“This time is different”
di GILBERTO TROMBETTA (RI Roma)
Durante la conferenza di stampa di ieri, la presidente della BCE, Christine Lagarde, ha confermato che a marzo terminerà il PEPP (il programma di acquisto dei titoli di stato varato in seguito allo scoppio della crisi degli ultimi 2 anni) e si è detta possibilista riguardo a un prossimo aumento dei tassi di interesse. Immediatamente il rendimento dei TdS italiani ha iniziato a crescere. Di tanto.
Così come il rendimento dei Credit Default Swap italiani, cioè di quegli strumenti finanziari che prezzano il rischio per un Paese di fallire. In questo caso l’Italia. Continua, intanto, a crescere l’inflazione. Colpa sicuramente di una strozzatura dal lato dell’offerta. Ma soprattutto delle folli politiche energetiche adottate dalla UE che, com’era prevedibile, hanno portato a uno spaventoso aumento dei prezzi dell’energia (dovuto principalmente, ma non solo, all’aumento dei costi dei permessi per l’emissione della CO2).
All’orizzonte resta sempre l’imminente ritorno degli avanzi primari (si riparte nel 2023). Cioè il ritorno delle politiche di austerità. L’inflazione verrà trattata, come accadde negli anni 70 con le due grandi crisi petrolifere, come un problema endogeno (causato cioè da fattori interni al Paese, come l’aumento della domanda o come l’azione accomodante della BCE) anziché come un problema esogeno (quale è).
Tratteranno insomma un problema di offerta come fosse un problema di domanda. Peggiorando pericolosamente il problema. Come accadde dopo il 2008, quando una crisi di domanda (disoccupazione e deflazione salariale) venne trattata rovinosamente come una crisi di offerta (eccesso di occupazione e salari troppo alti).
Una tempesta perfetta che proietta il Paese verso scenari poco rassicuranti. Come il rischio di default. Rischio che verrà molto probabilmente utilizzato come leva per farci ratificare la riforma del MES. Prima di farcelo usare. Aumentando così ancora di più il rischio di un default. Il primo della storia d’Italia.
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