L'Uno il Due il Tre l'Infinito e lo Zero
di Tino Di Cicco
L’UNO è il numero delle grandi religioni monoteiste; è il Bene. Più ci si allontana dall’Uno, dicevano, più ci avvicina al molteplice, al male.
Il DUE è la tragedia : lo scontro senza mediazione tra il divino e l’umano.
Il Due è l’alternativa – sconfitta- alla teodicea del monoteismo : quella tentata dai manichei, dagli gnostici e dai catari.
Il Due è la coppia sterile : pura contraddizione senza futuro.
Ma tra l’irriducibilità del Due della tragedia, e la reductio ad unum dei grandi monoteismi, chi è più “vero”?
Dal Due tragico la Grecia si liberò piano piano con la dia-lettica; quella che nasce da due-logos che si scontrano in amicizia per “provocare” la “verità”. Quella che poi farà strada piano piano fino ad Hegel, per guadagnare, dicono, lo “Spirito Assoluto”.
Il TRE è il numero della trinità. Qualcuno nel cristianesimo intuì che l’Uno era troppo statico, troppo immobile; non era cioè in grado di “giustificare” né il tempo, né il mondo. Allora escogitò una “dialettica”diversa da quella dei filosofi; e generò il circolo dialettico trinitario.
Ma se l’Uno è l’Ab-soluto perché è sciolto,distaccato dal mondo; perché è separato dalle nostre voglie, poi se è costretto a tornare in contatto con noi tramite il Figlio, è ancora possibile chiamarlo Ab-soluto ?
Se l’Uno si è fatto trino proprio per noi, è ancora “spirito” o si è già “materializzato” per soddisfare i nostri bisogni e per contenere le nostre paure?
Tutti questi numeri nel passato sono stati riferimenti simbolici per capire la realtà, ma adesso il numero che meglio rappresenta la modernità è l’infinito. Perché adesso il limite “ideale” è stato cancellato, e tutte le infinite voglie dell’uomo premono per entrare nell’ex-sistenza. Adesso più sono illimitati i nostri capricci, più siamo titolati ad esibire la carta di credito della post-modernità.
Ma il numero che fa veramente di un pensiero il pensiero, è lo ZERO. E l’Occidente ha dovuto importarlo dall’Asia tramite gli arabi. Noi lo abbiamo sempre evitato, perché abbiamo da sempre un “sacro” horror vacui; temiamo il vuoto, perché temiamo la morte, perché non abbiamo fede.
Guardiamo l’ex-sistente dal punto di vista degli enti, non da quello del nulla che li fa ex-sistere. Guardiamo il vuoto dal punto di vista del pieno.
Lo zero è il numero in cui tutti numeri naufragano; è il mondo prima che dio diventasse l’UNO.
L’Occidente invece ha avuto “fede” solo nelle cose; anche quando le chiamava “Spirito”, perciò continua a chiamare ancora oggi “nichilisti” gli onesti visionari del nulla.
In Occidente forse solo la mistica è riuscita talvolta ad abbattere il diaframma “materiale” costituito dall’Uno, per raggiungere il nulla, lo zero di tutti numeri.
Ma ancora oggi l’Occidente chiede fiducia per i mercati, anziché per il reale trascendente. Non abbiamo cuore per quello-che-non-c’è, ma solo per i vantaggi toccabili con mano. E’ il realismo dei nani.
Sappiamo vedere solo con gli occhi, per questo siamo così depressi se il PIL non si adegua ai nostri desideri.
Eppure un giorno torneremo anche noi a guardare il visibile con gli occhi dell’invisibile, torneremo a dire il dicibile attraverso l’indicibile, capiremo che “la trama nascosta è più forte di quella manifesta”.
E allora non avremo più paura dello zero, non avremo più paura del nulla.
Il mondo digitale oscilla tra zero ed uno. Il dualismo booleano è ciò che ci permette di sminuzzare l'infinito (sinonimo di esagerato, per noi umani) mondo informatico (web, musica, video etc.) in una coesa stringa di informazioni minime che replicano l'esistente immensità.
Nel nome della semplicità i files vengono compressi (Fraunhofer docet) e i dettagli trascurati. Quei dettagli che ci rivelano l'infinito (sinonimo di esagerazione, anche in senso mistico) e che, nel nome del dualismo economico o dell'economia duale, ci vengono sottratti.
O zero o uno, niente sfumature.
A quando lo zero e basta?
Interessante articolo, quantomeno perché riannoda il filo del discorso sulla contemporaneità alla metafisica, e dunque alle grandi visioni della vita e del mondo.
Direi, a ben vedere, che il termine "nulla" produce alcuni equivoci di comprensione. L'Occidente oscilla da sempre tra Uno e Due, ma necessariamente tra Uno e Zero (come Nulla). il vuoto a cui allude giustamente l'autore dell'articolo risulta più utile per spiegare la dinamica processuale della Realtà. Proprio la Trinità – ma intesa nei termini cosmoteandrici proposti da Raimon Panikkar – ci offre un altro modo di vedere le cose e di sentirle. Consiglio vivamente la lettura di almeno due libri del grande teologo e filosofo morto pochi anni fa: "La pienezza dell'uomo. Una cristofania" (Jaka Book) e "Il silenzio del Buddha" (Mondadori). Per superare il nichilismo del nostro tempo serve una logica a-duale, che armonizzi gli opposti senza negare il negativo. Sembrano eserci verbali fumosi, sono invece l'unica strada per una rivoluzione culturale e spirituale senza cui ogni pretesa di cambiare il mondo è destinata a sfociare in nuova violenza. Cari saluti, Paolo B.