Mi sono iscritto ad Alternativa
segue la Relazione introduttiva svolta da Giulietto Chiesa nella prima assemblea di Alternativa, tenuta il 17 aprile
di Stefano D'Andrea
Da dieci mesi tento, assieme a qualche amico, di elaborare un pensiero politico il più possibile organico e coerente, e che sia fondato su precise scelte di campo, considerate come dati. Sono le scelte del Manifesto del Fronte Popolare Italiano.
Il presupposto dal quale muoveva l’intero ragionamento era che le due coalizioni sono al più correnti di un medesimo partito: quello che abbiamo chiamato il “partito unico delle due coalizioni”. E crediamo di averlo dimostrato. Seguiva l'esigenza di un altro partito. Di un partito opposto, che si collochi all’estremo opposto rispetto a quelli attuali. Un partito, perciò, naturalmente estremista. Che vuole introdurre nella politica temi nuovi e scelte nuove: limitare la pubblicità; pressoché impedire il credito al consumo; sottrarre al grande capitale il potere di formare l'opinione pubblica. Che vuole affermare la prevalenza della nostra Costituzione economica sul diritto dei trattati europei: possibilità di monopoli pubblici e privati; promozione, oltre che tutela, del risparmio; promozione dell'artigianato; salario dignitoso che consenta al lavoratore o alla lavoratrice e alla famiglia una vita dignitosa, ecc.. Che vuole ricollocare geopoliticamente l'Italia. Che sia dichiaratamente per l'Unicità e indivisibilità della Repubblica e che scelga come nemici feroci i separatisti disgregatori. Un partito che vuole evitare le bolle (immobiliari, finanziarie, ma anche dei marchi e dei brevetti), perché per principio sono una valorizzazione del capitale a scapito del lavoro: una valorizzazione delle cose (anche immateriali) e una svalorizzazione delle persone. Un partito che è felice se si sgonfiano le bolle e che sostiene che, in un modo o nell’altro, bisogna sgonfiarle.
A questi ed altri temi, tutti già segnalati nel Manifesto, abbiamo dedicato alcuni articoli, anche traendoli da Internet. Ora però c'è una novità. Che non è inattesa, se è vero che tante volte abbiamo scritto che il nuovo partito, alternativo a quello delle due coalizioni, si formerà. Giulietto Chiesa ha preso l'iniziativa di costituire un partito che potrebbe essere molto simile a quello ideale tratteggiato nel Manifesto del Fronte Popolare. Le premesse ci sono, basta leggere la relazione che segue questa mia introduzione: il partito non dovrà essere né comunista, né di sinistra e naturalmente non di destra o addirittura fascista; si vuole la limitazione della pubblicità; si guarda con interesse alla teoria della decrescita; si vuol promuovere lo studio, come si faceva un tempo. Si vuol ricollocare geopoliticamente l’Italia; l’antiamericanismo non è dichiarato ma è palese o comunque ha già fatto capolino. Inoltre, più volte ricorre il termine "proselitismo". E qui voglio ricordare come l'ultimo capoverso del Manifesto recita: "… riconosciamo che il proselitismo è il primo dovere del militante”.
E poi c'è altro. Sul piano concreto mi sembrava che il nuovo partito sarebbe dovuto andare da Giulietto Chiesa a Massimo Fini; da Danilo Zolo e Luciano Canfora, da un lato, a Franco Cardini e al gruppo di Rinascita, dall'altro. Ebbene, durante la prima assemblea di Alternativa, tenutasi il 17 aprile, Chiesa ha dichiarato di aver invitato Franco Cardini e che questi ha risposto positivamente. Non c'è soltanto una rilevante somiglianza tra il partito che si vuol fondare e il nostro partito ideale. C'è anche, in concreto, un progetto almeno simile a quello ipotizzato.
In questa situazione io devo aderire ad Alternativa. Mi convince anche la personalità di Giulietto Chiesa: formazione da funzionario del PCI, ai tempi in cui ci si impegnava per essere un grande funzionario; profilo e cultura internazionali; rilevante carriera da giornalista. Credo anche che dall'originaria formazione di funzionario del PCI abbia derivato il pragmatismo necessario per una avventura ideale, come quella intrapresa. In ogni caso erano pochi, tra coloro che provengono da sinistra o dal comunismo italiano, a poter prendere una iniziativa del genere. Forse era addirittura l’unico.
Perciò comincio ad adempiere il mio dovere di fare proselitismo e vi invito a leggere, con la dovuta calma, la relazione introduttiva della prima assemblea di Alternativa.
inserisco un secondo link, perché il primo mi hanno detto che dà problemi http://www.giuliettochiesa.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=731:assemblea-di-alternativa-relazione-introduttiva&Itemid=7
Ciao, sono un militante di Alternativa. Riguardo la collocazione geopolitica del nostro Paese devo fare qualche piccola integrazione a scanso di equivoci da parte dei lettori. Alternativa non è "antiamericana", nel senso che Alternativa vuole diffondere un nuovo concetto di società in ogni Paese del mondo. Lo scopo ultimo è formare una vera e propria Internazionale del pensiero decrescista e alternativo al pensiero unico imperante, per cui non si può essere "anti" qualcuno: come puoi un giorno convincere un newyorkese o un bostoniano della bontà delle tue idee se dichiari antipatia manifesta verso la sua Nazione? Sostituirei la parola "antiamericanismo" con "anti-globalismo". Noi siamo contro il regime del capitalismo finanziario globalista, che è vero ha il suo centro nevralgico negli USA, ma non siamo contro il popolo americano in sé. E' una specificazione importante a mio avviso. Per il resto, ti ringrazio molto per le belle parole che hai speso su Alternativa e ti do il mio personalissimo benvenuto ;-)
Caro Marco, sono iscritto ad Alternativa fin dalla costituzione e nella prima assemblea svolta a Roma mi era sembrato che avesse fatto capolino un certo antiamericanismo.
Convengo che il termine è equivoco e più di altri polisemico, sicché forse va evitato. Potrei soffermarmi sulle ragioni del mio antiamericanismo (sono antiamericanista, piuttosto che antiamericano; ho poca stima dei filoamericani e di coloro che in italia e in europa hanno sposato la cultura americana) e probabilmente tu le condivideresti in tutoe o in parte senza per questo dichiararti antiamericanista (o addirittura antiamericano). Ma servirebbe un lungo post e perciò soprassiedo.
Peraltro, se desideri che gli statunitensi si ritirino dalle basi che hanno in tutto il mondo; se desideri che cessi la loro moneta di riserva e che i capitali da tutto il mondo smettano di affluire in USA valorizzando i pezzetti di carta degli statunitensi (le azioni) e quindi che lentamente gli statunitensi debbano pagare i loro debiti e quindi essere molto più poveri per i prossimi trenta anni; se desideri che gli stati uniti perdano la guerra in afghanistan e si ritirino, come è accaduto all'urss; se desideri che alla cessazione dell'impero militare ed economico consegua anche il declino di una cultura che ha invaso il mondo esportando istituti, mode e quant'altro, in favore della riscoperta di culture locali, ALLORA SEI ANTIAMERICANO (non semplicemente antiamericanista) ANCHE SE NON LO SAI.
Prova a dichiarare i tuoi desideri (ipotizzando che siano quelli indicati) a un certo numero di statunitensi e verifica se ti considereranno antistatunitense. Il 70% ti considererà antiamericano. Ora, i giuristi sanno che il diritto alla identità personale è violato quando siamo rappresentati in modo difforme da come ci vedono coloro che ci conoscono. Tu puoi anche credere di non essere tirchio; e denunciarmi se io realizzo un film in cui ti rappresento come tirchio; ma se io porto in tribunale dieci testimoni disinteressati, magari tuoi amici, che narrano episodi dai quali si evince chiaramente che sei tirchio, io non vengo condannato e devi rimborsarmi le spese processuali.
Così come si può essere tirchi pensando di non esserlo, si può essere antamericani pur non volendo esserlo.
Io sono stato da poco conquistato dalla decrescita come concetto politico, anche se la applico da sempre sotto il profilo personale, come potrai capire se leggi qualche articolo del blog. La decrescita mi interessa. L'internazionale della decrescita non mi interessa. Il comunismo e il socialismo hanno realizzato qualcosa, di buono e/o di cattivo, nei singoli paesi – lotte di liberazione, riunificazioni nazionali, resistente al nazismo, lotta per l'attuazione di costituzioni eccellenti come la nostra, alfabetizzazione accelerata, ma anche, nell'est, autoritarismo, gulag ecc. ecc. Comunismo e socialismo sono esperienze che hanno caratterizzato i singoli stati nazionali. L'internazionale comunista o socialista è servita alla esperienze dei singoli paesi, quando è servita. Perciò a me interessa la decrescita in Italia. L'internazionale della decrescita mi interessa poco. Anzi, mentre l'internazionalismo proletario, che pure si è rivelato un puro nulla, aveva un senso all'interno di una teoria che ha dominato il pensiero e la prassi dell'ottocento e del novecento, l'internazionale decrescista è troppo legata al concetto, ipocrita o comunque pericoloso e vago di umanità, per meritare la mia fiducia. Ma di questo dirò in un prossimo articolo che ho già scritto (ne pubblico uno ogni quindici giorni circa). Questo non significa che non si debbano studiare e imitare esperienze straniere e che non si possa dialogare con analoghi movimenti stranieri. L'importante è comprendere che l'internazionale decrescista non è niente altro che questo studio, questa imitazione reciproca e questo dialogo.
Ciao e grazie