Liberi o schiavi: popolo sovrano o popolo estinto
Perché un popolo deve avere la possibilità di disciplinare la propria economia, e quindi l'attività di riproduzione della vita sociale?
Serve forse una spiegazione matematica per trovare una giustificazione? Bisogna dimostrare che la sovranità, ossia la libertà del popolo, è utile o benefica?
No. Chi si ponga su questa strada, chi osi sollevare domande tanto stupide, è già stato schiavizzato. E' un essere lurido: un verme. Un popolo deve essere libero per la stessa ragione per la quale noi vogliamo essere liberi come uomini. Noi vogliamo sentirci uomini e il popolo vuole sentirsi popolo.
Perdere la possibilità di disciplinare l'attività di produzione e di scambio, ossia la ridproduzione della vita sociale – perdere la sovranità in materia economica – significa estinguerci come popolo.
Ebbene gli italiani sono dinanzi a un dilemma: dobbiamo estinguerci come popolo?
Tutti coloro che rispondono di si devono essere estinti e considerati uomini non degni. Non uomini. Schiavi volontari. Esseri spregevoli. Mostri.
Ci libereremo.
Stefano D'Andrea
Il Suo post ha sollecitato questo nostro post. Grazie
http://noi-nuovaofficinaitaliana.blogspot.it/2012/10/la-crisi-della-partecipazione-politica.html
Ricevo un commento da un lettore che, firmandosi con nome e cognome, mi chiede, se posso, di pubblicare il commento come fosse di un anonimo. Non dominando la tecnica informatica, aderisco alla richiesta e copio e incollo il commento, riservandomi di rispondere tra breve:
"caro amico,
apprezzo da tempo i tuoi articoli specie sulla VdR o GdR su cui io stesso scrivo. Mi trovo d'accordo quasi sempre al 99-100%, ma in questo caso ho un dubbio sulla tua proposta di "tutto il potere al popolo!"
Infatti, anche tralasciando le ideologie obsolete almeno in parte, populismi e marxismo inclusi, nelle loro varianti e diverse scuole, a me pare che il popolo, oggi più che mai, NON SIA MATURO nè capace di produrre qualcosa di meglio di quel che abbiamo, sì da far ricordare il vecchio proverbio di "ognuno ha i governanti che merita" superficiale ma approssimativamente giusto. I rapporti internazionali ed economici poi, son così complessi e furbamente impostati per indurre in errore specialmente gli onesti, i puri come noi vorremmo essere, ovvero gli ingenui.
No, io penso che la quantità, nel nostro caso la MASSA o le masse tanto care a Mao ecc. sia tanto più beota emanovrabile quanto più giovane e larga! quantità come inversamente proporzionale a qualità insomma, sempre e comunque e in tutti i tempi storici. Io vedo meglio – per carità, non mi chiedere i mezzi per arrivarci! – piuttosto due altre soluzioni antitetiche, una di "destra" ed una di "sinistra" e anche oltre.
1 – una dittatura illuminata d'un grande leader carismatico ma non guerrafondaio imperialista, però feroce difensore dello Stato o comunque dell'entità nazionale che si riesca ad ottenere, magari anche solo un'Italia in 2-3 macroregioni se fossero più gestibili, ma niente di ottuso o provinciale tipo Lega di Bossi. dovrebbe essere a pugno di ferro, ma non sto evocando un Duce o Stalin o Trotzkji come tipo di vilenza repressiva, in questo deve aver guanto di velluto un po come le democrazie occidentali tranne USraele ovviamente. Non ne vedo uno all'orizzonte tranne me stesso (per ridere…) o la riesumazione di un Pericle, Temistocle…forse Gheddafi e Saddam si avvicinarono a questo modello, ma troppo violenti in politica interna per essere accettabili nel paese dove cuore fa rima con amore….
2 -del tutto all'opposto, l'utopia lontanissima di un Anarchismo pacifista illuminato non tanto intellettualmente quanto spiritualmente, che presuppone un lavoro interiore in tutti o almeno in quelli che contano per guidare le solite masse abuliche. Questa sarebbe l'unica rivoluzione di successo, vedi il fallimento di tutte quelle avvenute finora almeno dal 1789 in poi. Per me i principi di questa rivoluzione individuale potrebbero essere non-religiosi nè ideologici, forse taoisti (che NON E' una religione!) ma anche ispirati ad alcuni tratti dell'individualismo anarchico dei secoli scorsi. Chiaro che questo lavoro rappresenta un'utopia al cui confronto la Città del Sole di un Campanella è di più facile realizzazione….
Concludo caro amico, che qualcosa va fatto, e forse sarà dopo lo sfascio ormai imminente oltre ogni soluzione ad offrirci una via d'uscita, ma per ora non vedo soluzioni nei movimenti attuali composti da persone senza troppo "lavoro interiore" (forse tranne Pallante e certi scrittori del Web…) e sopratutto, non vedo leader degni di tal nome, a parte il comico nuotatore che però presto esaurisce le batterie.
con preghiera di omettere il nome, se puoi".
Mi lasciano sempre senza parole questi svolazzamenti alati di parole fra masse acefale da provvedere di miti che però non dovranno essere né ottusi (e come faranno allora a risultare loro comprensibili…?!?) né provinciali, i nuovi capi che dovranno essere carismatici ma non guerrafondai, avere il pugno di ferro senza violenza repressiva, e sennò si penserà all'anarchismo pacifista e all'avvento del regno in terra…
Fra questa roba e le bestialità semanticamente fiorite del NOI, la demenza regna sovrana. Con antagonisti del genere si comprende come il regime possa continuare a seminare miseria indisturbato.
Mentre, come evidentemente gli è più pertinente, Lorenzo è tutto centrato sul confronto dei "piani" di "rovesciamento" e "sollevazione" di quello che chiama regime, forse è obliato di quel che il suo caro Marx ebbe a chiarire: è la vita che fa le coscienze, e non le coscienze che fanno la vita.
Rimembrato ciò (è proprio il caso di utilizzare oggi, 1 novembre, tale predicato, sottolineando che Lorenzo appare utilizzare un pensiero prelogico e primitivo, dato che ricava il soggetto dell'azione dal predicato), aggiungiamo che il reale è ciò che resta dopo che sono svaniti i miraggi.
Ostinarsi a non voler comprendere questo insegnamento della vita sta soltanto ad indicare che il potere (indipendentemente da chi adesso lo detiene) ha ancora filo da tessere. E che nella antica fabbrica tessile dei Potenti & C. Lorenzo aspira ad esserne il responsabile di produzione. Naturalmente per rivoluzionarne le dinamiche organizzative. In bocca al lupo, quindi. Nella speranza di non vederla costretta a fare quanto marchionne, in richiamo coerente alla semantica della produzione della automobile, ieri ha deciso di continuare a fare. Senza che nessuno agisca, stabilmente ed altrettanto coerentemente, per sottrarvisi. Dopotutto, siamo maledettamente (tutti) troppo moderni e taluni coincidenti alla contemporaneità per cogliere le scorie di un certo linguaggio proprio della civiltà del Domopack e della produzione diffusa del rifiuto (produttivo). Magia (tipica del pensiero pre-logico) del pensiero delle cose, come ben sapeva Collodi. Che di Popolo ne sapeva molto di più di quanto in apparenza … appare. A noi, donne e uomini post-kantiani e post-hegeliani. Siamo fin troppo germanofili, altro che europei e anti-europei e compagnia bella cantante e solista.
Non si può che comunque essere comprensivi rispetto a tutti coloro che una traccia ed un alveo l'hanno già mappato: resta da chiarire se la natura di questo solco è un panorama già prefigurato (ed in tal caso ci coglie solo come burattini e burattinai), oppure è il reale paesaggio… di ciò che resta.
Sempre grati.
Bè… quanto a veemenza magico-evocativa (nella sua essenza tutta prelogica e primitiva) dei verba e dei cruciverba semantici, anche voi non andate per il sottile.
Per il resto, il potere politico e il rapporto élites/masse è consustanziale all'umana associazione e non può essere cassato. Al massimo se ne possono, appunto, variare le dinamiche organizzative, instaurando nuovi burattini e relativi burattinai. Giusto il panorama prefigurato da che le scimmie brune sono scese dagli alberi e hanno costruito le prime palafitte.
In effetti è colpa mia che ogni tanto mi fermo a leggere questo blog … Comunque , a questo punto credo di essermi fatta un’idea abbastanza precisa dell’autore dell’articolo , e gliela esprimo : una persona culturalmente molto rozza e violenta , ideologicamente un mix tra Oswald Spengler , Maurice Barres , Charles Maurras , Alfredo Oriani , Enrico Corradini e Alfredo Rocco . Mi dispiace che sia così e mi dispiace per la violenza che ho espresso , ma violenza genera violenza .
Tania, puoi non aderire alle posizioni degli autori che citi. Ma dire a una persona che è un mix di quegli autori e poi asserire che è culturalmente molto rozza è veramente da minus abens (continuo con la violenza), ossia tipico di quelle persone che, se sono di sinistra, pensano che il peggior pensatore della sinistra sia migliore del miglior pensatore della destra, perché essere di destra significa essere rozzi; oppure, al contrario, se sono di destra, pensano che il peggior pensatore della destra sia migliore del miglior pensatore della sinistra, perché essere di sinistra significa essere rozzi. Comunque della maggior parte degli autori da te citati non ho letto nemmeno una pagina. Quello che conosco meglio, ovviamente, è Rocco. Sappi che dire che Alfredo Rocco era culturalmente rozzo è come dire che Maradona non sapeva palleggiare: è pura idiozia, falsità, ignoranza, piccolezza, segno di una grave stortura mentale. Infatti per apprezzare Alfredo Rocco non è necessario sposarne il nazionalismo imperialista (in quale mia espressione tu ne abbia trovato un pizzico me lo devi ancora dire). Apprezzare il rigore di un pensiero, o apprendere l'insegnamento circa la consapevolezza del ruolo del giuridico (quanti economisti naturalisti anche eterodossi o marxisti, potrebbero apprendere qualcosa da Rocco sul ruolo del diritto) prescinde dall'adesione alle posizioni politiche e morali di un autore.
Di questo genere di persone ne esistono tante e non farebbero male se si limitassero ad esprimere le loro opinioni in un bar davanti a un paio di 0,66 di birra. Il problema dell'Italia è che gente del genere insegna nelle scuole e nelle università e ha rovinato (dal punto di vista del pensiero) intere generazioni. Autori di sinistra che citano soltanto autori di sinistra. E autori di destra che citano soltanto autori di destra. Imbecilli dannosissimi. Ottusi per principio, direi per definizione. Gente che palesemente non potrà mai avere ragione in alcun ragionamento, perché si è chiusa in una gabbia da dieci o venti anni o addirittura trenta e ha la pretesa di dire la sua su questioni teoriche o pratiche e minute. Inutile dire che non potranno mai avere alcun consenso politico, perché la gente normale, con tutti i suoi limiti, il poco studio e le carenze teoriche, sa che ha davanti degli idioti: se ne accorge a pelle.
Abbiamo capito che tu vuoi estinguere il popolo italiano. Perché non emigri all'estero?
Quanto alla violenza per me è "levatrice della storia" (come vedi scegliamo profili diversi degli autori che amiamo). Non conosco amore, coniugale, paterno o filiale, non conosco rapporto d'insegnamento, che possano svolgersi fisiologicamente senza una dose, variabile, di violenza. Non conosco grande politico o grande condottiero che non sia stato violento o che non abbia propugnato una qualche forma di violenza.Con la maggior parte dei miei grandi amici attuali mi sono scontrato da ragazzo, facendo "a botte". Sono orgoglioso che una delle mie figlie, quando per la prima volta che le ho chiesto "a che gioco vuoi giocare", abbia risposto: "alla lotta". Coloro che hanno il terrore della violenza li tengo in gran sospetto. Spesso sono violenti, di una violenza insidiosa: donne che piangono spesso, fino a tritare gli attributi; uomini che covano invidia. Io sono per la sincerità e per la chiarezza: si e si o no e no. E credo che questa sia una dote imprescindibile perché un uomo o una donna possano avere valore.
So difendermi , non ho alcun“timore” di subire violenza . La violenza ovviamenta la condanno come prassi ideologica . PS : quando passi per Bologna mandami un messaggio , organizziamo un incontro e lo filmiamo pure : anche se sono solo una ragazza non sono sicura che sarò io quella che andrà giù per prima . I fasci sono così , sacralizzano la violenza ma poi le prendono sempre , anche dalle ragazze .
E non hai capito , ripeto ( ma questa volta concentrati un po’ di più ) : tu non sei “culturalmente” come gli autori che ho citato . Lo sei ideologicamente . Alfred Rosenberg era una persona culturalmente preparata , ma ideologicamente era un nazista . I trogloditi di CasaPaund , seppur culturalmente rozzi , ideologicamente sono molti simili a Rosenberg .
Comunque mi hai stufata
Però non hai spiegato perché sarei ideologicamente vicino ad Alfredo Rocco (una frase la potevi citare). Né perché sarei culturalmente rozzo. Salvo che per te culturalmente rozzo e violento siano il medesimo concetto. In fondo non hai nemmeno spiegato per quale ragione (psicologica, credo, piuttosto che ideologica) sei favorevole alla estinzione del popolo italiano.
I fasci sono imperialisti. Non c'è alcun fascismo senza imperialismo. Taluni trogloditi di sinistra non lo sanno e allora vedono il fascista in ogni statalista. I fascisti alla fine sono stati anche antigiudaici. Uno che non è imperialista e antigiudaico non è fascio, se non per gli imbecilli. I fasci sono antidemocratici, quindi uno che accoglie la prospettiva costituzionale non è fascio. Ma in un paese dove il maschilista è fascio, Berlusconi è fascio, Monti è fascio, la polizia è fascio, qualsiasi istituzione gerarchica è fascio, i trogloditi abbondano. E sono ovviamente e meritatamente destinati ad essere schiavi e inifluenti. Meritatamente perché sono divenuti ininfluenti a causa della loro stupidità.
Lo scontro fisico che hai ipotizzato non mi interessa. Non mi sono mai scontrato con una donna e da lungo tempo nemmeno con gli uomini: sono cresciuto. Ma la violenza verbale, la radicalità delle posizioni, nel clima politicamente corretto che ci domina è essenziale. Soprattutto dire ai trogloditi che sono trogloditi è utile. Uno su dieci può darsi che ancora può essere salvato.
Desidero qui porre una domanda sulla politica che emerge dall'articolo di Stefano: quanto premia polarizzare così fortemente le proprie posizioni? Il colorito linguaggio veicola un'intenzione perentoria, e questa cosa può trascinare il dialogo verso gli abissi della incompatibilità (caso tania) oppure verso il furor sanandi dell'anonimo commentatore che si auspica una "dittatura illuminata" (in contrasto con una partecipazione popolare e condivisa alla gestione della Res Publica)
La cosa non è di facile soluzione, perchè il populismo è un'arma molto convincente in tempi di crisi. Si tratta di capire, semmai, se chi usa il populismo non ne diventi ostaggio comunque. Sinceramente ho dei dubbi che le frasi ad effetto avessero quell'intenzione. Se così fosse mi chiedo perchè apostrofare possibili alleati in quel modo. E' mia convinzione infatti che attraverso un uso accorto di certa dialettica si possano trascinare numeri importanti di persone (altrimenti catatoniche) verso le proprie posizioni.
E arriviamo così al secondo punto: "ognuno hai i governanti che si merita", stigmatizza l'anonimo commentatore. In questa frase si riassume tutto il peggio della politica intesa come mancanza di visione storica degli avvenimenti. Prima della rivoluzione russa o francese, quando milioni di persone affamate non sapevano come sfamare i propri figli, era ancora così? E quando alla fine mozzarono le regali teste, cosa significò allora? Improvvisa rivelazione all'interno della stessa logica di sudditanza oppure…..?
E' sempre stato che i diseredati si meritassero i trattamenti che le elites riservavano loro oppure questa è un'aberrazione che in qualche modo una politica adeguata può sanare? Perchè se le masse sono rozze ed ignoranti e si meritano ciò che viene imposto loro (licenziamenti, distruzione del welfare, del tessuto produttivo, e così via) allora tanto vale chiudere la baracca e dedicarci a qualcosa di più gratificante: passeggiare con il cane, potare le rose, provare una nuova ricetta.
La mia idea è che le masse, causa una endemica e mai sufficientemente sottolineata mancanza di informazione, siano state abilmente irretite proprio da quel populismo che i neocon hanno saputo diffondere così ampiamente in questa società intrisa di buonismo e virtualità. Sparito il sano egoismo che nei decenni passato hanno portato i popoli a confrontarsi (sì, lottare!) duramente per interessi propri, siamo arrivati nella melliflua e stucchevole catatonia da Telethon: aiutare le elites credendo di aiutare noi stessi, orrenda palingenesi delle casse mutue operaie.
Da parte mia sono sicuro che un uso accorto di populismo (quello stesso che fece avanzare il PCI) con slogan chiari e forti, unito al necessario rispetto verso chi ha tutto l'interesse ad unirsi nella battaglia siano le chiavi vincenti.
Il che poi, a ben vedere, è ciò che la Storia ci ha consegnato come testimonianza e monito.
Caro Tonguessy,
un amico mi diceva che dentro Rifondazione comunista si vanno convincendo che le nostre idee sono sensate e da accogliere. Il problema sarebbe "generazionale": la classe dirigente è cresciuta e maturata politicamente con idee e slogan che sembrano contrarie alle idee che ora appaiono giuste.
Una di queste idee è che il popolo e la patria non esistono e devono essere distrutti. Quindi in Italia c'è gente che desidera la estinzione del popolo italiano, anche se poi se la prende con l'imperialismo statunitense se foraggia dittatori che sterminano la minoranza tal dei tali. Ora è evidente che Tania si è risentita – comprensibilmente visto che io volevo estinti coloro che vogliono estinguere il popolo italiano – perché evidentemente vuole estinguere il popolo italiano. Altrimenti perché?
D'altra parte lei aveva visto Rocco, Oriani e un "fascio" in affermazioni dalle quali non traspariva né imperialismo, né colonialismo, né culto del capo, né fanatismo per la gerarchia, né passione per l'esercizio fisico, né antigiudaismo, né disprezzo per la democrazia. Ora io sono veramente stanco di avere rapporti con persone che vedono il fascista là dove mancano tutti gli elementi che assieme considerati danno luogo ad un fascista. Per questi soggetti basta non essere contro la nazione o il popolo o essere statalisti per essere fascisti. Da parte mia credo che siano gli ultimi che potrebbero combattere una battaglia per l'indipendenza dell'Italia e per la riconquista della sovranità. Essi oscilleranno sempre tra l'essere addirittura nemici o semplicemente indifferenti alla lotta che ci proponiamo. Tania legge questo sito da un po' di tempo. Nonostante sia persona colta e sensibile non ha mutato di una virgola il suo punto di vista e si è sentita chiamata in causa quando ho accusato coloro che vogliono estinguere il popolo italiano. Purtroppo, non credo che possa mai esserci un'alleanza, salvo che noi o lei si cambi completamente idea.
Caro Stefano,
la mia disamina era e rimane squisitamente politica, non intendeva mettere la ragione o il torto da una parte o l'altra nella discussione con tania.
Per ripetermi: il fatto che Rifondazione (o qualsiasi altra formazione politica) abbia degli slogan populisti non è una novità, anzi questa è esattamente la prassi da seguire. Ne sono convinto. Resta il fatto spiacevole che chi poi propone una sorta di "rivoluzione permanente" abbia poi a pagare caramente gli inevitabili scontri con la nuova classe cristallizzata in quegli slogan ormai svuotati di significato. Ma qui siamo già più avanti.
Agli inizi, e questa è la domanda mia, è bene porsi la domanda su quale sia il giusto tasto da schiacciare per essere compresi dagli strati anche più popolari delle persone. Insomma, se molto probabilmente dare del verme e dello spregevole mostro ai propri avversari politici pur con delle motivazioni sensate è una frase ad effetto per la curva sud, dubito che ciò possa essere attraente per chi ha già sviluppato una certa capacità di analisi e dialettica.
Si tratta quindi di capire (e questo mi spiace ma rimane il mio chiodo fisso) qual'è il giusto equilibrio tra linguaggio elitista e linguaggio molto colorito, stile nazionalpopolare. Se il primo può essere apprezzato da una ristretta cerchia di persone (che pur non essendo numericamente interessanti, possono però sviluppare una serie di argomentazioni che aiutano a crescere) il secondo si può rivolgere alla pancia di molte persone e quindi può emotivamente attrarre i molti delusi dall'attuale situazione.
La mia speranza è che si riesca a trovare il giusto equilibrio tra necessità di esposizioni "popolari" e comunicazione intelligente. L'offesa di solito viene usata come extrema ratio, quando la soluzione politica ha ormai avuto la peggio. E' vero, i tempi stanno volgendo verso il peggio, ed il rischio di qualcuno dagli slogan facili, dal nemico prevedibile e dalla soluzione banale è sempre nell'aria. Credo sia ormai inevitabile pensare ad un uso maggiore di certe armi retoriche. Ma questo non ci deve impedire di ricordare chi siamo e cosa vogliamo veramente.