Meraviglioso discorso della professoressa Rajna Dragićević sul ruolo degli insegnanti
fonte Balcani e Caucaso
Il discorso di una professoressa di lingua serba – ai suoi studenti che si laureano – scuote il dibattito nell'intera regione. Cosa significa insegnare, cosa essere professori? Le parole della professoressa, il commento di Božidar Stanišić
Fino al mese di luglio di quest’anno il nome della quarantacinquenne professoressa Rajna Dragićević (nata nel 1968) era conosciuto a Belgrado, in Serbia e altre regioni dell’ex Jugoslavia solo nel contesto degli studi linguistici. Rajna Dragićević, che alla facoltà di Filologia di Belgrado, insegna lingua serba, lessicologia, storia della lessicografia e lessicografia pratica, è infatti autrice di oltre cento contributi scientifici, varie monografie, manuali per gli studenti liceali e universitari.
Invitata alla festa dei laureandi della sua facoltà ha tenuto un discorso agli studenti. Il giorno dopo alcuni di loro ne hanno portato il testo al quotidiano belgradese Blic che l’ha pubblicato integralmente. La riflessione di Dragićević sul ruolo degli insegnanti (con una particolare attenzione ai temi etici), della scuola e della cultura in Serbia ha suscitato delle reazioni diverse sia nel paese, che, inaspettatamente, nell’intera Regione.
Il discorso
"Cari studenti, stimati colleghi, cari laureandi
nello stesso giorno della vostra festa di laurea sono stati rinviati gli esami per la licenza ginnasiale perché i test sono stati illegalmente pubblicati. E’ solo una delle manifestazioni del crollo del nostro sistema educativo e del sistema sociale a tutti i livelli.
Arrivando alla vostra festa, osservandovi così ben vestiti, sorridenti, giovani e pieni d’energia positiva, mi chiedevo se riuscirete a mantenere il vostro ottimismo anche dopo la laurea e quando vi confronterete con i bassi stipendi, con il mancato rispetto della vostra professione di insegnanti, con studenti abbastanza disinteressati, con i loro genitori sempre disposti a dare ragione ai propri figli (anche se così li danneggiano), con le varie pressioni, con il disprezzo.
Molte cose attorno a voi uccideranno la vostra motivazione. Tuttavia, se chiedete la mia lista delle professioni più alte, io metto nell’ordine: professore, medico, avvocato, giudice, ingegnere e, ripeto ancora, professore. Se chiedete a tutti i genitori del mondo che mestiere vorrebbero per i loro figli, vi risponderanno con le medesime parole.
I vari analfabeti e semianalfabeti che oggi si considerano facilmente manager, le conduttrici e i conduttori di trasmissioni che, sebbene ignoranti, pretendono di essere giornalisti e i cantanti di turbo-folk che si immaginano artisti, per non parlare di vari art director, consulenti finanziari, product designer, back office amministratori.
Dietro i sonori nomi di queste professioni spesso si nascondono truffatori che, non riuscendo a stare al passo con i tempi richiesti dallo studio universitario, pensano che la stima si possa ottenere più in fretta e cambiano professioni come se fossero calze sporche”.
Non dimenticate che un professore, un medico o un giudice non può autoproclamarsi tale.
Siate orgogliosi della vostra professione che si pratica solo con uno studio perseverante e diligente, con l’autocontrollo, lavorando notte e giorno, rinunciando a molte cose. Non permettete a vari titolari di ristoranti, imprese, aerei privati, case di lusso, persone arroganti, vanitose e autoreferenziali che vi tengano lezioni sul successo.
Non permetteteglielo perché VOI SIETE PROFESSORI, e loro sono solo proprietari di metri quadrati!
Tentano di svalutare il vostro lavoro. Tenete presente che voi siete i custodi della dignità della vostra professione. Il titolo di professore viene acquistato con molto impegno e bisogna fare altrettanta fatica continuando ad investire nel sapere su cui tale titolo si fonda. Rendete conto del vostro comportamento anche fuori della scuola, riflettete sul vostro modo di vestirvi, di mettervi in relazione con i colleghi, con gli studenti e con i loro genitori.
Se vi umiliate ai vostri stessi occhi, sarete osservati con disprezzo anche dagli altri. Siate orgogliosi e convinti del vostro ruolo, decisi nell’intenzione di studiare per tutta la vita perché voi siete PROFESSORI!
Vogliate bene ai vostri studenti. Fate emergere ciò che in loro è nobile, anche se non ne sono coscienti, anche se lo hanno nascosto a se stessi. Alzate il livello della loro autostima. Non regalate loro mai i voti ma fate continuamente in modo che i loro risultati possano migliorare. Riconoscete e stimate il loro impegno. Fate capire che possono avere successo se studiano. Non spegnete la loro volontà.
L’autorità di un insegnante non si conquista con la severità eccessiva, né con il potere arbitrario ma con la giustizia, nella reciproca condivisione. Lodate i migliori perché in questo modo anche gli altri troveranno degli stimoli. Date l’occasione a tutti di essere i migliori, almeno qualche volta.
Non siate i compagni dei vostri studenti. Non avvicinatevi a loro come se lo foste. Costruite voi le regole, i confini e i fili da tenere in mano in aula. Loro sono studenti, VOI SIETE I PROFESSORI!
Non dimenticate che la vostra materia (la lingua e letteratura serba, ndt.) è al primo posto nel registro di classe e che con i vostri studenti passerete più tempo dei vostri colleghi. La vostra influenza sarà più importante. Siate coscienti di questa responsabilità. Come professori di lingua serba, voi siete i custodi della nostra lingua e della nostra cultura.
Insegnate ai vostri studenti ad amare il proprio paese. Spesso si sente che i professori consigliano ai loro migliori studenti di emigrare quanto prima possibile. Il buon successo negli studi è considerato il miglior lasciapassare per andarsene dalla Serbia. Proviamo a capovolgere la prospettiva! Fate vedere agli studenti migliori che proprio loro potranno aiutare la convalescenza del paese perché possa diventare un buon luogo per vivere. Non permettete loro di andarsene, né di lasciare il paese nelle mani di persone non degne.
Dite ai vostri studenti che l’impegno della loro vita è la lotta contro il fango in cui stiamo affondando. Proponete loro il significato della responsabilità civile perché si convincano che nessuno tranne loro potrà ripulire questo paese. Se vi impegnate, vedrete che vi ascolteranno – VOI SIETE I PROFESSORI!
Siate certi che i semi di tutte le riforme economiche, politiche, culturali e morali di questo paese potranno germogliare non solo in famiglia, ma anche nella vostra aula, proprio nelle lezioni di lingua e letteratura serba! Perciò impegnatevi ad essere un modello per i vostri studenti.
Andate alla guerra contro tutte le attricette, gli sponsor falsi, i magnati, gli uomini d’affari e vinceteli.
Voi dovete diventare il loro punto d’orientamento, il faro della loro vita! Per quella guerra avete ogni giorno quarantacinque minuti. Non sono pochi. Vincerete se tutti gli argomenti da insegnare saranno presentati in modo interessante, fresco, emozionante. Otterrete il successo solo se conoscete molte cose, se amate il vostro lavoro e se vi dedicate al vostro impegno.
Gli studenti sono in grado di riconoscerlo in modo infallibile. Non fate caso alla poca preparazione dei vostri colleghi, al fatto che molti non fanno nulla e sono pagati lo stesso, non fate caso al marciume attorno a voi e non arrendetevi. Che la vostra lezione sia un’oasi nel deserto, il punto di luce nel buio, un granello di senso nell’assurdo.
Voi avete una missione: se riuscite a riconquistare l’autorità della scuola e del sapere (che non si possono raggiungere con nessuna legge ma con l’entusiasmo degli insegnanti) tutte le barriere che ostacolano la vita migliore in Serbia cadranno a effetto domino. Dalla lezione di lingua serba alle riforme economiche! Dalla lezione di lingua serba alla lotta contro la corruzione! Dalla lingua serba all’universo!
Il vostro potere è immenso e il vostro compito è di portata strategica. In ciò consiste la differenza fra voi e vari manager, consulenti, coordinatori, amministratori, ricchi proprietari di aziende e altri venditori di nebbia. Nelle loro mani ci sono progetti, aziende, aerei e camion, nelle vostre è il futuro di questo paese. Non dimenticate mai – VOI SIETE I PROFESSORI".
I commenti
Il discorso della professoressa Dragićević in realtà è un invito alla resistenza contro i valori falsi presenti nella società serba piena di contrasti sociali e culturali. Chi conosce la realtà di altre parti dell’ex Jugoslavia potrebbe facilmente togliere l’aggettivo ‘serba’ e aggiungerne un altro, ad esempio bosniaco-erzegovese, montenegrina e così via.
Il dibattito sull’argomento (più ricco sulle pagine web, dove hanno partecipato migliaia di persone, che sui giornali) ha mostrato che la maggioranza dei cittadini non ha dimenticato quali siano i valori di una società civile. Da anni impotenti, rassegnati e scoraggiati dalla dominazione sociale ed economica della classe dei nuovi ricchi, dall’onda della subcultura e delle sue varianti turbo-folk , molti cittadini della Serbia hanno reagito positivamente a questo discorso (nei sondaggi oltre il 70% ha riconosciuto il ritorno ai valori basilari) sostenendo la riflessione della professoressa con un entusiasmo da tempo inaudito.
Le hanno dato sostegno anche Vuk Jeremić, attuale presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU, l’ex giocatore di pallanuoto Aleksandar Šapić, numerosi insegnanti liceali e universitari, fra cui anche il preside della sua facoltà la professoressa Aleksandra Vraneš…
Le accuse però non sono mancate. Qualcuno nel discorso di Dragićević ha rilevato snobismo culturale, qualcuno lo ha criticato perché sembra riservato a un élite (si tratta evidentemente di coloro che da anni non vedevano nulla di strano sia nella propria indifferenza alla situazione sociale, sia nell’ammirazione della subcultura dominante e, meravigliati dalla reazione inaspettata dalla maggioranza dei cittadini, non sapevano esprimere altro …)
Alcuni studenti si son espressi con la massima sincerità: “Volevamo già scegliere un altro mestiere…” E il discorso che parla chiaramente dei pilastri di una società civile – scuola, cultura, scienza, sanità, giustizia – è arrivato come una scossa positiva. Lo vivono anche come un invito alla lotta contro il provincialismo. “Un giorno voglio essere come lei, amare il lavoro di professore, motivare i miei studenti…” dice uno dei suoi studenti.
E un vecchio maestro, che non ha firmato il suo commento: “Figlia cara, ti bacio la mano…”
Alla fine mi chiedo quanto il discorso della prof.ssa Dragićević sia limitato alla sola Serbia e alla regione balcanica.
Perfetto.
Al solito ogni discorso (per quanto intelligente e vibrante come questo) si lascia interpretare in diversi modi. Vero è che nell'attuale modello di darwinismo sociale il parvenu che comanda non conosce nè cultura nè modi. Ma è innegabile che se tali parvenu sono arrivati ai piani alti è perchè non c'è stata sufficiente resistenza (o guerriglia).
E se proprio vogliamo dirla tutta non è che il corpo accademico sia esattamente immune da difetti, il principale dei quali è il fenomeno dei baroni che si comportano proprio come quei parvenu che vengono qui (giustamente) criticati: non sentono critiche e non intendono muoversi secondo altre direttive che non siano le loro.
Insomma non sono convinto che tutti i professori abbiano la chiarezza e l'onestà di Rajna, e l'attuale lamento mi suona tanto da quella "macelleria sociale" denunciata da Squinzi, che pure è a capo di quella potentissima macchina che si chiama Confindustria.
Quando viene individuato un nemico lo si combatte. Lamentarsi va bene, ma non serve a cambiare le cose.
Tonguessy,
credo che tu non abbia letto bene o che ti siano sfuggiti alcuni passaggi:
– "Spesso si sente che i professori consigliano ai loro migliori studenti di emigrare quanto prima possibile. Il buon successo negli studi è considerato il miglior lasciapassare per andarsene dalla Serbia. Proviamo a capovolgere la prospettiva! Fate vedere agli studenti migliori che proprio loro potranno aiutare la convalescenza del paese perché possa diventare un buon luogo per vivere. Non permettete loro di andarsene, né di lasciare il paese nelle mani di persone non degne".
"Non fate caso alla poca preparazione dei vostri colleghi, al fatto che molti non fanno nulla e sono pagati lo stesso, non fate caso al marciume attorno a voi e non arrendetevi".
L'articolo sottolinea il ruolo dei professori (di lingua madre in particolare) e dà preziosi suggerimenti e una elevata motivazione ai nuovi insegnanti. Il ruolo è diverso da quello dei manager. Poi ci sono bravi e cattivi professori. Ma questa osservazione, sebbene non pertinente con il discorso sul ruolo dei professori e con quello volto a motivare, esaltare e indirizzare i futuri docenti, è ben presente nel discorso della professoressa, che quindi oggettivamente non merita le tue osservazioni.
Caro Stefano,
il mio era un elogio al discorso della Dragicevic ("intelligente e vibrante" l'ho chiamato) e al tempo stesso una considerazione sulla situazione attuale, che la stessa professoressa chiama marciume, poca preparazione, persone non degne e via dicendo.
Quindi non credo di avere detto niente di nuovo: cosa permetta a tale marciume e gente poco preparata di accedere a dei ruoli essenziali per il benessere di uno Stato è argomento troppo complesso e delicato per poter essere discusso in un commento.
Per concludere ricordo solo il pensiero di Canfora:"il luogo dove le tendenze oligarchiche dominanti possono e devono essere messe in discussione è il laboratorio immenso costituito dal mondo della formazione e della scuola"
Ammesso che tale laboratorio non consigli l'emigrazione, ben s'intende.
Ciò che mi ha colpito, al di là di tutto, nel discorso della professoressa serba è che avrebbe benissimo potuto farlo un qualunque prof. del NOSTRO paese. E quindi mi chiedo: come è possibile che la condizione socio-culturale dell'Italia sia uguale a quella di un Paese che è passato da una terribile guerra inter-etnica ai bombardamenti NATO, ha visto dissolversi una nazione ed ora si sta faticosamente ricostruendo? Forse, dopotutto, avevano ragione i catastrofisti che vedevano nel berlusconismo, più che nella persona di B., la decadenza della cultura indotta dall'esistenza commerciale e dal culto della visibilità…
L'articolo è molto bello e dice profonde verità, l'osservazione di Tonguessy è appropriata e soprattutto si inserisce nel solco dell'importante domanda finale sull'applicabilità al nostro sistema. Per la mia esperienza personale di precario (tristemente) quindicennale la mentalità finanziaria, anzi capitalistica, ha ormai contaminato il mondo accademico italiano in modo acuto. Il barone di ieri si è trasformato nel professore-manager di oggi e questo ha costituito un palese peggioramento.
Nell'era della moralizzazione portata dal capitalismo sono stati introdotti i finanziamenti a progetto, il feticismo per gli spinoff ed il fanatismo bibliometrico. Attraverso questi meccanismi la ricerca è stata spesso spinta verso tematiche di basso (infimo) profilo. La spinta a trovare uno sbocco applicativo per ogni cosa ha scatenato effetti ben descritti dalla vecchia canzone di Arbore: "e ti perdi la stima se non trovi la rima". Ad esempio, "metafisica" non va bene ma "metafisica del pecorino romano" invece sì, perché promuove i prodotti tipici locali e magari la regione Lazio te lo finanzia. E' ironico ma ho visto progetti e spinoff di dubbia consistenza ricevere finanziamenti a volte anche a sei zeri. Questo ha prodotto anche un altro perverso risultato: selezionare una classe dirigente accademica cinica e spregiudicata marginalizzando quelli che non si piegavano a questa ipocrisia. Questa è la via attraverso cui i parvenu di cui parla Tonguessy hanno raggiunto i massimi livelli dell'accademia. E sono persone che, a differenza di alcuni (prepotenti) baroni vecchio stile che pure ho conosciuto, spesso non hanno alcun interesse per lo spessore scientifico dell'attività che svolgono. Seguono ossessivamente le loro competizioni settarie che sono fini a se stesse. Ho visto, ad esempio, anche un laureato in lettere prendere il dottorato in ingegneria del nocciolo (sto cambiando un po' le cose, ma non di molto) perché il suo protettore voleva prendere una pedina in più rispetto agli altri baroni.
In tutto questo il precario universitario è, come ho scritto, una pedina, un untermentschen. E' una figura inquadrata in un profilo di estrema debolezza, peggiore anche di quella del precario a scuola. Abbandonato di fatto dallo stato che ha prodotto leggi talmente vaghe da essere inesistenti, esposto alle intemperanze umorali del (troppo) potente parvenu di turno che però ha, per sè, tutte le tutele e che non esita a sfruttare questo differenziale a suo vantaggio. Ho impiegato molto tempo a capire questo mondo perché non avrei immaginato che il tempio della conoscenza potesse essere un posto così poco civilizzato. Posso dire di avere capito cosa significa banalità del male. In una società civile li si porterebbe davanti ad un tribunale, ma temo che questo mio semplice desiderio di giustizia non troverà mai applicazione.
Comunque è un argomento interessante di cui occorerebbe discutere più ampiamente.
Ho impiegato molto tempo a capire questo mondo perché non avrei immaginato che il tempio della conoscenza potesse essere un posto così poco civilizzato. Posso dire di avere capito cosa significa banalità del male.
Tristemente quoto.
Ho un'amica astrofisica che, vicina alla pensione, ha deciso di non aderire più alla "quantità" di pubblicazioni necessarie alla carriera, ma di svolgere quelle lunghe ricerche che le piacciono. Lo fa solo per il piacere di quello studio di cui parla Stefano, ma che non le potrà portare alcun miglioramento accademico o salariale.
E' la legge del parvenu che siede nel consiglio di amministrazione di ciò che Canfora chiama "laboratorio immenso" in grado di mettere in discussione le attuali oligarchie. C'è da pensare….
Giovanni,
ti ringrazio per questo tuo intervento, che non ha bisogno di condivisioni perché dice palesi verità. Io vivevo solo per lo studio e sono stato più fortunato di te, perché sono entrato. Ma il sistema ha fatto di tutto per scoraggiare ed estinguere la mia passione. Tutto ciò che il sistema offriva come ricompensa non mi interessava. La fortuna che ho avuto però mi consente di fare scuola e cerco di farla secondo i suggermenti indicati nell'articolo. Stupire e far innamorare del pensiero almeno 10 studenti l'anno è l'obiettivo che mi sono posto. Ai restanti studenti do ciò che il sistema mi suggerisce di dare e che essi stessi desiderano (forse qualcosa di più). Burocrazia zero. Convegni zero. Mercato editoriale zero. Studio si.
P.S. Se riesci ad affacciarti ad uno degli incontri regionali dell'ARS che svolgeremo in settembre saremo onorati della tua presenza.Le indicazioni qua: http://www.riconquistarelasovranita.it/?p=1125
Grazie per le risposte e l'invito. Vedrò se venire o meno all'incontro, io non sono mai stato incline all'attivismo ma capisco che la gravità della situazione lo richiede.
Ai parvenu che hanno occupato troppo spazio si può solo rispondere coi celebri versi di Manzoni:
O stranieri, strappate le tende
Da una terra che madre non v’è.
Ottimo Giovanni.
Anche io sono contrario all'attivismo, che "spompa" delude e poi deprime.
L'ARS è per compiere Azioni, al fine di creare una rete di sovranisti. Le azioni sono utili e danno soddisfazione.