La sentenza della Corte Suprema USA sull’immunità di Trump, Zelensky parla di negoziato e altre notizie interessanti
di LIMES (Giacomo Mariotto, Agnese Rossi)
L’IMMUNITÀ DI TRUMP
La Corte suprema degli Stati Uniti ha deliberato che il presidente gode di “immunità” per tutti gli atti ufficiali che intraprende durante il suo mandato, ma non per quelli non ufficiali. La sentenza è stata emessa in relazione alle accuse contro Donald Trump di aver provato a sovvertire il risultato delle elezioni del 2020. Il voto della Corte ha rispecchiato le divisioni ideologiche dei giudici: i tre democratici si sono espressi in senso contrario, i sei repubblicani a favore. Si tratta di una vittoria per il magnate newyorchese che vede diminuire le possibilità di essere incriminato, anche in relazione agli atti collocabili nell’ambito delle azioni “non ufficiali”. La nuova sentenza della Corte introduce infatti degli ostacoli che allungano i tempi dei processi a carico di Trump. Il presidente Biden ha espresso enorme preoccupazione: “In America non ci sono re. Ognuno di noi è uguale davanti alla legge. Nessuno è al di sopra, nemmeno il presidente degli Stati Uniti”.
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UCRAINA-NEGOZIATI
In un’intervista al Philadelphia Inquirer, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha menzionato l’accordo sul grano del 2022 come modello per un possibile negoziato con la Russia. Kiev considererebbe quindi l’idea di riprendere le trattative solo a condizione di negoziare con Mosca non direttamente ma tramite intermediari (all’epoca Turchia e Onu). Si tratta di una timida apertura che va tuttavia inquadrata alla luce delle altre condizioni negoziali ribadite dal presidente ucraino, cioè il ripristino dell’integrità territoriale e il ritiro completo delle truppe russe dal paese. Le richieste di Kiev si trovano in aperto conflitto con quelle avanzate da Mosca, che pure negli ultimi mesi si è detta disposta al dialogo negoziale, sulla base però della bozza di Istanbul (primavera 2022). In quest’ultimo frangente i negoziati (poi naufragati per mano occidentale, specialmente britannica) erano stati diretti e le condizioni poste dal Cremlino, allora come oggi, ruotavano attorno alla garanzia di neutralità dell’Ucraina (fuori dalla Nato) e al ritiro delle truppe ucraine dalle quattro regioni annesse dai russi.
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LEGISLATIVE FRANCESI
I concorrenti che si sono qualificati per il secondo turno delle elezioni legislative hanno tempo fino alle 18 di oggi pomeriggio per confermare o ritirare la propria candidatura. La coalizione centrista di Macron e il fronte delle sinistre (Nouveau Front Populaire) stanno valutando di ritirare i propri esponenti che si sono posizionati al terzo posto per aumentare le possibilità di battere il Rassemblement National (Rn) di Le Pen-Bardella, in vantaggio nella maggior parte delle contese triangolari. Maggiore è il numero dei ritiri, minori saranno il numero delle triangulaires e quindi le probabilità che il Rn ottenga la maggioranza assoluta nell’Assemblea nazionale. Indebolito dal risultato del primo turno, Macron valuta quindi di ritrattare sulla linea “né con l’estrema destra-né con l’estrema sinistra” adottata in campagna elettorale per convertirsi all’imperativo “tout sauf RN” (tutto tranne il Rn) – nonostante la contrarietà espressa da diverse voci nel suo stesso schieramento. Si tratterebbe di un pesante arretramento per il campo presidenziale, che si trova costretto a prendere atto del fallimento della propria ricetta centrista, cuore di un macronismo che ormai non sembra più essere incarnato da nessuno. Neanche dallo stesso Macron.
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SCHOLZ IN POLONIA
Il cancelliere della Germania Olaf Scholz si reca oggi a Varsavia per prendere parte alle prime consultazioni governative polacco-tedesche (polnisch-deutsche Regierungskonsultationen) negli ultimi sei anni. Secondo quanto riportato dalla Frankfurter Allgemeine Zeitung, il cancelliere avrebbe portato con sé un piano d’azione di 30 pagine. Tra le iniziative previste figurano gesti per mitigare le ferite storiche tra i due paesi: un piano di sostegno finanziario alle vittime della seconda guerra mondiale e un progetto per la realizzazione della Casa tedesco-polacca (Deutsch-Polnische Haus), la cui costruzione è prevista a Berlino per commemorare l’occupazione della Polonia. Inoltre, nelle 30 pagine figurano proposte sulla politica di sicurezza, in particolare riguardo a una più stretta cooperazione nelle esercitazioni congiunte e a possibili programmi di armamento.
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LA CINA A CUBA
Alcune immagini satellitari analizzate dal think tank Center for Strategic and International Studies (Csis) mostrano che la Cina avrebbe espanso le proprie installazioni usate per intercettazioni elettroniche nell’isola di Cuba. Inoltre, le immagini hanno rivelato l’esistenza di stazioni dell’intelligence cinese che erano finora sconosciute, di cui una a 70 miglia dalla base americana di Guantánamo. Tali centri possono essere utilizzati dai cinesi per la raccolta informativa su obiettivi militari e civili statunitensi. Inoltre, testimoniano un più ampio tentativo da parte di Pechino di guadagnare influenza nell’emisfero occidentale così da mettere più pressione agli Stati Uniti. Nell’ultimo rapporto annuale della comunità di intelligence americana sulle minacce alla sicurezza nazionale si legge infatti che la Cina punta ad assicurarsi l’accesso a basi militari sul territorio cubano.
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