IL RITORNO DEL PROTEZIONISMO E LA FINE DELL’UNIONE EUROPEA
di STEFANO D’ANDREA
Il protezionismo venne negli anni trenta del ventesimo secolo, dichiaratamente per riequilibrare la bilancia dei pagamenti di molti Stati militarmente potenti.
Negli anni venti del ventunesimo secolo, è tornato per la stessa causa, in particolare per riequilibrare la bilancia dei pagamenti statunitense e in più per contrastare il successo di un’economia (quella Cinese) fondata sugli aiuti di Stato e ammessa ingenuamente (dagli USA) nel commercio mondiale.
Infatti, le sanzioni (contro Cina e Russia), la guerra in Ucraina e il green, promossi dagli USA, sono soltanto le false motivazioni ideologiche, per coprire le esigenze statunitensi di riordino della bilancia dei pagamenti.
E chi se la piglia in saccoccia?
L’Unione Europea, che ha elevato a “costituzione economica” il liberoscambismo, credendo eterna efficiente e morale la scelta, del tutto contingente, fatta dagli USA nei primi anni novanta, perché creduta utile (per gli USA) ma rivelatasi perdente.
Per noi socialdemocratici (e quindi) antieuropeisti italiani, le cose stanno andando alla grande. Meglio non potevano andare.
La necessità di continui PIANI, fondati sugli aiuti di Stato, che si diffonderanno e si moltiplicheranno ovunque, nel prossimo decennio, metterà fine all’insensatezza dell’Unione Europea.
Non sarà l’euro a far saltare l’UE ma il ritorno del protezionismo e la necessità assoluta degli aiuti di Stato.
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