Re e padroni

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3 risposte

  1. stefano.dandrea ha detto:

    Condivido e apprezzo l'articolo nella quasi totalità. L'eccezione è costituita dal punto relativo alle colpe. Cercare eventualmente le nostre colpe non significa escludere o voler attenuare le colpe altrui. Chi vuole agire deve sempre chiedersi cosa abbiamo sbagliato fino ad ora? Cosa dovevamo fare e non abbiamo fatto? Cosa posso imparare dal passato per capire cosa dobbiamo fare?

  2. Tonguessy ha detto:

    Caro Stefano, ci andrei cauto con la distribuzione delle colpe. Fermo restando che l'assunzione della Responsabilità è una dinamica chiave nella costruzione di una società matura, rimane da chiarire in che modo un atteggiamento possa essere responsabile o irresponsabile.

    Nei tempi attuali dove, per dirla alla Baudrillard "Ogni significato presuppone una profondità, una dimensione nascosta che l'uomo postmoderno (cioè noi) ignora, abituato com'è alla mancanza di significati per eccesso di significati stessi" chi è che decide che occorra un eccesso di significati?

    Per quale motivo bisogna superare le vecchie contrapposizioni destra-sinistra, ad esempio? Per attestarsi dove? In base a quali necessità?

    Non è sicuramente l'uomo della strada che decide, sua sponte, di vivere immerso in un flusso incessante di eccesso di significati, nè che tali significati debbano investire la sua collocazione sociale attraverso la squalificazione politica. Non ne ha nessun bisogno nè alcun guadagno, l'uomo della strada.

    La manipolazione dell'inconscio non è (quasi) mai manovrata dall'uomo della strada, che invece la subisce. Sono le schiere di pubblicisti, analisti, esperti in comunicazione e marketing che decidono cosa deve andare bene e cosa no. L'uomo della strada, da buon consumatore, deve solo prestarsi come cavia per gli esperimenti di ingegneria sociale in corso. Nessuno di noi è immune, a vario titolo, da tale esperimento globale. Ma qualcuno si rende più responsabile di altri, secondo un mio concetto di responsabilità.

     

    Cosa abbiamo fatto? Abbiamo assistito alla progressiva mutilazione della sinistra, allo sdoganamento della destra che, grazie alla mancanza delle vecchie contrapposizioni ideologiche, si ripropone come si era riproposta nel ventennio, consapevole che ogni critica storica verrà bollata come appartenente a "schemi ormai sorpassati".

    Abbiamo assistito a imponenti transumanze politiche, allo spostamento in massa della sinistra storica in inutile centrosinistra, alter ego del centro destra.

    Cosa dovevamo fare? Abbiamo gridato allo scandalo, ci siamo indignati ma ormai il piatto dell'offerta democratica virava sempre più verso becchime per polli, e non interessava più. Potevamo fare di più che rifiutare quel becchime preconfezionato?

    Cosa possiamo imparare? Sempre tanto. Per iniziare: esiste un preciso significato UNIVOCO di Potere ed è "servizio reso alla Comunità". Ogni altra declinazione (o eccesso di significato) è semplicemente da rifiutare. Abuso non è potere.

    Uno dei compiti che mi sono prefisso è di ridare senso alle parole in modo che ognuno possa capirle in modo univoco. Questo porta direttamente ad uno schieramento ideologico, perchè ogni ideologia possiede un suo schema di parole con significati differenti. Rimanere nell'indifferenziato per ragioni di comunicazioni (?) politically-correct eliminando quindi le distinzioni storiche non può che portare alle sabbie mobili del partito unico.

    Che è esattamente ciò contro cui ci siamo organizzando. Cominciamo quindi a RIDURRE i significati a poche frasi di senso compiuto: questo, ne sono certo, porterà a svelare i veri mandanti dell'attuale tragedia, rendendo visibili quegli attori principali cui accennavo nella chiusa dell'articolo

  3. astabada ha detto:

    Ho apprezzato moltissimo sia l'articolo che il commento successivo dell'autore.
    Alcuni dei temi trattati si (ri)trovano in Imperialismo di Lenin. Primo fra tutti la degenerazione del capitalismo in capitalismo finanziario e quindi in pura speculazione.

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