Intellettuali militanti e militanti intellettuali
La sinistra è morta per due ragioni. Una complessa, che conosciamo tutti, e che in Italia, a livello partitico, è rappresentata da quello che Costanzo Preve definiva il “serpentone metamorfo” PCI-PECN-PDS-DS-PD-PDR(enzi) – il PECN, partito eurocomunista per la NATO, è una mia aggiunta. Si tratta di gran lunga della ragione più importante
La seconda ragione risiede nel fatto che, al di fuori del percorso del serpentone metamorfo, numerosi ma insignificanti intellettuali militanti hanno svolto un ruolo da becchini di un corpo già moribondo.
Gli intellettuali militanti sono mercenari come gli intellettuali di regime, sebbene si vendano in cambio di una diversa moneta.
Gli intellettuali di regime, dietro pagamento in denaro, dicono ciò che altri vuole che dicano e spesso si comportano così, e si trasformano, inconsapevolmente: basta inserirli in un consiglio di amministrazione o dare ad essi la presidenza di un ente o di una fondazione ovvero è sufficiente offrire una rilevante consulenza o un qualsiasi altro incarico ben retribuito.
Gli intellettuali militanti, invece, non vogliono essere pagati, non desiderano denaro e potere, bensì aspirano ad essere considerati, da gruppi di fan, come teorici del bene, dell’ambiente, di altri mondi possibili, della pace, della bontà, del cosmopolitismo, dell’integrazione, del multiculturalismo, dei diritti umani, del potenziale rivoluzionario di soggetti collettivi per un verso inventati, visto che i soggetti radicali nel mondo reale non esistono, per altro sempre dotati di forma fluida, visto che, altrimenti, sorgerebbe il problema di costituire, organizzare e disciplinare questi soggetti collettivi. Insomma gli intellettuali militanti aspirano ad essere idoli, e penosamente idoli di piccole cerchie. Il quotidiano “Il Manifesto” negli anni 2000 è stato il luogo di incontro di questi intellettuali militanti, i quali, proprio per il ruolo che aspirano ad assumere, sono ineffettuali e impolitici e, essendo fondamentalmente infantili e narcisi, non sono veri intellettuali, ossia pensatori.
Invece, vi è ancora grande bisogno, di nuovo come un tempo, di militanti intellettuali, che sono l’esatto opposto degli intellettuali militanti. I militanti intellettuali sono per forza di cose organici, essendo in primo luogo militanti, e solo dopo intellettuali: pongono l’intelletto al servizio di una militanza che ha già uno scopo e che si iscrive dentro un progetto e una organizzazione; essi sono altresì organici al progetto di costituzione del soggetto collettivo che deve essere creato. I militanti intellettuali sono capitani e dunque sono soldati.
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