Un'Europa per pochi, ma non per tutti
Tasse. Un argomento inviso alla maggior parte degli italiani, eppure costretti a pagare. Pochi riescono a scamparla. E non parliamo semplicemente di evasori, ma di quei grandi gruppi industriali che. spostando le loro sedi legali nei cosiddetti Paradisi Fiscali, oppure delocalizzando, riescono ad abbattere il gettito fiscale che altrimenti avrebbero dovuto irrorare nelle casse dello stato di appartenenza. Che ne pensiamo noi sovranisti? Prenderemo lo spunto dall’ultimo scandaletto tutto europeo ormai venuto alla ribalta delle cronache con il nome di LuxLeaks. Ovvero, il presidente della commissione UE Jean-Claude Juncker, che durante il suo mandato avrebbe favorito molteplici aziende multinazionali tramite il regime fiscale particolarmente favorevole del Lussemburgo.
Ora: ma questa utopica Unione Europea dei popoli e delle nazioni cosa sarebbe alla luce di tutto ciò? Che un piccolo paese come il Lussemburgo possa dare asilo a multinazionali (europee e non) per quella che non faticheremo a chiamare un’evasione fiscale del tutto legalizzata, alla faccia delle genti europee che le tasse le pagano tutte e fino all’ultimo centesimo?
Già il fatto che sussistano regime agevolati per aziende multimiliardarie lascia molto a desiderare. Ma soprassediamo. Ma che addirittura si approfitti di un mercato comune, un po’ troppo comune a dir la verità, per operazioni come quella di Juncker, oppure per tutte quelle facili delocalizzazioni di cui da tempo ormai si sente parlare ogni giorno, dovrebbe far molto riflettere sulla reale natura di questa unione europea: unione per pochi, evidentemente, ma non per tutti.
In un’ottica sovranista, con un mercato comune controllato, con regole doganali serie e corrette, con un ridimensionamento della moneta, i suoi flussi, i suoi investimenti (statali), così come uno stretta di collo ai giochi della finanza creativa e con una fiscalità nazionale decisa dai governi nazionali e rispettata, tutto ciò risulterebbe fortemente ostacolato. Che sia l’Europa a dettarci l’agenda sulle tasse che dovremmo pagare, mentre i burocrati europei come Juncker si industriano affinché poche ed elettissime multinazionali evadano in qualche paradiso fiscale, rasenta il ridicolo, se non il grottesco. Aggiungiamoci pure i problemi di casa nostra: aziende come Fiat, che ricevono sovvenzioni statali ed in seguito delocalizzano in paesi più poveri, in Polonia, in Serbia, per abbattere i costi, licenziando per di più operai italiani che ricadranno sulle spalle dello stato italiano, non avrebbero vita facile dal nostro punto di vista.
C’è quindi da chiedersi sempre più quanto l’UE stia funzionando e quanto invece abbia danneggiato i popoli e le nazioni che così fraudolentemente e precipitosamente avrebbe voluto sostituire in nome di un’unione fatta più a tavolino da pochi burocrati, che nella realtà per tutti noi cittadini.
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