I gattopardi falliti d’Europa
«Noi fummo i gattopardi, i leoni: chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene; e tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.»
“Il gattopardo” di Tomasi di Lampedusa è un romanzo suggestivo, spesso citato e non sempre capito.
“Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi” è la frase che viene spesso citata, dove ciò che non viene detto è più importante di ciò che viene detto.
La scelta del principe di Salina di aiutare i Savoia nell’unificazione dell’Italia fece in modo di mantenere i privilegi delle classi aristocratiche sotto il nuovo re, ma per le classi popolari fu un disastro: pulizia etnica, deportazione, morte e disperazione, fame, vergogna, emigrazione, furono alcune delle conseguenze.
Insomma per le masse cambiò molto, ma questo non interessava i principi. “Mors tua, vita mea”, dicevano gli antichi romani quando si trovavano di fronte a scelte del genere.
Il gattopardo però individua correttamente che gli elementi in gioco sono almeno tre: il nuovo padrone, la classe nobiliare e il popolo. Egli trova la propria collocazione più adeguata in questo gioco a tre puntando sul nuovo padrone. Ad ogni costo (per gli altri).
Alcune delle dinamiche che si verificarono durante l’unificazione d’Italia si stanno verificando adesso con l’Europa. La classe degli industriali da tempo aveva capito dove stavano puntando le forze in campo e decise di saltare sul carro del vincitore.
I gattopardi si trasformano in base alle convenienze. E credono di essere furbi.
Gli industriali italiani (e non solo loro) hanno creduto che il carrozzone dell’Europa fosse il carro dei vincitori. E sono saliti su.
Inizialmente hanno ricevuto numerosi vantaggi rispetto a dipendenti e sindacati. Le protezioni legali dei lavoratori sono quasi sparite ed i sindacati recitano ormai un conflitto che non c’è più. I salari sono scesi. La manodopera è abbondante.
Ma il problema vero per le industrie è che ormai il vero potere dell’Europa è quello finanziario. Gli industriali si credevano gattopardi e sono stati gli utili idioti della costruzione europea. (1)
In un sistema che cerca il massimo profitto per il capitale non è più la produzione che può fornire gli utili voluti, solo la finanza può garantire buoni profitti. Marx non aveva torto quando spiegava la caduta tendenziale del saggio di profitto. La produzione non conviene più al capitale. Con il piccolo inconveniente che la ricerca di profitto finanziario tende a distruggere intere nazioni. Ma così è andata, lo spiegava bene Anselm Jappe (2). Adesso sono sacrificabili anche gli industriali.
Avrebbero fatto meglio ad allearsi con i propri dipendenti per combattere contro questa Europa di banchieri.
Ma adesso non hanno più anima, l’hanno venduta al diavolo della finanza. E dopo l’anima stanno perdendo anche le loro aziende. Gattopardi falliti.
Truman
giugno 2014
NOTE
- Il film “The Brussels business” mostrava abbastanza bene questa progressiva sparizione degli industriali dal timone della nave europea, a tutto vantaggio della finanza.
- Ad esempio qui: http://www.sinistrainrete.info/marxismo/2411-anselm-jappe-emanciparsi.html “la maggior contraddizione del capitalismo non è il conflitto fra il capitale ed il lavoro salariato […]. La contraddizione maggiore, piuttosto, risiede nel fatto che l'accumulazione del capitale mina inevitabilmente le sue proprie basi: solo il lavoro vivo crea valore”.
L'articolo mi piace ma non mi risulta nessuna pulizia etnica: quale etnia fu colpita? l'etnia del sud che non era mai esistita? quella "basilichese"?; vi furono persone perseguitate solo perché siciliane, calabresi o pugliesi? Le deportazioni riguardarono soltanto gli oppositori e i tradizionali banditi e non furono limitate al popolo ma riguardarono tutti gli strati sociali nelle persone di coloro che si opponevano (i banditi, ovviamente, appartenevano al popolo); un comportamento assolutamente "normale" (nel senso che accade normalmente) in quelle situazioni.
Infine non bisogna dimenticare (e invece viene sempre dimenticato) che il pil del sud comincio' a scendere rispetto a quello del nord 20 anni dopo l'unificazione e che invece l'impoverimento dei ceti popolari in particolare in alcune zone, fu dovuto, da un lato, alla grande crisi agraria, che durò 23 anni in tutta europa ed espulse ovunque milioni di contadini dalle campagne costringendoli ad emigrare (l'impoverimento dei ceti già poveri, insomma, vi fu ovunque), dall'altro al fatto che, con l'unificazione, molte terre furono sottratte al clero e ad alcuni nobili e messe in vendita alla borghesia. Ed' è ovvio che se un contadino vede sostituirsi la curia assenteista con un nuovo "vero" padrone capitalistico, le sue condizioni di vita peggiorano. Insomma, molti piccoli contadini, fattori, mezzadri si impoverirono, perché uscirono in parte dal feudalesimo ed entrarono in parte dentro rapporti borghesi.
La razza dei meridionali esisteva scientificamente nelle teorie di Lombroso, ideologo dei Savoia, che propugnava l'inferiorità dei meridionali.
Il concetto di razza è opinabile, ma quando c'è la pulizia etnica c'è sempre qualche "scienziato" che sostiene l'inferiorità di chi viene sterminato.
E bisogna sempre ricordare che una delle principali imprese dei Mille fu il saccheggio delle banche:
“Appena entrato nella Palermo che aveva occupato, si fece consegnare dal banco di Sicilia 2.178.818 dei 5 milioni di ducati che erano custoditi. Lasciò un pezzo di carta con scritto: ‘per ricevuta di spese di guerra’ e la promessa che il nuovo stato avrebbe restituito tutto e rimesso i conti in ordine. Quel foglietto restò negli archivi dell’istituto: prima in quello contabile e poi in quello storico”. (Del Boca, “Maledetti Savoia”).
Non è difficile provocare una crisi economica saccheggiando le banche. Ed è proprio ciò che succede oggi in Italia. Per chi ha capito cosa avvenne nel Sud è la replica di una recita. Per chi non vuole capire sono sempre storie molto più complesse.
Truman il pil del sud cominciò a diminuire rispetto a quello del nord nel 1882 ossia ventidue anni dopo l'unificazione,come si può leggere anche in moltissimi siti meridionalisti (che espongono il grafico ma non ne traggono le conseguenze!). Quindi non vi fu un impoverimento del sud. Vi fu un impoverimenti di molti braccianti e contadini del sud. E figuriamoci tra il 1873 e il 1895 si ebbe la grande crisi agraria e dal veneto, dalla lombardia, dal piemonte e dal sud emigrarono milioni di persone (Pino Aprile, assurdamente, attribuisce l'emigrazione del sud all'unificazione e NON CITA la grande crisi agraria!). Ovvio poi che, espropriate le terre, molti braccianti e contadini stavano meglio sotto la chiesa assenteista e buona che sono il padrone borghese (anche nel 1964 molti contadini toscani furono contrari all'abolizione della mezzadria!).
L'episodio che narri va approfondito, senza giudizi moralistici. Se erano soldi di una banca commerciale, prelevati per proseguire la guerra, è un fatto che si è verificato in ogni situazione simile, quindi ovvio, logico, banale, normale. Ogni giudizio moralistico su fatti del genere va severamente condannato, come antistotico e insensato. Quanto invece all'oro della banca centrale, lo dovevano lasciare al re? dove doveva finire se non nelle casse dello stato unitario?
La "storia" narrata da Pino Aprile è penosa, moralistica, piena di lacune, quindi falsa, presuntuosa: le cose giuste che dice si trovano tutte sul De Rosa (altro che storia falsa e storia vera mai raccontata).
Non vi fu alcun sacco e alcuna piulizia etnica. Intere regioni non ebbero banditismo politico. Non sorsero partiti indipendentisti. Nessun volontario si aggregò all'esercito borbonico. Come ho detto per 22 anni pil assoluto e pil pro capite del sud crebbero esattamente come quelli del nord.
I dati ci sono e basta leggerli. Come ho scritto, in molti siti indipendentisti e meridionalisti si cita lo studio che sarà oggetto di un mio futuro articolo e non si prende atto che per 22 anni non vi fu alcun impoverimento! Fare lo storico è un mestiere che né io né te conosciamo. Ma per considerare penosi taluni recenti tentativi "storiografici" basta poco.
Comunque rinvio a un articolo che pubblcherò ad agosto.