Hans Magnus Enzensberger: Equisetum
Nato in Baviera nel 1929, Enzensberger è uno dei più noti scrittori e poeti tedeschi contemporanei. Il testo che segue, tratto dalla raccolta Più leggeri dell’aria. Poesie morali (trad. di Anna Maria Carpi, Einaudi 2001), è dedicato a “un genere di piante vascolari Pteritodofite appartenenti alla famiglia Equisetaceae, conosciute comunemente con il nome di code di cavallo. Sono tra gli organismi più antichi della terra: il ritrovamento di resti fossili di alcune specie dell’ordine delle Equisetales indicano che erano piante diffuse già alla fine del Devoniano (395 – 345 milioni di anni fa). Dal punto di vista filogenetico sono piante più primitive delle angiosperme, infatti sono senza organi sessuali distinti, si propagano e si riproducono per mezzo di spore. Al genere Equisetum appartengono 15 specie, delle quali poco meno di una decina sono proprie della flora italiana” (da Wikipedia). Quale potenza arcaica e nello stesso tempo futura è rappresentata allegoricamente dall’equiseto?
Con l’equiseto le cose stanno così:
è stato anche più grande, un tempo,
qualche cento milioni d’anni or sono.
Devoniano, permiano, triassico –
quelli sì erano tempi.
Più tardi i suoi graziosi germogli
servirono alla nonna a pulire l’unto dei tegami.
Adesso non serve più,
solo coi suoi progenitori, estratti
dal profondo, si fa ancor oggi fuoco.
L’equiseto ci ignora,
non ha bisogno di noi, si moltiplica inosservato.
Sta lì in attesa, nel melmoso scolo
della strada, più semplice di noi
e invincibile quindi.
Il gigante futuro attende quieto
la sua magnifica geometria.
Commenti recenti