Berlino, Roma e i dolori del giovane euro

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5 risposte

  1. Non ci pare dica cose nuove, cose che si sono già lette ed abbondantemente scritte.

    Felicitazioni a Limes

    Manca tutta la parte relativa all'asse del conflitto dissimulato fra USA e Germania.

    La Germania non ha l'abilità e le competenze ideali politiche e filosofiche per assurgere ad un ruolo di egemonia. O almeno, queste competenze non sa utilizzarle in maniera più propria e pertinente. Gli USA, invece, hanno una più grande tradizione di dominatori, che gli viene anche dall'esperienza inglese.

    L'articolo ad ogni modo non chiarisce bene quali sono stati i processi storici che hanno portato la Germania a chiudersi dentro questo ruolo infantile. In verità manco noi l'abbiamo ben chiarito, e l'abbiamo dato per scontato che si conoscesse. Ma ancora un volta spero sia chiaro che ciò che cominciò nel 1870, e che ha visto non solo celebrarsi da allora la guerra franco-prussiana ma due funeste e sanguinose guerre mondiali, non è un processo ancora terminato e chiuso, storicamente chiuso.

    Altro che secolo breve, il XX. E' cominciato molto prima, e non è ancora finito. Ed esso non si identifica affatto con il comunismo e l'URSS, che ricordiamo fu invenzione di Berlino, quando dalla Svizzera fece passare un treno blindato che portava il compagno Lenin a finire ciò che i servizi avevano cominciato, nella speranza di liberarsi dal fronte orientale, l'incubo dei tedeschi, il vero incubo dei tedeschi. La parentesi URSS e comunismo reale è solo un accidente nel quadro delle egemonia e delle relazioni internazionali esistenti da quando la Gran Bretagna ha definitivamente perso la sua egemonia mondiale. E la Germania è stata sconfitta per 2 volte consecutive non dall'Europa, ma dagli USA, sul fornte francese nella I GM, e sul fonte occidentale nella II GM. Ma ciò non ostante, il miglior alleato della Germania restano gli USA. E su questo paradosso che si inserisce la crisi (ed il controllo) delle periferie europee.

  2. stefano.dandrea ha detto:

    Come niente di nuovo? E questo: "sarebbe anche bene che qualcuno, nei cosiddetti paesi debitori, evidenziasse con maggiore enfasi l’entità dei sacrifici cui i tedeschi si sono sottoposti per riedificare l’Est. In ultima analisi, la Germania è riuscita a tenere in riga i conti pubblici e a mantenere competitiva la propria industria pur sborsando l’equivalente di 200 miliardi di marchi all’anno per vent’anni a favore dei Länder orientali. Dieci volte più di quanto il nostro Nord abbia dato al Mezzogiorno in oltre un secolo.". Effettivamente mi dicono che i tedeschi non hanno preso tredicesima per dieci anni. Altro che promuovere i consumi interni!

    E fino all'introduzione dell'euro non c'erano "compensi" generati dal meccanismo dell'euro.

    Il punto assurdo mi è sempre sembrato quello di coloro che vorrebbero condannare la Germania perché segue una politica mercantilista. Non è chiaro poi perché bisognerebbe condannare anche gli usa che invece sono un paese importatore netto ossia un paese parassita.

    Il parassitismo degli Usa, come un tempo quello Inglese è il frutto di una potenza politico-militare. Il potere politico (non militare) della Germania è frutto del mercantilismo.

    Come mettere sullo stesso piano parassitismo e mercantilismo? Come fare ad apprezzare stoltamente chi importa più che esportare, anziché chi fa il contrario?

    Sarebbe meglio il pareggio? Lo si cominci a imporre agli stati uniti, se si ha voglia di fare i moralisti.

    Noi dobbiamo uscire dall'Unione europea perché è un mostro; ma non perché la Germania è un mostro o è inadempiente a trattati che altrimenti potevano funzionare. Né esiste alcuna ragione per condannare il mercantilismo di altri paesi. Basta controllare la circolazione dei capitali e pretendere l'autorizzazione amministrativa per le importazioni e il mercantilismo di un paese straniero è sconfitto.

    La verità è che molti sono stupiditi dal libero scambio e quindi, dinanzi a un paese mercantilista invece di dire "guardate che il mercantilismo glielo facciamo fare noi; basta abbandonare la mometa unica e reintrodurre vincoli alla circolazione dei capitali", declamano "Germania brutta e cattiva e mercantilista che ci costringe ad avere una politica commerciale, doganale e monetaria".

    Diamine il mercantilismo tedesco costringe l'Italia ad essere (a tornare) libera e sovrana e tu italiano te la prendi con il mercantilismo tedesco?

    Per carità e per l'amor del cielo. In questo sciocco atteggiamento c'è sempre il fogno europeo, ossia il fogno dell'estinzione dell'Italia.

  3. Il ruolo della Germania in Europa (il patto geopolitico che sottosta) è per certi versi molto simile a quello che ha funzionato nel dopoguerra fra Nord e Sud Italia. E che saltò all'indomani del crollo del Muro di Berlino, con l'ascesa della Lega Nord.

    Ad ogni modo, non ci sono recriminazioni contro la Germania, tanto meno contro gli USA (che potenza militare lo sono diventati grazie agli europei). Si è solo sottolineato che la partita in Europa  storicamente giocata e che ancora si gioca ha visto in fasi alterne (e dissimulate) l'alleanza fra USA e Impero Prussiano e poi III Reich. E poi dopo con la divisione della Germania, l'appoggio ai tedeschi da parte degli USA non è mai mancato. E che non è mancato nella decisione della riunificazione. Che poi, per qualità culturali, sappiano fare sistema (interno) ed essere "efficienti" nelle indicazioni che Tu sopra ricordi, non toglie nulla al fatto che pensano di essere i migliori d'Europa (o di incarnare lo spirito oggettivo europeo), e legittimati ad esercitare un'egemonia che nella pratica è solo infantile nelle sue manifestazioni. E resta più che chiaro che non sono loro i brutti e i cattivi (posizione che fa il paio con il loro infantilismo), ma noi che abbiamo smarrito il ruolo geopolitico da giocare nello scacchiere del Mediterraneo (e quando qualcuno ci ha provato, sono volate bombe e omicidi e destabilizzazioni politiche). Forse questo ruolo è molto difficile ricoprirlo con piena autonomia, proprio per l'importanza strategica che l'Italia riveste sul piano geopolitico. E per il fatto che scontiamo una storia politica e nazionale che  ha solo trovato motivazioni patriottiche se non unicamente nella Resistenza e in quanto poi se n'è determinato con la Costituzione. Il resto è becera storia di sottomissione ed eterodeterminazione.

     Non è osare il ricordare che i primi missili a testata nucleare in Italia furono installati solo con il primo governo socialista (a guida) italiano ( non da quelli a guida DC), e chi lo guidava (Craxi) pensava che il potere fosse quello rappresentato da Reagan e non quello che sosteneva quella maschera presa in prestito dal cinematografo, potere che invece non credo gli perdonò l'affronto sulla questione dell'Achille Lauro. Evidentemente Craxi non aveva ben compreso che in politica internazionale la lealtà non si misura dalle apparenze, ma dal rispetto dei limiti reciproci che si fissano, come l'abilità di De Gasperi e di Togliatti e di Nenni sepperò definire per un Paese che era stato sconfitto e che era stato liberato dal nazifascismo attraverso un'occupazione anche militare altrui. A riguardo, questo scritto di S. Settis su L'Espresso credo sia condivisibile:

    http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2013/06/23/nessuno-tocchi-la-costituzione-di-salvatore-settis/

    Infine, che ci sia un parallelo fra questa struttura d'Europa e il fatto che l'unica a trarne vantaggio sia la Germania ebbene è evidente. Per capacità di esser riusciti ad imporre la loro strategia rispetto al nulla altrui, ad una Francia che dopo Bonaparte (l'ultimo grande europeista della storia europea) si è semplicemente chiusa nel suo gretto nazionalismo sufficiente, per un'Italia dal ceto imprenditoriale ed industriale familista ed immaturo, una Gran Bretagna che aveva, già poco prima la I GM, perso la sua egemonia mondiale.

     

    Ad ogni modo, la chiosa finale del Tuo commento meriterebbe una più estesa analisi da parte Tua.  La soluzione che proponi è chiara, altrimenti questo blog non esisterebbe. Ma certamente soluzioni nel campo geopolitico ce ne sono anche altre che attendono, magari, di controreagire. 

  4. stefano.dandrea ha detto:

    Non avevo ben capito.

    Direi che condivido e apprezzo

  5. Piuttosto, questo passaggio ci appare essenziale da analizzare:

    "Più probabile che, se divorzio dev’essere, a prendere apertamente l’iniziativa sia il coniuge più volitivo e munito di dote. La Germania, ancorché restia a provocare un terremoto valutario che nell’immediato affonderebbe alcuni dei suoi principali mercati, potrebbe giungere alla conclusione che l’euro è un’opzione non più praticabile. Specialmente se il perdurare della crisi dovesse determinare un tracollo dell’export verso l’Europa e il mercato cinese non dovesse riuscire a compensare l’ammanco. Per ragioni uguali e contrarie, la Francia – che a differenza dell’Italia conserva una chiara concezione del proprio posto nel mondo, ma che a differenza della Germania ha una situazione economico-finanziaria assai precaria – potrebbe giungere alla medesima conclusione. "

    Su N.O.I. abbiamo perl'appunto scritto della via d'uscita (che abbiamo definito "moderatissima") del manifesto di Bagnai e Borghi, il quale prevede appunto che ad uscire dall'area euro sarebbero la Germania e l'area europea ad influenza germanica. Bagnai e Borghi non escludono che anche la Francia decida per questa soluzione, ma è anche probabile che restino con l'euro (ed insieme ai Paesi periferici). Secondo loro, se la Francia restasse nella moneta unica, le cose potrebbero facilitarsi. Ad ogni modo, il manifesto di B & B è l'anticamera del piano B europeo delle 2 monete europee. 

    Quello che accadrebbe sul piano dei trattati e degli accordi economici fra queste 2 diverse aree sarebbe un ritorno alla CEE. Più o meno.In questo momento, comunque, gli USA non hanno interesse a destabilizzare e favorire la crisi dell'euro (come invece lo hanno avuto all'inizio della sua storia per i timori di multipolarizzare il quadro geopolitico ed economico). Forse, prima di questa fase devono essere stabilizzate le aree a sud ed est del Mediterraneo.

    In ogni qual conto, è più che probabile che l'Italia rientri ancor più potentemente di prima sotto la più stretta influenza USA. L'attuale governo ne è lapalissiana evidenza. Ricordiamoci che mentre Napolitano stava discutendo l'attuale formazione governativa (che doveva essere filoatlantico e filoisraeliano, il min degli esteri sta lì a dimostrarlo!), Grillo (le cui abilità politiche spesso vengono sottovalutate) era in Germania a rilasciare interviste il cui tenore era: in autunno l'Italia non sarà in grado di pagare pensioni e stipendi, veniteci a comprare. 

    Esiste una terza via rispetto a queste due posizioni? Oppure l'Italia è condannata alla dominazione? E questa dominazione, se deve avvenire, potrà essere contrattata da una posizione che non ci veda impoveriti ancor più, come ci appare ormai tutti vadano convincendosi? E la battaglia sovranista, nella cornice di questo quadro forse ineluttabile, che ruolo politico dovrà giocare e come giocarlo? L'indipendenza energetica che gli USA prevedono di raggiungere nel 2020 (con il petrolio dalle sabbie canadesi, e il gas di scisto) quale incidenza produrrà sul PIL della Russia, se i prezzi del gas si ridurranno come previsto? E se il Mediterraneo, come già scrivemmo, è così ricco di gas, e inoltre dal 2019 saremo riforniti dal gas arzero attraverso il TAP, quali altre ed ulteriori destabilizzazioni produrrà ad oriente? Il ruolo della Cina (che attualmente è in fase di recessione, poichè un +5% di crescita lì significa questo) in Africa dovrà o no essere ridimensionato?

    Questo, ed anche molto altro, non consentono di fossilizzare la questione solo sul destino dell'euro e dell'Europa. Semmai, sul ruolo che questi debbono avere in questo scacchiere in movimento. E soprattutto sul modello economico e sociale che l'Europa deve avviare e diventare punto di riferimento politico-internazionale. Questa ci pare la felice intuizione, anche se grossolana, di B & B. Interessante, invece, il dibattito che si sta aprendo su main-stream. E lo sforzo di trovare ragioni unitarie fra economia della decrescita (o crescita selettiva, che è meglio dire), solidarietà sociale, politica della sovranità, sollecitazione da sinistra della sinistra, attenzione al M5S. Tanto da pensare che è ora di "fondere", prima di "fondare" un nuovo movimento sovranista, gli spazi di comune discussione.

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