Mary Kaldor: L’Europa e la “nuova guerra”

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3 risposte

  1. Lorenzo ha detto:

    Allucinata ricostruzione del processo di integrazione europea, priva di ogni addentellato colla realtà.

     

    L'unificazione europea occidentale (CEE e significativamente NATO) nasce e si sviluppa come un'alleanza in funzione anticomunista interamente dominata dal conquistatore anglosassone, che prosegue la secolare politica britannica volta a scongiurare egemonie continentali. Alleanza identica e speculare a quella dei satelliti sovietici in funzione anticapitalista ed antiamericana.

     

    Il grado di alienazione della Kaldor si rende evidente quando ricostruisce il crollo sovietico come "il punto alto raggiunto dai movimenti cosmopoliti del post-'68 – i figli della libertà". Il crollo sovietico è esclusivamente il risultato della vittoria statunitense nella quasi cinquantennale guerra non dichiarata combattuta fra le due superpotenze e relativi corteggi di satelliti.

     

    Dal fatto che un giornale come il Manifesto pubblichi una simile demenza si ricava bene anche il grado di svirilizzazione ed annaquamento cui è giunta la c.d. sinistra (per ridere): la storia non è più letta in termini di guerra (sia pure di classe), manipolazione del gregge e fioritura di ideologie pugnaci, ma come trionfo dei figli dei fiori e del potere all'immaginazione. I fumi di questa narrazione servono naturalmente a coprire il fattivo asservimento al regime plutocratico.

     

    Di valido, nell'articolo, c'è solo il riconoscimento del fortunato sgretolarsi del consenso passivo che lega il gregge mediatizzato al regime. Anche la crisi europea non è dovuta alle "regole del mercato unico e dell'euro": l'Europa sta semplicemente seguendo il suo padrone ed unificatore anglosassone sulla strada del capitalismo terminale che questo l'ha costretta ad intraprendere (certo aggravata da una moneta la cui introduzione è stata anticipata di 40 anni per tenere sotto controllo la Germania rinunificata).

     

    Anche le conclusioni sono vaghe e svolazzanti come un velo di seta: non si capisce cosa vorrebbe fare la Kaldor contro la situazione attuale. E non lo si capisce perché questi schiavi contro la situazione non vogliono fare proprio niente: sanno che se il regime crolla finiscono anche i loro stipendi e le loro pensioni, sanno che con esso finisce probabilmente nella pattumiera della storia anche la loro mitologia antinazista e antirazzista, hanno orrore del caso di eccezione, cioè della guerra, cioè della vita. Che differenza rispetto ai socialisti d'inizio secolo che vagheggiavano sì il sol dell'avvenire, ma intanto parlavano di odio di classe, di guerra civile, di dittatura del proletariato!

     

    E allora i nostri manifestini & C. fanno quel che fan tutti in questa società putrescente: campano nell'oggi ed evitano di pensare a un domani sempre più minaccioso. Il rifiuto di pensare, per un giornalista o un intellettuale, si traduce ovviamente in un pensiero trasognato e regressivo come quello dell'articolo.

  2. stefano.dandrea ha detto:

    Mai lette tante idiozie, ipocrisie, falsità, assurdità in un solo articolo.

    Bene a fatto Giampero a pubblicare questa sconcezza. Ormai è chiaro che chi continua a leggere Il manifesto non è di destra (ma un bel po' lo è) non è di sinistra (figuriamoci) non è popolare (è ultra elitista)_ è semplicemente uno scemo. E lo dice una persona che ha letto quotidianamente Il Manifesto per dieci anni. Allora si trovavano sul quotidiano articoli dalle posizioni contrastanti ma almeno alcuni erano informativi e altri interessanti. Un articolo del genere spero che sia il segno della fine definitiva del quotidiano. Mandiamolo online questo giornalaccio! E auguriamoci che tra due anni i patrioti italiani avranno un giornale online più letto di quanto sia adesso questo spregevole giornale.

  3. Giampiero Marano ha detto:

    Stefano, quello che dici sul "manifesto" è giusto ma, più in generale, riguarda tutta la cosiddetta sinistra radicale/altermondista giunta meritatamente al capolinea. Il teorico che meglio rappresenta lo sfacelo è senza dubbio Toni Negri, con la sua idea che l'Impero non sia imperialista: un catastrofico gioco di prestigio intellettuale che trascina praticamente ogni cosa con sé e spiega bene l'attuale impasse.

    Mary Kaldor mi sembra grosso modo sulle stesse posizioni. L'interesse di questo articolo deriva proprio dall'essere uno scritto militante, di parte, come dimostrano le affermazioni propagandistiche, false, retoriche, sulla missione "provvidenziale" dell'UE. Al contempo, però, vi sono espressi, o meglio adombrati, alcuni concetti forti che l'ARS sostiene da sempre. Per esempio l'inesistenza del popolo europeo ("cosmopolitismo dal basso", lo chiama la Kaldor). Oppure l'impossibilità di un cambiamento di rotta, da parte dell'Europa a trazione tedesca, in materia di politica economica e monetaria. E infine la stroncatura degli Stati Uniti d'Europa ("autorità politica cosmopolita").

    In sostanza, in quest'articolo vedo sia l'ammissione di un fallimento sia il timore di affrontarlo a viso aperto.

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