rapporto debito/PIL, un po’ di svendite di patrimonio pubblico e la devastazione finale di quello che rimane di pensioni e sanità, oltre, naturalmente, all’ingresso – questa volta più cauto – di centinaia a centinaia di migliaia di schiavi ogni anno per deflazionare ulteriormente i costi (cioè i salari) della forza lavoro poco qualificata. I fornitori di frutta e verdura della GDO francese devono ripristinare dei margini sostenibili sulle spalle di immigrati e italiani non qualificati.
Salvini andrà al governo dopo che la fazione PD-M5S avrà eletto un nuovo governatore coloniale della Repubblica (formalmente denominato “Presidente della Repubblica”), una personalità “di garanzia” per gli attori interni ed esterni (un nuovo Mattarella o un Napolitano) che gli possa tenere forte e fermo il guinzaglio quando andrà al governo, in caso di colpi di testa che si addicono più a un commensale che ad un cameriere. Magari Mario Draghi, dopo qualche anno di meritato riposo, (e sempre che la risicata maggioranza di 169 senatori, inclusi i senatori a vita, non lo costringa ad intervenire prima per poter allargare la maggioranza ai camerieri di Forza Italia) sarà chiamato a ricoprire tale ruolo con l’appoggio dei camerieri della fazione PD-M5S-FI.
Salvini andrà al governo – nel ruolo di cameriere, non in quello di commensale che desidererebbe lui – con una maggioranza di voti schiacciante (meglio se con Forza Italia, forse nella versione opportunamente riverniciata e ridenominata da Toti, in posizione determinante) e farà la flat tax e la sburocratizzazione (leggi: persecuzione dei dipendenti amministrativi della P.A. vincitori, ricordiamolo, di un concorso pubblico) e forse (se non l’avrà già fatta Conte) anche un’autonomia che serva a deflazionare a sangue il Sud – modello Grecia – in modo da ripristinarne più rapidamente e drasticamente – secondo la visione del mondo dei cotonieri – la “competitività”: condizioni di sfruttamento che consentano un saggio di profitto adeguato all’investitore privato che ivi installi attività produttive.
Ma il patriota costituzionale potrà essere soddisfatto da quello che offrirà Salvini (variante thatcheriana, con una spruzzata di NO€ e securitarismo, del PUL)? Naturalmente no. Personalmente, sogno il ripristino della democrazia sostanziale delineata dalla nostra Costituzione formale (opportunamente decontaminata da oscenità come il pareggio di bilancio), e stravolta in senso materiale dai tempi di Mani Pulite e di Maastricht; i tempi in cui i cotonieri rialzarono la testa e si liberarono – con l’ausilio di alleati esterni che hanno il controllo militare sull’Italia – dei vecchi partiti: quei partiti della Prima Repubblica che, con tutti i loro difetti, avevano fatto sviluppare e crescere il paese e avevano la “colpa” di aver assicurato un po’ di benessere a tutti e un costante progresso sociale, comprimendo però le potenzialità parassitarie della rendita cotoniera e straniera.
Il nemico di chi vuole il ripristino della democrazia sostanziale delineata dalla nostra Costituzione non è Salvini in quanto tale, naturalmente. Non è la (in realtà inesistente) “sinistra”, anche perché la dicotomia destra/sinistra, con la perdita pressoché totale della sovranità dello Stato nazionale in politica economica, non è nient’altro che una “protesi di manipolazione sportivoidentitaria” (Costanzo Preve) utilizzata in modo ossessivo dal circo mediatico per ingabbiarci la mente e gestirci meglio tramite la divisione in tifoserie.
Il nemico non è un (ancora una volta inesistente) “fascismo” o un (ancor più inesistente) “comunismo”. Il nostro nemico – quello dei patrioti costituzionali che si sentono a me accomunati nei valori – è il liberalismo totalitario, sovrastruttura del dominio incontrastato dei cotonieri nazionali in Italia e dei predatori globali in giro per il mondo (inclusa l’Italia). Quel poco di benessere sociale che residua alle classi medie in Italia – dopo l’ultimo devastante decennio – è in grave pericolo. L’unica via è il ripristino del nucleo sostanziale di valori della Costituzione del 1948 e il rovesciamento dell’attuale costituzione materiale: quella che ha istituzionalizzato il vincolo esterno come paravento per continuare a ridurre o distruggere diritti ai più e proteggere gli interessi (o, meglio, le rendite di posizione) dei suddetti cotonieri.
Questo è inoltre, alla lunga, un gioco a somma negativa per il paese (così come accade, immancabilmente, ovunque vi sia una classe compradora locale che si coalizza con i predatori globali e permette a questi ultimi di spolpare il paese per mantenere le proprie rendite); tutto il contrario, cioè, dell’accrescimento delle potenzialità tecnologiche e competitive di un paese e – il che va di pari passo – dell’inclusione economica e sociale di una sempre più larga platea di cittadini. Occorre pertanto, alla luce di tutto quello che abbiamo visto e stiamo vedendo, favorire la crescita e l’affermazione di un soggetto politico che sia genuinamente portatore del socialismo (o del cristianesimo sociale e comunitario, come quello di Dossetti, La Pira e Moro, se si preferisce) di matrice costituzionale.
Non sarà facile e ci vorranno anni. Forse decenni. È inutile farsi illusioni al riguardo ma, allo stesso tempo, sarebbe maggiormente illusorio pensare di “scalare” (o “cambiare dall’interno”) partiti che sono marci alle radici – intrinsecamente liberisti – e irriformabili perché la chiave del loro controllo è saldamente nelle mani dei Giorgetti e dei Mentana che ai Giorgetti danno e tolgono la parola a piacimento nel circo mediatico della manipolazione di massa, come e quando vogliono. Bisognerà prepararsi a fare a meno dei camerieri dei partiti mainstream e, soprattutto, dei camerieri del circo mediatico mainstream.
La strada è lunga, senza scorciatoie e piena di trappole. Eppure è percorribile. I segnali di crescente insofferenza delle élite globaliste nei confronti di internet (originariamente concepito come ulteriore dispositivo di controllo, a raddoppiare il circo mediatico televisivo e giornalistico), la voglia di censura, ci segnalano che qualcosa scricchiola, che le contraddizioni interne allo stesso sistema, sia al livello globale che locale, aprono spazi che bisognerà però aspettare pazientemente e sfruttare con margini di errore risicatissimi.
Per questo motivo, la questione organizzativa e della qualità, umiltà, disciplina e volontà dei militanti è essenziale; non solo per concepire ma anche per eseguire le mosse giuste al momento giusto. La politica non è solo comunicazione su Twitter o su altri social network. I chiacchieroni egotici possono di certo essere utili, ma non sono sufficienti. A volte possono divenire persino dannosi. Un partito vincente richiede una solida organizzazione che assicuri libertà di discussione prima della decisione ma, allo stesso tempo, tempestività di decisione, unità di azione e rapidità di esecuzione. In breve: qualità, rispetto per il contributo di tutti e disciplina.
Occorre dimostrare di essere utili all’organizzazione quando serve. Occorrono organizzazioni che dimostrino di poter esistere (online e offline) tramite il duro lavoro dei propri militanti, senza richiami nostalgici ad esauste forme o mitologie del passato. Per questi motivi, nel quadro sconfortante che osserviamo e all’interno del quale ci muoviamo, io ho scelto il FSI e spero che chiunque sia affezionato ai valori della Costituzione italiana del ‘48 possa fare altrettanto: aderire ad un’organizzazione, al di fuori del Partito Unico Liberale (inclusi sedicenti “sovranisti” ad annate alterne), e dare il proprio contributo all’esistenza e alla crescita della stessa, affinché un giorno possiamo combattere fianco a fianco, in un modo o nell’altro, per la nostra Costituzione e per la liberazione della terra dei nostri umili ma laboriosi avi.
Se siete arrivati fin qui, grazie per il vostro tempo e la vostra attenzione.
Ci libereremo!
[fine]
Qui la prima parte dell’articolo
Vorrei partecipare in modo attivo al lavoro di partito per portare anche la mia esperienza maturata dal 73 a oggi
Aspetto risposta.
Caro Concezio Riccardo,
mi sembra che tu viva all’estero e che quindi tu possa apportare un contributo particolare.
Intanto potresti collaborare con la redazione di Appello al Popolo e proporre articoli da tradurre e tradurli. Poi, nel 2023 dovremo candidarci anche nelle circoscrizioni estere, quindi potrai darci ben altri tipi di contributi.
Quanto alla tua esperienza maturata dal 73 a oggi, essa è certamente relativa o alla gestione (di una sezione di un settore di un organo) di un partito già esistente e creato da altri e in altri tempi o comunque a un’attività di militanza svolta dentro un partito esistente e grande o sufficientemente grande, costruito da altri in altri tempi. Noi invece stiamo lentamente costruendo il partito e non esiste qualche italiano che abbia esperienze da poter mettere a nostra disposizione (salvo pochi che costituirono la lega o pochissimi che parteciparono alle decisioni strategiche relative alla costituzione del m5s). La nostra esperienza ci dice che è molto meglio che il nuovo militante si metta umilmente a disposizione per imparare ciò che noi siamo andati apprendendo dall’esperienza di costruzione del partito (per poi oviamente dare il suo contributo, come tutti), anziché voler apportare pregresse esperienze di militanza che non erano relative alla costruzione di un partito e delle quali, anzi, spesso ci si deve liberare, per capire fino in fondo che si tratta di perseguire un altro obiettivo e quindi di seguire un diverso itinerario..