La "rivoluzione" sessuale
di CHRISTOPHER LASCH (storico e sociologo; 1932-1994)
La demistificazione della femminilità procede parallelamente alla desublimazione della sessualità. L'”abolizione della riservatezza” ha dissolto l’atmosfera di mistero che circondava il sesso e ha tolto di mezzo gran parte degli ostacoli che precludevano le sue manifestazioni in pubblico. L’efficacia dei contraccettivi, l’aborto legale e una “sana” e “realistica” accettazione del proprio corpo hanno indebolito i legami che univano il sesso all’amore, al matrimonio e alla procreazione.
Uomini e donne ora ricercano il piacere sessuale fine a se stesso, rinunciando persino agli orpelli convenzionali prescritti dal sentimentalismo. In questa nuova ottica del “sesso per il sesso” qualsiasi relazione vede diminuire le proprie possibilità di sviluppo o di una certa continuità. I legami sessuali, matrimonio compreso, possono essere troncati come e quando si vuole. Ciò significa che gli amanti perdono il diritto di essere gelosi o di porre la fedeltà come condizione dell’unione erotica.
Negli anni Trenta e Quaranta, la scena di una bella ragazza che danza attorniata da una schiera di uomini di cui nessuno è favorito rispetto agli altri, era la trascrizione cinematografica di un ideale a cui la realtà si andava sempre più uniformando. Alle superiori come nei college il gruppo tenta di impedire ai propri membri, deridendoli o disprezzandoli pubblicamente, di innamorarsi delle persone sbagliate, o addirittura che si innamorino affatto. I tratti fondamentali della sessualità di oggi si erano già chiaramente delineati ben prima della famosa “rivoluzione sessuale” degli anni Sessanta e Settanta: promiscuità disinvolta, cauta astensione dai coinvolgimenti emotivi, disprezzo di gelosia e possessività.
Le donne hanno oggi abbandonato gran parte del loro riserbo sessuale. Agli occhi degli uomini ciò le rende più accessibili come partner sessuali, ma anche più pericolose. In passato gli uomini si lamentavano dell’assenza di risposta sessuale da parte delle donne; ora trovano intimidatoria tale risposta e sono tormentati dal timore di non riuscire ad appagarla.
Il famoso rapporto Masters-Johnson sulla sessualità femminile ha ingigantito queste angosce dipingendo le donne come esseri sessualmente insaziabili, dotati di una inesauribile capacità di avere un orgasmo dopo l’altro. Alcune femministe si sono servite del rapporto Masters per rivendicare l’indipendenza delle donne dagli uomini o rimproverare agli uomini la loro inferiorità sessuale.
Il “rendimento” sessuale si trasforma così in un’altra arma della guerra; le inibizioni sociali non impediscono più alle donne di sfruttare il vantaggio strategico loro assegnato dall’attuale mania della quantificazione sessuale. Mentre la donna isterica, anche quando si innamorava e desiderava abbandonarsi alla passione, riusciva raramente a sconfiggere la sua profonda avversione per il sesso, la donna pseudoliberata di Cosmopolitan sfrutta la propria sessualità con più astuzia e più calcolo, non soltanto perché ha meno riserve nei confronti del sesso, ma perché sa come evitare le complicazioni emotive.
[da La cultura del narcisismo (1979), trad. it. Bompiani 1981]
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