Oggi non mi sento più solo: un articolo di Sergio Cesaratto

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2 risposte

  1. Grassi F. ha detto:

    Copio e incollo dei passaggi dell'articolo linkato da S.D'Andrea :

    “La teoria marxista e gli ideali del socialismo ci portano, infatti, verso un giudizio piuttosto liquidatorio, sia storico che politico, dell’idea di nazione.”

    “i termini nazione e Stato, com’è noto, non coincidono”.

    “Le concezioni di List apparirono a Marx come mere mistificazioni ideologiche, falsa coscienza, al pari della religione, o al massimo ideologie volte a mascherare gli interessi della borghesia tedesca”.

    “Marx vede in List un arretramento rispetto all’economia politica classica (Szporluk 1988: 37) e lo accusa (con la borghesia tedesca) di appellarsi ad argomenti “spiritualisti” (la nazione) a fronte di quelli “profane”dell’economia classica”:

    “Il nazionalismo col suo tentativo di cooptare le classi lavoratrici attorno a obiettivi particolari costituirebbe dunque un rallentamento del processo di liberazione dell’umanità”.

    “E’ chiaro che da un punto di vista metodologico sia List che Marx sono critici dell’individualismo smithiano come elemento costitutivo dell’analisi politico-sociale, l’idea che si possa capire la società muovendo dalla considerazione dell’individuo isolato. Ma mentre per List l’elemento sociale a cui l’individuo fa naturalmente riferimento è la nazione, per Marx è la classe”.

    “Marx ritiene non-ideologica la difesa di Smith del laissez faire, mentre vede come mistificatoria e ipocrita l’idealizzazione dell’elemento nazionale in List volta a mascherare gli interessi della borghesia tedesca”

    “Per Marx, dunque, il luogo in cui si fa la storia è quello del conflitto fra le classi sociali, e tale conflitto è sovranazionale in quanto né gli interessi del capitale né quelli del lavoro hanno una dimensione nazionale”

    “In questo senso l’idea di nazione è una “aberrazione”, falsa coscienza al pari della religione”

    Che dire… sono pienamente d'accordo con Marx

  2. Matauitatau ha detto:

    Grassi F., forse patriottismo (al posto di nazionalismo) rende meglio l'idea.

    Patriottismo implica una fratellanza fra le tutte le patrie mentre nazionalismo implica competizione e conflitto.

    Si potrebbe porre la questione in termini leggermente diversi cioè che l'idea di Patria "locale" si lega per sua natura a una Patria più grande che è quella dei popoli oppressi da un potere non nominabile e senza volto che fonda la propria primazia sullo svuotamento del senso di comunità di coloro che oggi si trovano nella posizione di "dominati".

    Penso che sarebbe una buona idea definire la "sovranità" in funzione di una futura sovranità collettiva di tutti i popoli che si saranno liberati.

    Il rischio è quello di intraprendere una via che porterebbe a una iniziale liberazione per ricadere nei vecchi errori.

    Sono cose importanti che andrebbero dette con molta enfasi perché comunque l'implementazione dei rapporti fra Patrie sarà inevitabile e un programma ponderato deve preparare il terreno ai nuovi sviluppi.

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