Protezionismo e guerra: ignoranza o vergognosa codardia?
Stefano D'Andrea ARS
Economisti, politici e commentatori ripetono ossessivamente un ritornello sul protezionismo: "il protezionismo conduce alla guerra o rischia di generare guerre". Si badi, non alla "alla guerra commerciale" ma alla guerra vera e propria. La guerra commerciale, infatti, non è una guerra. Chi compie un'azione di guerra vera e propria sferra un colpo verso l'avversario sperando di ottenere un vantaggio. Al contrario, chi adotta una misura protezionistica, aspira a generare un vantaggio per sé, accettando che lo Stato che si reputa colpito adotti una contromisura protezionistica. Alla eventuale contromisura si potrà reagire o no, se si reputa, nella seconda ipotesi, che l'equilibrio ottenuto sia preferibile a quello originario.
In generale, le guerre commerciali conducono semplicemente ad un nuovo equilibrio fra gli Stati coinvolti, un equilibrio che è caratterizzato da minori scambi commerciali tra Stati (riduzione del commercio internazionale) e da un controllo degli Stati e dei popoli sul capitale, che dunque circola meno: sia sul capitale estero, che è limitato nella possibilità di investimenti diretti esteri e di prestiti, sia sul capitale nazionale, che viene limitato nella possibilità di valorizzarsi all'estero e costretto a valorizzarsi in patria, sovente con minori profitti ma più occupazione.
Ai promotori del terrorismo ideologico contro il protezionismo chiedo:
1) quali casi conoscete nei quali il protezionismo ha generato una guerra vera e propria;
2) nei casi che conoscete, è stato il paese protezionista ad iniziare la guerra o il paese che pretendeva il mercato aperto?
Cari comuni cittadini che ripetete a pappagallo e senza riflettere slogan ascoltati da economisti, politici e commentatori ignoranti o schierati con il capitale o da quest'ultimo finanziati, finendo per partecipare attivamente alla propaganda del capitale – cari consumatori di slogan del capitale – non avete il dubbio che il protezionismo conduce alla guerra soltanto nel senso che talvolta chi si protegge al di là di quanto consente il grande capitale viene aggredito?
Se ne avete consapevolezza e ciononostante accusate ipocritamente il protezionismo di generare guerre abbiamo il diritto di definire la vostra posizione come vergnognosamente codarda?
Ottimo! Su questo tema consiglio di leggere anche una bellissima intervista al prof Brancaccio di qualche anno fa. Brancaccio a volte fa dei distinguo che capisco ma non condivido. Però la sua critica al "liberoscambismo di sinistra" è perfetta:
http://www.emilianobrancaccio.it/2012/10/20/emiliano-brancaccio-il-rifugio-dalleconomia-globale-sara-un-ritorno-al-protezionismo/