L’Unione Europea è democratica? Risponde Barbero
di SIMONE GARILLI (FSI Mantova)
Nuova puntata del “dialogo” tra il giornalista liberal e Alessandro Barbero, a cui aggiungo alcune considerazioni personali.
Il tema è lo scetticismo verso l’Unione Europea. Il giornalista malcela la sua adesione all'”Europa democratica”, mentre Barbero parla senza remore di un’Europa NON democratica e lo fa a ragion veduta, distinguendo storicamente due categorie oggi troppo spesso confuse.
Prima il liberalismo, che sancisce nuovamente nella storia europea il principio secondo cui il Governo (il Re fino all’Ottocento) non possa decidere senza l’approvazione di un Parlamento, che rappresenta il Paese e che può sfiduciarlo (e se il Re forza la mano di solito finisce senza testa, dalla Rivoluzione inglese a quella francese).
Ma attenzione: chi rappresenta il Parlamento liberale? Non il Popolo in senso lato, ma due classi ben precise: i proprietari terrieri, via via meno influenti, e la nascente borghesia, dai capitalisti ai professionisti. In poche parole: i benestanti e i benpensanti.
Certo, una rivoluzione che riporta in Europa un principio già conosciuto (Barbero ricorda che esisteva questo vincolo parlamentare anche nel basso Medioevo), ma una rivoluzione incompleta, se vista con gli occhi di un democratico.
E infatti la democrazia NON è il liberalismo.
La democrazia, ridotta alla sua dimensione istituzionale, è il suffragio universale (tutti votano), e quindi la rappresentanza del Popolo intero nel Parlamento. È un elemento di novità decisivo e storicamente senza precedenti: le masse entrano nella storia, anche se non “in massa”, ma attraverso dei rappresentanti popolari. E questo comporta un salto di qualità nell’attività parlamentare e nei vincoli costituzionali all’azione del governo (che non è più il Re, ma un Consiglio di Ministri o, dove va peggio, un Capo di Stato).
Ecco il salto di qualità: laddove c’erano precise e circoscritte libertà disegnate su misura per la borghesia (espressione, stampa, parola, proprietà privata) si aggiungono nuove libertà popolari (diritto al lavoro, diritto all’istruzione, diritto alla salute e quindi dovere dello Stato di perseguire questi diritti con i mezzi necessari, compresa la limitazione della logica privata di mercato e della stessa proprietà privata, nei casi eccezionali ma decisivi in cui la gestione del bene o servizio è di interesse strettamente collettivo).
Ebbene, dice Barbero: se il liberalismo, che pure non è la democrazia, è una forza che storicamente ha reso possibile la democrazia, è evidente che l’Unione Europea non è democratica, perché manca persino la base liberale di un vincolo parlamentare all’azione del governo.
Detto con Barbero: “il Parlamento Europeo non conta niente”.
Può sfiduciare il governo europeo? No.
Ora, qui i più attenti direbbero che formalmente quel potere esiste, e si chiama mozione di censura, ma sbaglierebbero ampiamente bersaglio: il governo europeo NON è la Commissione Europea, bensì il Consiglio Europeo, che riunisce i Capi di Stato e di Governo. Questi ultimi sono i detentori di un potere decisionale che è tornato a briglia sciolta, protetto dalla minaccia del vincolo popolare proprio dalle istituzioni europee formali ed informali: queste ultime in particolare, vale a dire i mercati e la Bce che li governa, puniscono i governi troppo attenti alle richieste parlamentari e premiano quelli ligi alle richieste dei due Stati in ultima istanza dominanti, Francia e Germania, che per mezzo di un Consiglio Europeo a cui è riservata l’applicazione di Trattati neoliberali di fatto immodificabili (servirebbe l’unanimità per cambiarli), governano l’Unione.
Sfido chiunque a dimostrarmi con un ragionamento uguale e contrario che l’Unione Europea è democratica (per un approfondimento tecnico si rinvia a questo articolo, in cui si spiega perché il Parlamento Europeo è il “guardiano dei Trattati”: https://appelloalpopolo.it/?p=10562).
Il video dell’intervista è visibile qua sotto, lo spezzone in questione comincia al minuto 37,30.
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