Riprendiamoci l'Italia a colpi di solidarietà e mutualismo
Il Terzo Settore e il Welfare di domani
"Chi opera secondo giustizia opera bene e apre la strada al progresso. Chi opera secondo carità segue l'impulso del cuore e fa altrettanto bene, ma non elimina le cause del male che trovano luogo nell'umana ingiustizia "
Adriano Olivetti
Con il mio secondo articolo per Appello al Popolo lancio una serie di riflessioni e contributi utili per aprire una discussione partecipata sul ruolo del Terzo Settore nell'Italia di oggi e in quella che proviamo ad immaginarci sia quella di domani, libera e sovrana.
Tornerò sull'argomento anche con articoli più tecnici e con dati utili, per questa prima pubblicazione provo un po a lanciare delle suggestioni da dentro il Terzo Settore, avendo nella mia vita scelto la "missione" professionale dell' Educatore di Strada.
Questo testo vuole anche essere un contributo morale alla causa, collocando il mio articolo in una serie di operazioni culturali create per demolire quella mortificazione in atto nel nostro Paese, contro i nostri cittadini e le sue Istituzioni. Proprio partendo da ciò che funziona bene ( le forme di mutualismo, associazionismo, welfare rigenerativo e coesione sociale ) voglio raccontare uno spaccato dell'Italia che resiste, che produce cultura e che legge il bisogno proveniente dai territori e dalle classi sociali più colpite dalla Crisi.
Facciamo un po' di storia
La storia delle mobilitazioni sociali di questo paese, sia nelle forme più arcaiche di mutalismo sindacale o sociale sia in molte delle sue emanazioni moderne, deve la propria paternità e maternità a due grandi correnti culturali e politiche dell'Ottocento: il Socialismo e le organizzazioni di stampo Cattolico.
Fin da prima dell'Unificazione dell'Italia sono sempre esistite organizzazioni di aiuto o supporto ai ceti poveri, per lo più organizzazioni legate al modo eclesiastico ( vedi le Congregazioni, gli Ordini e le organizzazioni Missionarie ) e in seguito, con l'avanzare delle istanze dei lavoratori, le forme più laiche sono cresciute e sono diventate anche loro capaci di incidere il tessuto sociale del paese.
Durante il Fascismo tutto passò in mano alla gestione del Regime, molto venne istituzionalizzato e tanto venne incanalato nelle forme di assistenzialismo, consegnando alle generazioni post Liberazione una visione un po' distorta di ciò che si intende per mutalismo e servizi sociali.
Negli anni del boom economico l'Italia poteva già vantare una serie di organizzazioni no-profit in grado di "supportare" dal basso il riscatto sociale del paese, erano quasi tutte nate dai pensieri sociali delle organizzazioni che avevano fatto parte della Resistenza e dentro, se ben differenziate da loro, premeva l'esigenza sociale di intervenire nei luoghi depressi del paese ad affrontare la ricostruzione ( non solo quella edilizia ) di un senso comune del vivere e della partecipazione alla nuova società democratica che l'Italia si stava dando.
Nascevano così scuole popolari per insegnare nelle borgate a leggere e scrivere ( esistevano già prima del Fascismo ), i dopo-lavoro degli operai ( anche questi esistevano già, ma dal 1945 si doveva iniziare a pensare ad una sorta di Anno 0 ) e via dicendo, in una serie sempre maggiore di enti che nel corso degli anni del no-profit hanno fatto una "missione".
Arriviamo in fretta all'Italia di oggi, quella che arranca tra una supremazia sempre maggiore dello spirito Iper-individualista tipico delle società Liberiste e quel retaggio culturale sociale che oggi diventa spesso una forma di ancoraggio, per tenerci su e per credere che in fondo c'è ancora una possibilità.
La solidarietà è un arma
Tra tutte le cose "cattive e negative" che si possono dire sul nostro paese di certo non si può nascondere che la Solidarietà, in Italia, è ancora un arma nelle nostre mani.
La mortificazione culturale, messa in atto mediaticamente con il fine di umiliarci, demotivarci e quindi renderci vulnerabili cerca sempre di colpire la parte emotiva del nostro popolo, dipingendoci come mafiosi, scansafatiche, mammoni etc etc
Noi, popolo di Santi Poeti ed Eroi, dovremmo proprio sforzarci di non ascoltare tali attribuzioni di aggettivi ma cercare nella nostra società e nella nostra storia elementi positivi da unire nella piattaforma comune del riscatto di queso Paese.
Il Terzo Settore credo sia colmo non solo di persone, anzi sensibilità, ma sia anche un settore che possiede degli indicatori che possono aiutarci ad immaginare la società sovrana, quella che oggi si interroga sulle possibili nuove forme della produzione ( non più liberista ) e di cittadinanza.
Le Onlus, le APS ( Associazioni Promozione Sociale), le Associazioni Culturali etc etc formano un tessuto che si muove tra l'offertà aggregativa e l'erogazione di servizi alla persona, colmando profondi vuoti lasciati dalla graduale ritirata di Caporetto messa in atto dallo Stato negli ultimi 20 anni.
In diverse circostanze questi Enti garantiscono la copertura e l'estensione dei servizi sociali in determinate zone, accreditandosi i servizi che un tempo erano Comunali attraverso gare e bandi. Nascono così asili nidi convenzionati, sportelli di assistenza sociale, giuridica e di supporti attivi per il lavoro. Si delega l'Ente attraverso bandi e sovvenzioni pubbliche che assumono sempre di più le dimensioni di una mancia più che di un contributo per migliorare l'intervento dello Stato.
Si analizzano dati raccolti in anni di sperimentazioni e di partnership con Enti o Università, si elaborano modelli da sperimentare e si convocano tavoli di progettazione, che stanno mirando sempre di più ad un coinvolgimento diretto della cittadinanza al fine di elaborare un Welfare più idoneo e quindi ri-generativo.
Dette queste poche righe al lettore verrebbe da chiedersi come mai questo mondo del Terzo Settore non sembra conoscere crisi e difficoltà, invece queste cose esistono e sono sotto gli occhi dei numerosi operatori sociali e dei loro utenti.
Se prima dell'avvento della spaventosa Crisi che ci ha colpito tutto sembrava passare tra le mani di uno Stato ad immagine e somiglianza con questa ideologia del sociale, composto da Enti locali che destinavano ampie fette dei bilanci per attività sociali e culturali promuovendo la nascita di un sacco di associazioni e organismi, molto e troppo è cambiato drasticamente nel Terzo Settore.
Nel corso dell'ultimo decennio i Comuni sono diventati i destinatari dei fondi che gli Enti percepiscono partecipando alle gare di bando delle Fondazioni ( molto spesso bancarie ) o dei Bandi Europei, diminuendo il co-finanziamento Istituzionale e lasciando agli Enti il compito di far quadrare sempre di più i conti.
La maggior parte degli Educatori che conosco non hanno mai avuto un contratto di lavoro che sia un contratto a tempo determinato o indeterminato, si va avanti con contratti a progetto perche appunto ogni intervento è limitato nel tempo e si devono confrontare i dati per formulare una rendicontazione idonea atta a ricevere fondi e risorse per continuare.
I numeri prevalgono sulle persone e spesso ci si trova a ricoprire il ruolo del contabile, di quello che dentro una cooperativa sociale che si occupa di disabili o ragazzi difficili deve fare tornare i conti rinunciando a voci di spesa importanti, sopratutto se si gestiscono centri diurni o case famiglia ( luoghi che, dati alla mano, chiudono con una velocità spaventosa come le nostre fabbriche).
Di piazze che contestano questa situazione ormai ne abbiamo viste parecchie ma la voce di chi lavora nel Terzo Settore continua a non essere ascoltata.
Promuovere la Cittadinanza
Dovremmo, noi operatori sociali, farci un sacco di auguri per il coraggio che ogni giorno destiniamo alla nostra attività lavorativa o volontaria, perchè sempre più spesso siamo destinati ad una trincea tra le più difficili, quella che ci mette contro tutta l'apatia e il disagio sociale che questa condizione in cui versa il nostro Paese rende a tutti i suoi cittadini.
Il welfare ri-generativo mira ad aumentare il volume di coinvolgimento dei cittadini in previsione di un risparmio di risorse, vuole estendere la portata dei servizi anche alle famiglie di ceto alto ( naturalmente riservando il pagamento del servizio che viene erogato, in alcuni casi, in modo gratuito a chi ha i requisiti ISEE ) ma punta sopratutto al coinvolgimento nell'attività locale dei cittadini, anche di coloro che non sono destinatari dei servizi.
Ci si interroga spesso su cosa stabilisce lo status di Cittadino, quali sono i requisiti e sopratutto in che modo possono essere ottenuti ( in base alla nascita ? In base a dei graduali riti di passaggio moderni come l'assolvimento dell'obbligo scolastico, la maggiore età, il servizio militare o civile ? ) ma quello che mi viene da suggerire e sopratutto la ricerca di un metodo che non trasformi il binomio Servizi-Cittadini in una forma ri-elaborata dell'Assistenzialismo.
Questo "cattivone" dell'assistenzialismo è ancora oggi una modalità fin troppo diffusa di erogazione di servizi, sono aumentati tantissimo i volumi di famiglie che si recano alla Caritas o in qualche altro Ente caritatevole per ricevere il pacco alimentare, la modalità è quella delle mense dei poveri dove io utente devo sottopormi alla mortificazione della mia dignità mettendomi in fila per ricevere gli ormai miseri ( miseri non per colpa della Caritas ma per l'aumento delle famiglie povere ) prodotti alimentari.
Occorre cambiare rotta, iniziando a pensare che questa crisi può tornarci utile per aumentare il coinvolgimento dei Cittadini nella cosa pubblica, infondendo in loro il sano principio della partecipazione e della mobilitazione, coinvolgendo appunto coloro che con i cittadini hanno a che fare.
Indicatori di Solidarietà e di Mutualismo, destinatari delle letture dei bisogni locali che spaziano dall'infanzia alla cura degli anziani, dal re-integro dei detenuti nella società alla valorizzazione dei giovani nelle aree più depresse del paese, il Terzo Settore rappresenta una dimensione che si colloca tra ciò che rimane dello Stato sociale e ciò che si vorrebbe immaginare della società del domani. Io, da sovranista ma sopratutto da educatore, mi interrogo ogni giorno sulle pratiche dei miei colleghi, sugli interventi che le coop sociali portano avanti nelle periferie e nelle città. Tra mille ragionamenti sull'economia e sul mercato non dobbiamo mai lasciarci sfuggire questi aspetti della società, perché il bisogno si trasforma in valore e il valore in fede, quella necessaria a tutti per andare avanti nonostante il disastro sociale che ci circonda.
Un educatore o un professore sanno che la professione che si sono scelti non renderà ricchi i loro conti in banca ma sicuramente sarà di prezioso aiuto alla crescita della Comunità.
E l'Italia ha bisogno di riprendersi tutta la sua dimensione Comunitaria, a colpi di Solidarietà.
Aaron Paradiso
ARS Lombardia
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