Il covid, i liberali-illiberali e i passi avanti dell’Europa
di LUCA RUSSI (RI Arezzo)
Ci sono momenti della Storia in cui i liberali subiscono la tentazione di diventare illiberali, e questa non è certo una novità. La cosa può avvenire bombardando il Palazzo della Moneda o passando attraverso diversi gradi, dal paternalismo all’autoritarismo vero e proprio. Quello attuale, come quello precedente del resto, è un governo che si definisce “europeista”, ed è bene averla sempre ben presente questa cosa: come può essere considerato democratico un sistema in cui le decisioni vengono prese da una ristretta cerchia di tecnici non eletti da nessuno, che impongono le decisioni a parlamenti nazionali svuotati da ogni parvenza di residua sovranità, è un mistero che gli europeisti di oggi un giorno saranno chiamati a spiegarci.
Quanto all’epidemia e alle modalità con cui la sta gestendo l’Europa, o meglio l’Unione Europea, il sistema implementato con la sottrazione della sovranità monetaria agli stati membri, i parametri di stabilità, lo Stato minimo eccetera, è già la seconda volta in poco più di un decennio che va in crash, dimostrando plasticamente – a chi è in grado di capirlo, beninteso – quanto sia inefficiente.
Il guaio è che durante queste crisi, i neo-liberisti – che si sono fatti più furbi dei loro predecessori – il sistema lo salvano tramite una sorta di stato di eccezione (ovvero di sospensione delle regole). Così è stato con il QE di Mario “whatever it takes” Draghi nel 2012, e così è ora con il Pepp, ennesimo orrendo acronimo che sta a significare che la Bce sta agendo al di fuori dei limiti del proprio mandato: Pandemic Emergency Purchase Programme (Programma di acquisto per l’emergenza pandemica). Poi, al termine dell'”emergenza”, il programma cessa e ai paesi viene richiesto di rientrare nei parametri, ma nel frattempo lorsignori ne avranno approfittato per stringere ancora un po’ il nodo scorsoio.
È stato così con la crisi dei mutui subprime, rapidamente trasformatasi in crisi dei debiti sovrani per i paesi dell’Europa mediterranea, con la quale (proprio grazie ai ricatti di Draghi & Trichet) ci è stato imposto il fiscal compact e l’inserimento del principio del pareggio di bilancio in Costituzione (art. 81 “riformato”), e sarà così anche oggi con il Recovery Fund.
Fanno davvero sorridere le anime belle che credono che Draghi sia stato improvvisamente fulminato sulla via di Damasco da Keynes: la differenza di cui l’abbiamo già sentito parlare tra “debito buono e debito cattivo” ha alla base la stessa Weltanschauung (ovvero la stessa visione del mondo) della Presidenza Lagarde. «Tutti i paesi del mondo hanno dovuto aumentare il livello dei loro debiti per far fronte alla crisi (della pandemia Covid-19) peggiore dalla Seconda Guerra Mondiale. La domanda qui è per cosa i debiti sono stati utilizzati: per misure temporanee o per lanciare RIFORME».
Quale tipo di riforme invochi la Lagarde oramai dovremmo averlo capito. O no?
https://www.finanzaonline.com/…/bce-lagarde-blinda-pepp…
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Patto_di_bilancio_europeo
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