Gli USA negano la libertà a Leonard Peltier, l’indigeno in carcere da mezzo secolo
da L’INDIPENDENTE ONLINE (Dario Lucisano)
La Commissione per la libertà vigilata degli Stati Uniti ha comunicato a Leonard Peltier (Turtle Mountain Ojibwe), membro dell’American Indian Movement (AIM), la negazione della libertà condizionale, dopo una prima udienza che si era tenuta il 10 giugno scorso – la prima in 15 anni. La nuova udienza si è tenuta davanti all’esaminatore della Commissione per la libertà vigilata all’interno del penitenziario Coleman, in Florida, un carcere di massima sicurezza dove Peltier sta scontando due ergastoli consecutivi per l’uccisione di due agenti dell’FBI, Jack R. Coler e Ronald A. Williams, nella riserva indiana di Pine Ridge nel 1975. Peltier, 79 anni, è in carcere da quasi 50 anni e ha sempre sostenuto la sua innocenza, mentre ci sono prove evidenti dell’iniquità del processo a suo carico. L’avvocato di Peltier, l’ex giudice distrettuale degli Stati Uniti Kevin Sharp, ha detto che la lotta per la libertà di Peltier è lungi dall’essere finita. Mentre per il governo USA Peltier è un assassino, per molti altri rappresenta un prigioniero politico.
L’udienza per la scarcerazione di Peltier si è tenuta lunedì 10 giugno e il verdetto è stato emesso martedì 2 luglio. La prossima udienza è fissata per il 2026. Nel corso dell’udienza, Sharp ha sottolineato davanti ai giudici tanto la buona condotta portata avanti dall’imputato nei suoi quasi 50 anni di carcere quanto il suo stato di salute ormai cagionevole per ragioni dovute anche all’età, stressando la lunghezza dell’incarcerazione a cui è stato sottoposto l’attivista: «questa decisione è per gli Stati Uniti una occasione mancata per riconoscere finalmente la cattiva condotta dell’FBI, e per mandare un messaggio al Paese Indiano riguardo all’impatto delle azioni federali e delle politiche governative negli anni ’70». Di diversa opinione il direttore dell’FBI Christopher Wray e in generale i portavoce dell’ufficio investigativo federale statunitense: «non c’è quantità di tempo passata in prigione che cambierà mai i fatti relativi agli omicidi degli agenti speciali dell’FBI Coler e Williams. Al Signor Peltier sono stati concessi i suoi diritti e i dovuti processi più e più volte, e ripetutamente il peso dell’evidenza ha supportato la sua pena e la sentenza a vita».
La storia di Leonard Peltier è lunga e complicata. Attivista per i diritti civili dei nativi americani sin da giovane, nel 1975 Peltier si trovava nella riserva di Pine Ridge, dove i due agenti dell’FBI Coler e Williams dichiararono di stare inseguendo il nativo Jimmy Eagle, ricercato per furto con scasso. Gli agenti, probabilmente pensando di aver individuato il veicolo di Eagle, aprirono il fuoco contro il ranch senza identificarsi. Peltier e gli altri che si trovavano con lui, senza sapere chi stesse sparando e perché, risposero a loro volta al fuoco. Nel giro di pochi minuti, circa 150 agenti della squadra SWAT del FBI, del BIA e altre squadre armate circondarono il ranch. Nella sparatoria Coler e Williams persero la vita e Peltier fu accusato assieme ad altri nativi, i quali vennero tuttavia assolti. Lui, invece, venne scelto come capro espiatorio a cui fare scontare una pena esemplare. Il processo a suo carico, infatti, fu costellato di irregolarità, prove false (prodotte dallo stesso boureau) e minacce ai testimoni. Attivisti, politici, intellettuali e pensatori di tutto il mondo da anni chiedono la sua grazia. Fino ad oggi, tuttavia, l’appello è rimasto inascoltato.
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