Questa è l’Unione Europea…
di GIANLUCA BALDINI (RI Pescara)
Da oltre trent’anni tagliamo la spesa pubblica in nome dei vincoli europei facendo a pezzi i servizi essenziali. In campo sanitario abbiamo chiuso gli ospedali e i presidi di prossimità, in quelli rimasti aperti abbiamo ridotto il numero dei posti letto e delle terapie intensive e rimandato ad libitum i concorsi per assumere il personale sanitario necessario a garantire servizi minimi di assistenza. I dati aggiornati al 2022 ci dicono che in Italia mancano 140.000 infermieri per raggiungere la media OCSE.
La pubblica istruzione regge su un esercito di precari, che lavorano in strutture non idonee, con gli studenti spesso ammassati in quelle che vengono definite “classi-pollaio”. Da docente posso dirvi che i problemi che si devono affrontare oggi con i ragazzi sono di un ordine di grandezza superiore rispetto a qualche anno fa e che l’affollamento rende impossibile dedicare la giusta attenzione alle criticità che si presentano ogni giorno. Anche queste scelte sono figlie della logica dei tagli, perché due classi da 15 anziché una da 30 costituiscono un incremento di spesa che la contabilità nazionale, sottoposta alla scure dell’UE, non può più permettersi.
Nell’organizzazione dei servizi di pubblica sicurezza le cose non vanno meglio. Forze di polizia ridotte all’osso, sempre sotto organico, con equipaggiamenti inadeguati e mezzi vetusti, il cui uso viene razionalizzato all’inverosimile perché mancano persino le risorse per la manutenzione ordinaria e per i rifornimenti di carburante.
Anche nella pubblica amministrazione il blocco del turnover ha prodotto un dimagrimento patologico dell’impiego pubblico. Nonostante l’innovazione tecnologica abbia consentito di massimizzare la produttività del personale tecnico e amministrativo, la riduzione dei dipendenti pubblici è stata tale da lasciare scoperti servizi e costringere ad accorpamenti disfunzionali che hanno ingolfato gli uffici dei Comuni e delle Regioni, con il risultato che viviamo noi cittadini ogni giorno, in termine di inefficienze e rallentamenti burocratici.
In questo contesto di disgregazione totale dello Stato, di liquefazione della cosa pubblica, con una situazione economica disastrosa che perdura dalla crisi dei debiti sovrani dalla quale non ci siamo mai ripresi e che è imputabile al 100% all’incapacità dell’eurozona di fronteggiare con misure anticicliche le crisi economiche, la pandemia è stata il colpo di grazia. Una crisi nella crisi che ha messo in evidenza, tra l’altro, i danni prodotti dalla spending review criminale operata dai “filo-bocconiani” sul sistema sanitario nazionale.
Eppure… è bastata un’offensiva militare prevedibilissima e potremmo dire chiaramente “istigata” dall’Occidente, a rimettere in discussione la logica dei tagli scriteriati alla spesa pubblica. Improvvisamente i leader europei e la nostra classe dirigente asservita agli interessi sovranazionali si sono riscoperti keynesiani e favorevoli all’intervento pubblico e d’un tratto i vincoli di bilancio non esistono più.
Le regole europee economicide non hanno ceduto di fronte al fallimento del mercato e all’impoverimento della popolazione, non si sono messe in discussione per i danni che stanno producendo sull’istruzione pubblica o sulla sanità. No, i rigidi schemi cui abbiamo dovuto sacrificare le nostre vite negli ultimi trent’anni si possono ora rompere per acquistare Kalashnikov, bombe, missili, carri armati ed equipaggiamenti militari da mandare a non si sa chi e da utilizzare per puntellare i confini di chi ci vende le risorse con le quali sopravvivono milioni di cittadini europei.
Questa è l’Unione Europea, quella che avrebbe garantito la pace. Un mostro che si sta adoperando per innescare un processo di regresso degli stati che vi hanno aderito, per minacciare la libertà, la sicurezza e la pace sociale di 300 milioni di persone, in nome di una guerra combattuta per conto terzi. Quegli stessi terzi, gli USA, che sono l’unico paese che sta conseguendo ingenti guadagni da questa crisi. Guarda caso!
Anche e oggi soprattutto per queste ragioni credo sia necessario prendere coscienza del fatto che la priorità assoluta dei popoli delle nazioni europee e dell’Italia per prima debba essere la necessità di lavorare alla disintegrazione dell’Unione Europea e all’affrancamento da questo Moloch, che chiede continui sacrifici umani in cambio di un paradiso che il libero mercato senza briglie non ha mai realizzato in nessuna epoca su questa terra.
Ci libereremo!
Sul Moloch europeo d’accordissimo, ma in quanto alle disfunzioni del nostro sistema pubblico occorre considerare non solo i tagli, ma anche, e forse prima, l’inefficienza cronica rispetto al privato. Perché i dipendenti pubblici lavorano la metà delle ore settimanali di quelli privati? Perché gli insegnanti devono avere il doppio numero di giornate di ferie? Dopo la sciagurata DAD non si potrebbe prorogare la fine dell’anno scolastico? E via esemplificando…