Rimettere in gioco le qualità umane
di Alessandro Bolzonello
L’illusione tecnocratica di delegare a processi e metodi il ‘far accadere le cose’ è arrivata al capolinea.
La complessità e l’articolazione delle cose è aumentata, a tal punto che le risorse impiegate per rispettare gli adempimenti, normativi e processuali, sono di gran lunga maggiori di quelle dedicate a ‘far ciò che serve’.
Chiamo questo fenomeno ‘ideologia dei tools’.
Anche i sistemi informativi, nati e sviluppati per velocizzare e semplificare il lavoro, sono stati fagocitati da questo fenomeno diventando essi stessi meri tools, strumenti funzionali più al controllo che al raggiungimento degli obiettivi.
La crisi che ci attraversa svela questo limite: risorse scarse, esigenza di efficacia, riconoscimento della dispersione di energie e risorse, rifocalizzazione sulle finalità primarie dell’operare. Viene alla luce come i sistemi e i metodi siano stati implementati e impiegati non solo e non tanto per facilitare i processi produttivi, quanto, impropriamente e strumentalmente, per facilitare l’esercizio del potere ovvero per eludere la gestione delle persone. Infatti i sistemi di regole ed i relativi strumenti hanno dato al management una doppia illusione: delega della responsabilità di controllo delle attività ovvero escamotage per evitare la complessità gestionale, soprattutto quella delle persone.
Insomma, l’uso di norme, metodi, processi, standard, ha tradito la sua originaria finalità di contribuire ad affrontare la complessità, riducendosi a mero esercizio del potere, di fatto negazione dell’assunzione di responsabilità, in taluni casi funzionale al mantenimento di una classe dirigente ‘senza statura e competenza’. Ecco diffondersi la cultura manageriale della difesa e dell’inattacabilità versus la cultura dell’efficienza e del risultato.
È urgente cambiare direzione: da una parte riportarsi al compito primario delle cose, semplificando, tagliando, riportandosi all’essenziale, dall’altra recuperare la centralità della persona, uscendo dalla riduttiva definizione di ‘risorsa’ e ripristinando il riconoscimento della totalità delle dimensioni umane; attivare quindi risorse ed energie disponibili assumendo tutti i rischi e tutte le opportunità dovute al riconoscimento di emotività e affettività; utilizzare la leva della fiducia mettendo in atto delega, condivisione, insomma responsabilizzazione.
Pubblicato su Invito a …
Foto: tools of the beach
Questo articolo è molto importante, anche se forse ci sarebbe voluto un accenno esplicito al problema della governance vs. il government.
In particolare questo passaggio:
"Viene alla luce come i sistemi e i metodi siano stati implementati e impiegati non solo e non tanto per facilitare i processi produttivi, quanto, impropriamente e strumentalmente, per facilitare l’esercizio del potere ovvero per eludere la gestione delle persone"
Più questo che è la chiave essenziale di una nuova mentalità anti sistema:
"attivare quindi risorse ed energie disponibili assumendo tutti i rischi e tutte le opportunità dovute al riconoscimento di emotività e affettività"
Quello che dice l'autore dell'articolo si ricollega immediatamente al problema della governance che è quella mentalità che riduce il problema del government alla somma algebrica degli interessi in gioco (stakeholders) obliterando la visione generale, quindi l'aspetto comunitario come dimensione che trascende le singole individualità e quindi l'aspetto dell'ideale collettivo come fondamento della comunità, del rapporto affettivo fra gli individui e fra individuo e gruppo.
E' importante costruire una narrazione secondo la quale la nostra situazione di crisi politica, economica, di decadenza culturale, di conflitto insanabile fra classi venga rappresentata come la colpa del tradimento delle élites per le quali, come dice Bolzonello.
"sistemi e i metodi siano stati implementati e impiegati non solo e non tanto per facilitare i processi produttivi, quanto, impropriamente e strumentalmente, per facilitare l’esercizio del potere"
La nostra situazione di disagio sociale ed economico, l'impasse in cui si trovano tantissimi giovani che hanno studiato e che si devono accontentare di lavori troppo al di sotto del loro livello di preparazione (e via dicendo) vanno rappresentati come la colpa si una élite che ci ha ingannato, umiliato e che adesso vuole espropriarci dei nostri beni materiali o della possibilità di riuscire a costruire un futuro migliore per sé stessi e la propria famiglia.
Massima ferocia nella denuncia delle colpe di chi ci ha tradito (progressivamente identificandoli sempre di più come i veri "estranei" di cui ci dobbiamo liberare con ogni mezzo) ma massima dolcezza all'interno dove sarà necessario propagandare ideali di tolleranza e di solidarietà.
La distinzione fra dentro e fuori, in cui il fuori sono quelli che promuovono il sistema dello sfruttamento, è a mio avviso fondamentale.