La grande contraddizione europeista
di SIMONE GARILLI (RI Mantova)
Gli europeisti ingenui, coloro cioè che pensano che l’Unione Europea sia stata concepita al fine degli Stati Uniti d’Europa, o che comunque sia quello il fine da raggiungere, non si rendono conto di essere catturati dalla più grande delle contraddizioni.
Tecnicamente, qualsiasi unione politica è possibile solo attraverso un certo grado di statalismo, un grado tanto più elevato quanto meno esista come sottostante una nazione capace di riconoscere se stessa anche laddove manchi il necessario intervento riequilibratore dello Stato, e quindi di restare unita nelle avversità, nelle diseguaglianze e nei campanilismi.
Fare gli Stati Uniti d’Europa, ponendo per assurdo che esista una inesistente nazione europea, significherebbe dunque instaurare un capillare statalismo continentale, possibile però solo laddove già pre-esista una legittimità politica a favore dell’istituzione che a quel fine riscuoterebbe tasse ed emetterebbe debito in proporzioni enormi.
La contraddizione si acuisce se pensiamo che la stragrande maggioranza degli europeisti ingenui è liberale in economia (liberale punto e basta sarebbe più, e non meno, preciso).
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