L'importanza della moneta
Il processo di lobotomizzazione mass-mediatica che subiamo incessantemente vuole convincerci, con lo scopo di deresponsabilizzare l’euro e i suoi fautori nei confronti della crisi che stiamo vivendo, che la moneta sia un fattore marginale e che il vero problema sia più che altro una nostra supposta inferiorità antropologica, le cui nefaste conseguenze andrebbero imbrigliate attraverso il famoso vincolo esterno. Siamo incapaci di governarci adeguatamente, dunque che lo si lasci fare agli altri – il ché significa, di fatto, consegnare il proprio destino nelle mani dei saggi e produttivi popoli nordici, i quali, con amorevole altruismo, saranno sempre lì, pronti a guidarci verso un futuro radioso ed armonico. Ma la moneta la sua importanza ce l’ha, e quella che noi utilizziamo, l’euro che tanto bene ci avrebbe fatto – ricordate quello, sì, il “mortadella”, proprio lui, il quale affermò entusiasta che “con l’euro avremmo lavorato un giorno in meno e guadagnato come se avessimo lavorato un giorno in più” – , non ha in realtà alcun legame razionale con i parametri reali della nostra economia. Ciò ha comportato e continua a comportare una sopravvalutazione della nostra attuale valuta, con la conseguente tendenza ad aumentare l’acquisto di beni esteri, causa di quell’indebitamento privato che è stata la molla primaria della deflagrazione della crisi, la quale non è affatto una crisi di debito pubblico, come ideologicamente continuano a volerci far credere. Le conseguenze negative di una tale dinamica sono un calo drammatico di domanda e produttività interna, accompagnato da un contestuale aumento esponenziale della disoccupazione. Unica ricetta che la pletora di “eurostatisti” ha sinora saputo suggerire è la svalutazione interna: non potendo agire sulla moneta (il cambio è fisso), si agisce sui salari, tagliandoli al fine di recuperare fette della tanto agognata produttività. Insomma, al posto di svalutare la moneta, si svalutano i salari dei lavoratori, facendo passare la prima soluzione come immorale quando ad essere tale è la seconda, visto che in questo modo si riduce il potere d’acquisto con ricadute devastanti sulla qualità della vita e con la conseguenza di creare un ricattatorio e perverso sistema scientemente fondato su una feroce lotta tra poveri per strappare uno straccio di lavoro sottopagato. È curioso e un po’ triste dover notare, a volte, come dalla storia non si impari mai nulla. In una simile trappola a cambi fissi vi fummo infatti già rinchiusi: era lo SME (Sistema Monetario Europeo), dal quale fummo costretti ad uscire a gambe levate nel 1992 proprio per l’insostenibilità delle sue rigidità. Ma, non ce ne vogliano i detrattori della “liretta”, quest’ultima, lasciata finalmente libera di fluttuare sul mercato valutario, riacquisì il suo corretto valore e la svalutazione che seguì, la quale non si scaricò affatto sull’inflazione (che anzi scese di un punto percentuale in un anno), comportò un netto aumento della produttività conducendo nel breve volgere di pochi anni ad un saldo straordinariamente positivo della bilancia dei pagamenti. Diciamo allora le cose come stanno: la moneta unica e il cambio fisso sono funzionali solo e soltanto a garantire la libera circolazione dei capitali, eliminando qualsiasi incertezza relativa al cambio e favorendo in tal modo esclusivamente gli interessi dei grandi capitalisti e della grande finanza. Altro estenuante e ridicolo cliché che si sente ripetere come un mantra è poi quello secondo cui rifarsi alla storia economica non avrebbe senso in quanto il mondo sarebbe cambiato, pertanto occorrerebbe unirsi per contrastare le grandi potenze come la Cina, come se questa fosse solo un pericolo e non anche un’enorme opportunità. Questi argomenti ci appaiono francamente davvero insulsi. Infatti, non è assolutamente la “dimensione” di una valuta a renderla potenzialmente aggredibile, bensì il fatto che essa non rispecchi i fondamentali economici del paese che la adotta. In fin dei conti, tutte le previsioni economiche indicano che negli anni a venire uno dei paesi più ricchi del mondo sarà la Corea del Sud e ciò è la prova che, nel periglioso oceano della globalizzazione, per avere successo vi sono due strade: o essere piccoli e flessibili, oppure far parte di un grande blocco realmente solidale e cooperativo. L’Unione europea non si presenta affatto come un blocco avente tali caratteristiche, essendo totalmente dominata dagli interessi di un’unica nazione che sta letteralmente sbriciolando le economie dei paesi “fratelli”. Inutile ovviamente fare nomi. La moneta è dunque fondamentale perché non può esserci alcuna libertà senza la libertà monetaria. E, insieme a quest’ultima, ci stanno togliendo anche quel che rimane della democrazia, consegnandoci ad un sistema dirigista e coercitivo da far accettare ai cittadini attraverso lo strumento della crisi economica consapevolmente indotta. In conclusione, parafrasando un motto di un noto economista, se ti sta venendo incontro un iceberg, per evitarlo sarebbe molto più sicuro essere a bordo di un agile motoscafo piuttosto che sul Titanic, alias Unione europea. A voi (cioè a noi) la scelta.
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