Tassa sugli extra-profitti: ancora europeismo retorico
di STEFANO ROSATI
In Umbria i cittadini bruciano le bollette in piazza. Invece le grandi imprese del settore energia non dicono nulla sulla tassa sugli extra profitti che, secondo il Governo e alcuni politici come Fratojanni e Calenda, dovrebbe colpirli pesantemente. Chissà perché! Com’è che non si sentono in televisione le lamentele delle imprese dell’energia, pur essendo così potenti e influenti? Sembra che non abbiano paura di questa tassa che però dovrebbe essere una vera stangata per loro.
In effetti, al 30 giugno, dei 4 miliardi di euro previsti dal Governo per l’acconto della tassa sugli extra profitti le imprese colpite dal tributo hanno versato solo 1 miliardo di euro. Un flop. Basta leggere la norma per capire che si tratta di pura retorica. In primo luogo, le imprese energetiche (Eni ed Enel etc etc) hanno le loro strutture commerciali in Olanda dove, appunto, ha sede il mercato dei prodotti energetici (la borsa di Amsterdam). In modo del tutto legittimo secondo il diritto europeo, queste imprese hanno delle controllate di diritto olandese, quindi gli extra profitti li fanno in Olanda. Quei profitti non sono tassabili in Italia. E tanti saluti.
L’avete voluta la libertà di circolazione dei capitali? La Democrazia dei signori, eccola qua. Basta leggere la norma per capire che chi compra e vende contratti ‘derivati’ – cioè banche e intermediari che lucrano enormi profitti comprando e vendendo prodotti finanziari collegati a petrolio, prodotti petroliferi come benzina e diesel per intenderci – non è ricompreso nel tributo. Né potrebbe esserlo, per come è fatto il diritto europeo.
La gran parte della compravendita di energia e prodotti petroliferi avviene con una serie lunghissima di scambi tra intermediari finanziari (non imprese che si occupano di energia o imprese petrolifere), banche e intermediari finanziari che comprano certificati rappresentativi di merce (petrolio e prodotti petroliferi) o futures, swaps, options, strumenti finanziari che in qualche modo fanno riferimento a energia e prodotti petroliferi.
Chiaramente anche questi intermediari possono avere controllate stabilite dove più gli conviene e quindi sfuggono completamente alla tassazione italiana. La tassa sugli extraprofitti si applica a chi commercia produce e vende prodotti petroliferi (in Italia), non alle imprese finanziarie. L’avete voluta la liberalizzazione e la finanziarizzazione dei mercati energetici che ci chiedeva l’Europa? Eccovela qua.
All’interno dell’Unione Europea tassare il grande capitale è impossibile. Potrà sempre scappare da un’altra parte. La libertà di circolazione del capitale estingue il potere fiscale degli Stati. La libertà di circolazione dei capitali è il regalo più grande che il popolo ha fatto ai signori. La tassa sugli extra profitti è inoltre probabilmente incostituzionale – come fu la robin hood tax di Berlusconi – perché basata sul fatturato, non sulla capacità reddituale delle imprese. Insomma è una tassa inefficace, puramente retorica. Lasciamola ai Fratoianni ai Calenda, alla retorica che copre i problemi e impedisce di trovare soluzioni.
Chi vi ha portato fino a qui non potrà salvarvi. Bisogna guardare oltre.
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