Sovranismo

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12 risposte

  1. claudio zanasi ha detto:

    Condivido in toto il contenuto dell'articolo. Se posso esprimere una valutazione critica, debbo dire che esso appare fin troppo tecnico e poco, per così dire, spontaneo. E' riservato ad un pubblico competente e totalmente coinvolto (e questo può essere un limite, oltre che un pregio).Ho avuto modo di apprezzare le indubbie qualità oratorie di D'Andrea, ed anche la personalità carismatica che emana dalla sua persona . Non lo vedrei male a condurre un movimento di coordinamento di tutte le formazioni che, sparse in un pulviscolo di sigle, svolgono opera meritoria in campo monetario in tutta Italia. Ma per essere capo, bisogna dialogare e convincere tutti gli altri. Ed è questo che sollecito   fare all' Amico Stefano. Con simpatia, Claudio Zanasi.

  2. Massimiliano ha detto:

    "[…] un’istanza di riconquista della sovranità da parte di stati e popoli che ingenuamente, e sotto la pressione di potenti e meschine lobby di potere, l’hanno lentamente ceduta, generando una situazione potenzialmente catastrofica."

    "Anche questo secondo elemento rende del tutto speciale la condizione dei popoli europei: dotati formalmente di costituzioni democratiche hanno trasferito poteri decisori a un’organizzazione internazionale antidemocratica."

    Se è vero che i popoli di Stati democratici, sotto la pressione di lobby di potere, hanno ingenuamente e lentamente ceduto la sovranità ad organizzazioni antidemocratiche sovranazionali, queste popolazioni – prima di cedere la sovranità – appartenevano a Stati che potessero davvero definirsi democratici? Se hanno ceduto la sovranità consapevolmente, allora l'hanno fatto nell'esercizio della propria sovranità democratica. Se invece la cessione è avvenuta inconsapevolmente, allora gli Stati cui questi popoli appartenevano erano pienamente e autenticamente democratici? La sovranità apparteneva loro anche prima che venisse ceduta? E apparterrà loro quando verrà formalmente riconquistata?

    L'art. 2  comma secondo della Costituzione recita: "La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione."  Se abbiamo ceduto la nostra sovranità inconsapevolmente, se siamo stati vittime di un raggiro, mi chiedo allora cosa fosse la sovranità (e cosa sia), in cosa consistesse, se ci appartenesse veramente, se fosse sufficiente a determinare uno Stato di Diritto democratico? La sovranità è mera titolarità di un potere decisionale? Avevamo un potere decisionale, e non l'abbiamo potuto esercitare? Oppure avevamo un potere, e non l'abbiamo saputo esercitare? Oppure non avevamo alcuna reale sovranità? Quando uno Stato ed un popolo possono dirsi veramente e realmente democratici? La Democrazia è solo una idea regolativa?

  3. stefano.dandrea ha detto:

    Massimiliano, ho da giorni in mente di scrivere un articolo, che risponderebbe alle tue domande.

    Comunque, per punti, magari non esaustivi, traccio una scaletta,che poi riprenderò nell'articlo.

    La sovranità è la titolarità di poteri. La teoria, la ideologia e le norme costituzionali relative alla sovranità popolare non possono negare il fatto che nei rapporti esterni (diritto internazionale, rapporti con altri stati), la sovranità si estrinseca in atti dello stato e appare come sovranità dello stato.

    Lo stato italiano ha perso poteri nei confronti di altri stati: non può introdurre sul proprio territorio infinite discipline (tra l'altro, tutte un tempo vigenti). Se le introduce, esse non valgono e il giudice le deve disapplicare e/o compie un illecito nei confronti della UE che gli stati partecipanti possono far accertare e sanzionare (sto semplificando).

    Ma come si formano gli atti politici dello stato, le leggi in particolare ma non soltanto esse? La Costituzione contiene una serie di norme volte a ricondurre quegli atti al popolo, per consentire che il popolo possa, direttamente o indirettamente, determinare il contenuto di quegli atti e decidere se compierli.

    Si tratta di parecchie norme, molte delle quali disciplinano profili non secondari ma molto specifici. Due norme sono invece decisive: il suffragio universale, necessario presidio formale,e la possibilità di partecipare alla vita politica creando partiti e iscrivendosi ai medesimi.

    Da sempre l'elemento formale può essere debole (sistema maggioritario, sempre preferito dalle elite) o forte (proporzionale). Noi nei primi anni novanta abbiamo voluto la forma debole (abbiamo scelto il sistema che indebolisce la miglior parte del popolo e rafforza le elite).

    L'elemento sostanziale, invece, dipende tutto dal popolo, o meglio dalla elite del popolo, intesa non in senso ristrettissimo, bensì nel senso di persone che vogliono adempiere il  DOVERE  di concorrere alla vita sociale e politica del paese, che vogliono capire, che studiano, che vogliono migliorare, che vogliono sottrarre alle elite economiche o di ceto il potere monopolistico di determinare le scelte politiche nazionali, che si considerano e sono COMBATTENTI PER LA LIBERTA' E LA GIUSTIZIA (il significato di queste due parole può variare; ma la elite del popolo è la parte combattente, sempre).

    Se non ci sono sufficienti persone che avvertono questo dovere e militano o creano partiti e cercano i capi che caspiscano e chiariscano un po' di più, un popolo cade nella schiavitu'.

    La sovranità popolare non è un fatto, né una condizione stabile. E' una possibilità che si realizza se il popolo sa esprimere una tendenza, una analisi, una potenza, una disciplina, una organizzazione, la diffusione del senso di dovere della militanza, una selezione della classe dirigente, slogan, una potente macchina che raccoglie consenso, un esercito di cittadini combattenti che costringe all'accordo o addirittura travolge e sconfigge le elite.

    La libertà è fondata sul diffuso (non generale e nemmeno tendenziale) adempimento del dovere di militanza, di partecipazione, di miglioramento, di studio.

    Tutti i diritti traggono sostegno dall'adempimento di questi doveri da parte della elite (in senso largo) che il popolo riesce ad esprimere.

    Mazzini, che vado scoprendo (non riscoprendo ma proprio scoprendo) è fondamentale. La teoria della priorità dei doveri è la teoria più realista e rivoluzionaria che esista.

  4. stefano.dandrea ha detto:

    Claudio Zanasi,

    spero di incontrari a Roma in occasione dell'incontro promosso da Reimpresa. Se verrai, presentati.

     

  5. Massimiliano ha detto:

    La ringrazio per l’articolata risposta. In effetti la nostra Costituzione dispone appunto anche le forme, oltre che i limiti, in cui esercitare la sovranità di cui all’art.2. E non a caso il complesso delle disposizioni della parte I della Costituzione è intitolato proprio “Diritti e Doveri dei Cittadini”. Il problema è se tali disposizioni attualmente trovino adeguata e sufficiente applicazione. La perdita della sovranità in favore dell’UE compromette ulteriormente e gravemente questa possibilità.

    Tuttavia mi sembra logicamente evidente che nella catena delle cause la perdita della sovranità sia la conseguenza ultima e non la causa prima, dato che c’è stato un tempo in cui ne eravamo ancora titolari. Quali le cause che hanno consentito che, quando se ne era ancora titolari, questa venisse ceduta nei modi che lei ha evidenziato (ossia ingenuamente e lentamente sotto la pressione di gruppi di potere a favore di organizzazioni sovranazionali di fatto antidemocratiche)? Il mancato adempimento dei nostri doveri di cittadini? E come sovvertire l’attuale situazione di irrilevanza in un rapporto di forza totalmente sbilanciato in favore di partiti politici fondamentalmente oligarchici e di organismi sovranazionali antidemocratici? Lei sostiene che “l'elemento sostanziale, invece, dipende tutto dal popolo, o meglio dalla elite del popolo, intesa non in senso ristrettissimo, bensì nel senso di persone che vogliono adempiere il  DOVERE  di concorrere alla vita sociale e politica del paese, che vogliono capire, che studiano, che vogliono migliorare, che vogliono sottrarre alle elite economiche o di ceto il potere monopolistico di determinare le scelte politiche nazionali, che si considerano e sono COMBATTENTI PER LA LIBERTA' E LA GIUSTIZIA”.

    E qui credo stia uno dei problemi fondamentali. Quali i margini reali per concorrere alla vita politica? E nell’ambito di quali rapporti di forza con queste stesse elite? Ad esempio, l’unico movimento neonato che alle ultime elezioni è riuscito ad ottenere un consistente numero di seggi in Parlamento è il M5S. Non mi sembra però sia nato dal basso, è stato creato da due persone non comuni, una personalità pubblica carismatica, l’altra decisamente meno nota ma non meno influente, entrambi dotati di risorse anche economiche non comuni, mediante una sapiente strategia di comunicazione e di marketing politico, e soprattutto non ha provveduto a dotarsi di strutture interne propriamente democratiche.

    Le modalità di produzione del consenso, l’accesso alle informazioni e ai media, la disponibilità di risorse adeguate, l’esistenza di organi elettivi, la possibilità di sostituire la classe dirigente, la coerenza tra mezzi e fini, sono alcuni aspetti fondamentali per una reale partecipazione democratica alla vita politica. Credo che la perdita della sovranità sia il sintomo finale, e che il vero problema siano le cause che lo hanno generato. Riconquistare la sovranità è un presupposto necessario, ma perché si abbia democrazia è necessario molto altro. Altrimenti sarà solo il presupposto per perderla nuovamente.

  6. stefano.dandrea ha detto:

    Massimiliano, riconquistare la sovranità è il fine con riguardo alla fase, che durerà almeno 15 anni; esercitare la sovranitàriconquistata con indipendenza, ossia liberi dalla tirannide straniera, giustizia, e creatività (costruzione di una civiltà originale, che raccolga e sviluppi il meglio della propria storia), è il fine ultimo, il risveglio del popolo è il fine immediato, senza il quale nulla è possibile.

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