Un esperimento
Pubblico un articolo di Franco Berardi "Bifo", per iniziare un esperimento. Chiedo a Marco, Tonino, Tonguessy, Francesca, agli altri collaboratori e ai lettori che intendessero partecipare di soffermarsi su un passaggio dell'articolo e di commentarlo con accortezza , da uno o altro punto di vista, evitando, per quanto possibile, valutazioni di piacere e dispiacere nonché proposte alternative: soffermatevi sull'analisi svolta da Bifo, nonché sui "presupposti" che l'articolo dà per scontati. Un passaggio del ragionamento vi convince: dite il perché. Un passaggio del ragionamento non vi convince: dite il perché. Oppure evidenziate un presupposto che l'autore dà per pacifico e spiegate perché non è pacifico (qui è difficile che non entrino le valutazioni). Direi massimo dieci righe, scritte dopo aver riflettuto a fondo: potete postare anche dopo alcuni giorni dalla lettura ma sempre scrivendo al massimo dieci righe. Vediamo cosa andiamo a scoprire (SD'A).
La tragedia Greca è cominciata
di Franco Berardi "Bifo"
fonte Carta
La reazione della società greca alla catastrofe e all'umiliazione potrebbe essere l'inizio di una tragedia continentale.
La tragedia europea è iniziata. Tre morti in una banca di Atene sono il primo orribile bilancio di una guerra che il capitalismo finanziario ha scatenato contro la società, e da cui la società non sa come liberarsi. La società greca non può sopportare il diktat delle agenzie finanziarie che l’hanno spinta nel baratro della crisi, e ora pretendono che a pagare il prezzo siano i lavoratori. Spinta contro il muro della miseria, dell’umiliazione e della catastrofe, la società greca potrebbe reagire in maniera folle. Può essere l’inizio di una tragedia che non sarà limitata alla Grecia.
Quello che sta succedendo in Europa è straordinario e terrificante. Straordinario perché per la prima volta la costruzione europea entra in una crisi che minaccia di farsi definitiva, e perché questa potrebbe essere un’opportunità per iniziare una trasformazione in senso democratico e sociale di un’entità che finora non ha avuto i tratti della democrazia, ma piuttosto quelli di una dittatura tecno-finanziaria. Terrificante perché mai come oggi ci rendiamo conto del fatto che l’intelligenza collettiva è dissolta, la voce della critica sociale è muta, la democrazia morta. Di conseguenza, se non accade qualcosa al momento attuale molto difficile da prevedere (il risveglio di una intelligenza collettiva capace di ridiscutere alla radice la ragion d’essere dell’entità europea), l’esito di questa crisi rischia di essere una tragedia destinata a distruggere quel che resta della civiltà sociale moderna nel continente europeo.
Un numero della rivista LOOP del maggio 2009 si intitolava Finis Europae, e si chiedeva se l’Europa poteva sopravvivere al collasso finanziario. La risposta era che no, l’Europa non può sopravvivere al collasso se non si libera dalla dittatura della classe finanziaria che tiene in mano la corda con cui la società europea viene lentamente strangolata. Ma di questo tema ben poco si è occupata finora l’intellettualità europea (ma esiste ancora qualcosa che meriti questo nome?) La discussione che si è svolta fin a questo momento sui giornali e nelle assisi politiche ufficiali è ridicola, vuota, inconsistente. Sembra che nessuno riesca a vedere che la costruzione europea è stata fino a questo momento la causa (una delle cause) del peggioramento sistematico delle condizioni di vita dei lavoratori. Nonostante le bugie e le cazzate raccontate dalla sinistra, la politica fanaticamente monetarista dell’Unione ha prodotto una stretta della spesa pubblica che ha peggiorato la qualità della vita delle popolazioni, e contemporaneamente ha imposto un vero e proprio blocco salariale che si è accompagnato con un aumento sistematico del costo della vita.
Il fanatismo monetarista della BCE (vero organo di comando sulla vita politica europea) ha scelto alcuni bersagli preferiti. Quello delle pensioni è forse il più evidente. Allungare il tempo di lavoro-vita è una delle ossessioni del Neoliberismo, e si fonda su un accumulo di menzogne pure e semplici. Si dice che l’aumento del tempo di vita media mette in pericolo la possibilità di mantenere un equilibrio economico, dimenticando che la produttività media sociale è aumentata di cinque volte negli ultimi quaranta anni, per cui non cambia niente il fatto che il numero dei produttori possa diminuire leggermente. Si dice che i vecchi debbono lavorare più a lungo per solidarietà nei confronti dei giovani, e non c’è menzogna più ripugnante di questa: il prolungamneto del tempo di lavoro degli anziani ha infatti come conseguenza un aumento della disoccupazione giovanile, e una condizione di ricatto sul mercato del lavoro che ha reso possibile un aumento smisurato della precarietà lavorativa.
La politica della BCE è all’origine della miseria europea. Se L’Unione è questo, che muoia.
Ma la morte dell’Unione, che ogni giorno si fa più probabile, sarebbe l’inizio di un inferno inimmaginabile. Lo scatenamento di tutti i demoni che negli ultimi decenni si sono tenuti sotto controllo sarebbe dietro l’angolo. Non solo segnerebbe il riemergere dei nazionalismi, ma anche il precipitare della guerra civile interetnica, nei paesi mediterranei spinti nel baratro di un immiserimento pericoloso.
Solo un movimento del lavoro precario e del lavoro cognitivo, un movimento che ponga al centro della discussione politica il salario unico di cittadinanza può salvare l’Unione europea, modificandone radicalmente la forma e la sostanza. Ma un simile movimento sembra oggi quanto di più improbabile, quanto di più lontano dai comportamenti psicopatici e conformisti di una generazione di disperati il cui futuro sembra segnato senza vie d’uscita. Un futuro di precarietà, di schiavismo, di immiserimento materiale e psichico.
Una generazione cui rimarrà solo Facebook – sfiatatoio dell’impotenza e del narcisismo – per avere la sensazione di poter parlare liberamente.
“British students seem resigned to their fate. But this is a matter not of apathy, nor of cynicism, but of reflexive impotence. They know things are bad, but more than that, they know they can’t do anything about it. But that “knowledge”, that reflexivity, is not a passive observation of an already existing state of affairs. It is a self-fulfilling prophecy." (Mark Fisher: Capitalist Realism) [Gli studenti britannici sembrano rassegnati al loro destino. Ma non è questione di apatia o di cinisimo, quanto piuttosto di impotenza riflessiva. Sanno che le cose vanno male, ma più di questo sanno di non poterci fare nulla. Ma questa ‘conoscenza’, questa riflessione, non è una contemplazione passiva di uno stato di cose esistente. E’ una profezia che si auto-avvera, Mark Fisher, Realismo capitalista]
L'articolo non specifica per quale motivo il "fanatismo monetarista della BCE" dovrebbe portare alla "guerra civile interetnica".
Quello che sta succedendo in Grecia, ad esempio, è solo ribellione dei cittadini contro le misure draconiane pretese dai garanti del credito verso Atene, e non mi risulta ci sia alcun aspetto etnico correlato, a meno che non consideriamo i bankster un'etnia. Perchè e come ciò potrebbe portare i Greci ad "agire in maniera folle" non è dato sapere.
Bifo manca totalmente di analizzare la dura reazione dei Greci (seguita a quella degli Islandesi) che ha gran poco da condividere con l'atteggiamento remissivo e depresso delle italiche genti (troppo simile alla "impotenza riflessiva" inglese) e che trova invece paralleli con certa bellicosità dei Francesi.
Tra i presupposti dell'attuale crisi non cita l'attacco preordinato da parte degli USA per mantenersi a galla a spese dell'Euro, nè una possibile deriva di tipo speculativo globale, ma lascia piuttosto intendere che sia tutta una questione interna alle politiche economiche dell' UE.
Il punto di forza dell'articolo è il penultimo capoverso, Facebook e la virtualità che appaga mentre la realtà immiserisce
L'articolo di “Bifo” è scritto sull'onda emotiva degli eventi “straordinari e terrificanti” i quali, a suo dire sarebbero l'inizio di un possibile collasso europeo. Quali sarebbero i sintomi del collasso? La crisi finanziaria della Grecia la quale non potrebbe sopportare “il diktat delle agenzie finanziarie” che l'avrebbero spinta nel baratro della crisi. Forse l'Autore avrebbe potuto spendere due parole sul fatto che la Grecia ha per anni fornito dati falsi; che i cittadini greci hanno sostenuto un sistema dal quale avevano una serie di benefici che erano pronti a prendere a piene mani (comprese le pensioni di reversibilità agli eredi). Naturalmente non sono difendibili gli speculatori, non sono difendibili le agenzie di rating che sembrano al servizio degli speculatori; ma sono difendibili i greci? In queste condizioni perché si dovrebbe passare dal rischio del collasso europeo all'opportunità di una democrazia migliore? Non si possono riscontrare nelle condizioni attuali delle formulazioni democratiche avanzate in Europa; le democrazie nazionali sono in crisi e non sono in grado di difendersi dalle speculazioni; la soluzione alle crisi non sembra richiedere né proporre maggiore democrazia, ma maggiore controllo, maggiore concentrazione di potere assegnato agli Stati più solidi economicamente.
provo a dire la mia. in maniera molto esemplificata, le banche ti possono "strozzare" solo se tu sei debitore nei loro confronti.e sei debitore solo se hai speso più di quanto guadagnavi, chiedendo prestiti per spendere soldi che non avevi in tasca.molto semplice, molto vero. nessuna banca ti può ricattare se non hai debiti. e non hai debiti se spendi i soldi che hai, e non quelli che hai preso in prestito. se lo stato è formato da milioni di cittadini che contraggono debiti, rappresentati da politici che contraggono debiti, si arriva ad un punto in cui il creditore può fare di te ciò che vuole. siccome non ha convenienza a farti fallire, ti presta altri soldi e intanto riscuote gli interessi.
Controbatto l'ultimo commento (atragorn): non è vero che le banche possono strozzarti solo se sei loro debitore.
Semplificando parecchio, l'acme della crisi greca arriva quando lo Stato ellenico non può più pagare i suoi titoli di credito che per anni hanno garantito rese molto alte rispetto a quelli di Paesi più "solidi" (la famosa forbice coi titoli tedeschi).
Quei titoli sono stati acquistati a prezzi bassi dalle banche, e rivenduti sotto forma di investimenti ai clienti delle banche. Quando andiamo a fine mese a mettere lo stipendio in banca e ne stiviamo una parte in fondi d'investimento che hanno rese migliori del semplice conto corrente, i soldi finiscono in Grecia. Sempre che non finiscano in droga afgana o in armi italiane vendute alla Turchia, ma questo è un altro discorso.
Quindi siamo corresponsabili dello stringimento del nodo della cravatta. Oggi è toccato ai greci (alquanto allegrotti peraltro nella gestione dei loro stipendi), domani chissà.
Il modello che riposa dietro a quest'apparenza è fallimentare. Questo Bifo non lo dice, per il resto, a parte qualche semplificazione eccessiva, concordo
marco
caro Marco,
lo stato ellenico resta strozzato perchè è debitore delle banche. se non avesse creato debito chiedendo a prestito tramite il sistema bancario i soldi per pagare i suoi impiegati, politici, medici, insegnanti, ecc., non avrebbe nessune debito da restituire alle banche stesse. e quindi siamo sempre lì. quando spendi più di quello che guadagni, devi chiedere un prestito. e chi ti finanzia? alla fine del percorso le banche, che possono farti fallire chiedendoti il rimborso del prestito. e non certo il singolo risparmiatore che ha investito in titoli di stato greci. esemplifico al massimo, ma il processo è questo. non siamo noi risparmiatori di fine mese che possiamo determinare il fallimento della grecia, ma i grandi investitori e cioè le banche. e possono farlo in quando lo stato greco è loro debitore.
un saluto cordiale.