Un pericolo reale
di STEFANO ROSATI (RI Rieti)
Qualche anno fa a Trieste passai per caso davanti al Conservatorio. C’era una targa che ricordava l’eccidio di via Ghega del 23 aprile 1943. Fu una rappresaglia dei nazisti per vendicarsi di un attentato dei partigiani alla “Casa del soldato” in cui erano morti quattro militari tedeschi.
Per rappresaglia i nazisti prelevarono dalle carceri della città 51 prigionieri (tra cui sei donne e diversi ragazzi di 16-17 anni) e, dopo averli portati sul luogo dell’attentato, li impiccarono in ogni angolo e finestra di Palazzo Rittmeyer (dove oggi c’è il Conservatorio), lasciando poi i cadaveri esposti alla pubblica vista per cinque giorni.
Queste memorie non solo non sono tramandate ma anzi addirittura sono travisate nel senso da un discorso pubblico “giustificazionista”. Solo pochissimi riflettono sulle possibili conseguenze della sconfitta della Russia per mano del Battaglione Azov e dei Banderisti. Delle implicazioni enormi che questa vittoria potrebbe avere nella diffusione in Europa della loro ideologia, dei rischi enormi che deriverebbero a lasciare il comando di una zona cosi importante in mano a dei pazzi psicotici, l’ondata moralista che ottunde i cervelli non sembra preoccuparsi.
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