Il Covid senza classe dirigente
di LUCA RUSSI (FSI-Riconquistare l’Italia Arezzo)
Questo è il link del documento sul Covid pubblicato dal piccolo partito di cui mi onoro di far parte già ai primi di Aprile, e che è stato inviato a singole personalità del mondo politico, ad intellettuali, studiosi e testate di stampa locale e nazionale, in cui si analizzavano le modalità e soprattutto le FINALITÀ, con riguardo alla validità degli obiettivi che il Governo si proponeva di conseguire bloccando a casa l’intero paese, con conseguenze economiche e sociali pesantissime, di cui un buon 50% dei cittadini non ha ancora colto a pieno la gravità, ma che risulteranno chiarissime nei prossimi mesi.
Cosa ci si proponeva di fare esattamente facendo dell’Italia intera una enorme “zona rossa”, che senso aveva, cosa volevamo ottenere, e quali conseguenze ha avuto tutto ciò? Noi, semplicemente, non potevamo fare come la Cina (che peraltro non ha esteso il lockdown a tutto il paese, ma lo ha fatto solo in una provincia che, fatte le debite proporzioni con l’Italia, corrisponderebbe più o meno all’area della Toscana).
Per noi quindi, questo era evidente sin dall’inizio, per il paese intero non è stato così: mi sono chiesto centinaia di volte il perché in questi mesi, e alla fine mi sono sempre dato la (solita) risposta, che poi è alla base dell’impegno politico che nel mio piccolo provo a portare avanti da qualche anno. No, non è che noi siamo gli unici intelligenti e gli italiani son diventati tutti stupidi.
Noi siamo semplici cittadini che hanno deciso di dedicare una buona parte della propria vita alla Politica, nella convinzione che questa sia la maniera migliore di partecipare alla vita pubblica del Paese (come prevede la Costituzione), nonché persone assolutamente umili e con i piedi per terra.
Allora cos’è? Torniamo al nostro documento.
Io credo fermamente (anche di più adesso, cioè con il senno di poi) che si possa dire che esso sia, nel panorama attuale, vale a dire nel quadro di totale inadeguatezza della classe politica, di buona parte della classe dirigente e anche della cosiddetta informazione di questo povero Paese, un documento unico e assolutamente straordinario, per visione ed obiettività. È il frutto di un metodo.
Noi stessi abbiamo pagato uno scotto durante questi mesi, in termini di alcune persone, nostri militanti (per la verità pochi, a fronte di molte altri che in numero molto più grande ci sono venuti a cercare e si sono associati), che si sono allontanati perché terrorizzati da quello che gli è stato prospettato, o perché – all’opposto – hanno ritenuto di dover sostenere posizioni dissennate che rifiutavano l’idea che il virus fosse reale, arrivando a pensare che il tutto fosse riconducibile ad un oscuro complotto, non si sa bene ordito da chi, e anche qui, con quali finalità.
Ecco, se molti cittadini sono portati a posizioni estremistiche, irrazionali e in definitiva assolutamente a-politiche, c’è una causa principale: “noi” (il giovane partito in cui ho deciso di militare, ma la cosa vale a livello generale per tutte le piccole formazioni politiche che pure esistono, in numero molto esiguo e fuori del Parlamento) siamo ancora un “soggetto collettivo” ( = un partito politico come quelli di cui parla l’art. 49 Cost.), e per quanto ancora molto piccolo, di ispirazione popolare (noi ci definiamo “neo-socialisti”, nonché “sovranisti”, cioè fautori del ritorno ad una piena sovranità popolare, proprio in quanto tali).
Dunque, anche se so che molti non comprenderanno subito il collegamento e il senso di queste mie affermazioni, perché il risveglio da questo punto di vista (o meglio, la presa di coscienza collettiva, per l’appunto: “di popolo”) dopo la sbornia individualistica, liberista e impolitica – in una parola: “neo-liberale” – di questi anni, non può che essere graduale (essendoci oramai disabituati a comprendere il senso stesso del Fare politica, che non sappiamo più a cosa serva), è proprio questo il punto, e questa la risposta alla domanda che mi sono posto più su: perché la gran parte dei cittadini non si sono posti questi quesiti di fronte al blocco totale di un paese, o se se li sono posti, perché non c’è mai stato un vero dibattito pubblico su di essi?
Perché non ci sono più partiti popolari in Parlamento, che siano in grado di leggere la realtà, di interpretarla secondo categorie che non siano quelle della cosiddetta governance (parola che rimanda più alla gestione e alla direzione di un ente o di una società di diritto privato che non alla Polis), e di dare risposte in base all’INTERESSE PUBBLICO, che non è la mera sommatoria di interessi privati, ma un qualcosa di superiore. Cioè, noi non abbiamo più da anni una classe dirigente all’altezza.
Questo è un disastro totale di cui paghiamo il conto ogni giorno, e dobbiamo fare tutto quello che è in nostro potere in questa fase storica per incominciare a porvi rimedio.
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