Senza scoraggiarsi mai
di MARCO TROMBINO (FSI-Riconquistare l’Italia Genova)
L’osservazione che sto per fare ha il limite di essere empirica, ma siccome mi è capitato più volte di parlare con cittadini del Fronte Sovranista Italiano comincio ad avere a disposizione un campione, non so quanto rappresentativo, di pubblico per misurare la reazione di chi viene a conoscenza del FSI. La principale obiezione che mi sento sollevare non riguarda i contenuti del programma del partito; anzi, mi sembra che la maggior parte delle persone ne condivida il contenuto, in particolare sul tema del lavoro. Le riserve che molto spesso vengono espresse sono di un altro tenore e vertono principalmente su tre punti: 1) “ci sono già un mucchio di partiti, perché dovrei fidarmi proprio di voi”, 2) “tutte le volte che un partito sale al potere i bei propositi vengono messi da parte e si torna sempre alle politiche antisociali” e 3) “la sovranità è un’utopia, i poteri forti sono troppo forti e non li potremo mai sconfiggere”.
I tre argomenti vanno trattati in maniera distinta.
1) “Troppi partiti”: è un problema che non ha soluzione; l’alternativa alla numerosità dei partiti non esiste, non possiamo sopprimerli e, in fondo, l’art. 49 della nostra Costituzione prevede il partito come mezzo di partecipazione popolare alla democrazia, quindi non è errato in sé che ve ne siano. Al limite, si può far notare come la maggioranza dei partiti esistenti oggi accettino, o si facciano promotori, di politiche economiche neoliberiste: va sottolineato al pubblico come votare un partito di destra o uno di sinistra che promuovono come ricette “attirare investitori stranieri” o “rendere flessibile il lavoro” sia la stessa identica cosa e sia esercizio di pura e semplice tifoseria calcistica, che non cambia niente nelle nostre vite. Per questo ho sempre insistito, fino alla noia, a rimarcare la storia delle leggi sul lavoro, perché non c’è niente di meglio di dimostrare, dati concreti alla mano, che “destra” e “sinistra” hanno ottenuto gli stessi identici risultati negli ultimi 25 anni: lavoro precario, diminuzione del potere d’acquisto dei salari, disintegrazione dei diritti previdenziali. A quel punto, escludendo tutti i liberisti/europeisti, si scoprirà che in Italia di partiti ce ne sono davvero pochi e quasi tutti di stampo ideologico (neocomunisti o neofascisti), il cui scopo è quello di concretizzare, o meglio far finta di concretizzare, vecchie ideologie superate dei secoli scorsi come forma di nostalgismo fine a sé stessa; tolti anche questi, il rasoio di Occam ci lascia solo il FSI o pochi altri.
2) “Bei propositi disattesi”: anche su questo è molto difficile contestare. Più che altro, la buona fede è indimostrabile a priori. Nell’ambito italiano, il recentissimo caso del M5S, che era partito con meravigliosi propositi (“la democrazia partecipata”, “non ci alleiamo con nessuno”, “mai con i mafiosi”, “apriremo il parlamento come una scatoletta”) e poi è finito – letteralmente – ad allearsi a destra e a manca per ottenere risultati minimi e disattendere interi pilastri del proprio programma (TAP, TAV, democrazia diretta), ha in effetti gettato nello sconforto e nello scetticismo fasce ampie dell’elettorato, che adesso non si fidano più di nessuno. Le responsabilità dei grillini a riguardo sono enormi. Solo attraverso una disciplina che spinga l’attivista a mantenere sempre fede ai principi dichiarati si può sperare che un soggetto politico non vada mai a deviare rispetto al programma inizialmente enunciato.
3) “La sovranità è utopia”: qui la responsabilità è interamente del cittadino scettico, anche perché fino a prima della globalizzazione l’Italia possedeva un certo grado di sovranità e ripristinarlo non corrisponderebbe alla realizzazione di un sogno chimerico, ma all’affermazione di una realtà che è effettivamente esistita. Al limite, la dimostrazione in questo caso può essere formulata per assurdo: da quando l’Italia ha rinunciato alla propria sovranità e allo stato sociale, è forse migliorata? La verità è che ci scontriamo con una mentalità generale disabituata a credere a qualsiasi cosa, quindi anche ad un ideale politico piuttosto semplice come il costituzionalismo. La globalizzazione ha instillato nel pubblico l’idea che il sistema liberista sia troppo elefantiaco, troppo capillare, troppo efficace per essere distrutto. In realtà, nulla di ciò che fa l’uomo è indistruttibile e questa regola vale anche per la globalizzazione. Ma, appunto, in questo occorre crederci, e di conseguenza i sovranisti non possono fare altro che dare il buon esempio, lottando senza scoraggiarsi mai e ricordando al pubblico incredulo che i grandi miglioramenti del passato non sono mai stati realizzati da chi pensa che non vi sia soluzione al problema, ma da chi ha lottato per costruire un nuovo modello di società.
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