"Economia Democratica" intervista Martina Carletti del FSI
Sono Martina Carletti, relatrice del documento programmatico sull’immigrazione del Fronte Sovranista Italiano, un partito nato il 5 giugno scorso a Roma e che rappresenta un’avanguardia politica e culturale sviluppatesi in Italia negli ultimi anni. Vogliamo rimettere in cima all’ordinamento giuridico la Costituzione rispetto ai trattati dell’Unione Europea: crediamo che questa sia l’unica via per frenare le politiche globaliste e neoliberiste di stampo europeista.
FSI è l’evoluzione dell’ARS, Associazione Riconquistare la Sovranità, associazione nata nel 2011 con lo scopo di raccogliere militanti attorno al progetto sovranista, e di costruire il programma politico di una futura alleanza. La nostra organizzazione attuale è costituita, come da statuto approvato in assemblea nazionale e consultabile al nostro sito (http://www.riconquistarelasovranita.it/…/atto-costitutivo-e…), da vari organi: il Comitato Direttivo, il Collegio dei Provibiri e varie cariche associative ricoperte a titolo gratuito. I soci sono dislocati in quasi tutte le regioni d’Italia e si organizzano autonomamente in raggruppamenti regionali e locali: chiunque voglia prendere contatto con soci della propria zona, si può rivolgere ai nostri gruppi regionali Facebook.
Il nostro statuto ha previsto già una naturale scadenza di quattro anni, durante i quali dovremo crescere di numero e quantità, dopodiché daremo vita ad una nuova normativa capace di far fronte alle nuove esigenze. Via via che i nostri gruppi locali sapranno crescere, il direttivo darà l’approvazione per la partecipazione ad elezioni comunali e regionali.
2) Essendo una forza dichiaratamente sovranista, volete uscire dall’Euro senza se e senza ma. Quali sono le criticità insanabili della moneta unica?
L’Unione Europea ha sottratto allo Stato Italiano anche il potere di gestire una moneta nazionale, vincolandolo a una valuta comune che non è di nessuno. L’adozione della moneta unica ed il cammino di convergenza dettato da Maastricht si sono rivelati, oltre che un errore politico, un grave errore tecnico. Non potendo svalutare la moneta, per recuperare competitività i Paesi con le economie più deboli devono necessariamente ripetere quello che i tedeschi hanno già fatto nel decennio passato: aumentare la produttività e contemporaneamente abbassare i salari reali. Senza la rinuncia della Germania ai surplus commerciali e senza un massiccio piano di investimenti a suo carico nei paesi periferici, le asimmetrie che si sono venute a creare in Europa non si risolveranno: questa è, però, una prospettiva politica utopica, poiché i tedeschi non rinunceranno mai alla loro posizione di predominio sui PIIGS. Il FSI si oppone strenuamente a questa spirale recessiva senza uscita, alimentata anche dai tagli alla spesa pubblica e dalla deflazione salariale ostinatamente imposta dai poteri di Bruxelles: euro ed Unione Europea sono quindi i primi nemici da abbattere per chiunque voglia difendere le condizioni di vita dei ceti popolari e medi, la sovranità popolare, la democrazia politica.
3) Come risponderebbe alle critiche che solitamente vengono poste a chiunque esponga la possibilità di un ritorno ad una moneta sovrana, come il pericolo della Cina, il debito pubblico, l’inflazione e la svalutazione?
Queste critiche sono datate: gli stessi economisti neoliberisti non utilizzano più come strategia quella di agitare le masse paventando presunti rischi derivanti dal recupero della leva monetaria e dal rifiuto dei dogmi europei. Nella stessa UE esistono diverse nazioni a moneta sovrana, che con i loro parametri economici dimostrano ai paesi limitrofi come i catastrofismi si sciolgano come neve al sole di fronte alla realtà dei fatti. Questi discorsi valevano agli inizi della critica sovranista alla narrazione mainstream, agli albori del governo Monti: il dibattito si è attualmente concentrato sulla permanenza o meno nell’Unione Europea, è ora su quel frangente che vengono branditi gli scenari apocalittici. Questa evoluzione della situazione gioca a vantaggio delle nostre posizioni: siamo stati i primi a porre al centro del problema l’uscita dall’UE, l’ostacolo più grande alla possibilità, per lo Stato Italiano, di disciplinare i propri rapporti economici autonomamente.
4) In molti criticano la nascita di tanti nuovi partiti, e spesso si chiedono perché non vi siate adoperati per forze politiche già esistenti, come il Movimento 5 Stelle o la Lega Nord. Ci vuole spiegare in cosa ritenete di essere diversi da loro?
Il Movimento Cinque Stelle è un partito che ha al suo interno tutto ed il contrario di tutto: è impossibile imporgli “dal basso” una linea politica, in virtù di posizioni congressuali. Come è stato visto dalla sua evoluzione, tanto più cresce elettoralmente, tanto più cerca di accreditarsi all’establishment: è una vecchia strategia che all’epoca, a ragione, Federico Caffè attribuì anche al partito comunista in una sua famosa intervista all’ “Espresso”. Crediamo che il movimento pantastellato sia il partito più antidemocratico dopo Forza Italia: il programma per le politiche e per le europee non è mai stato deciso dal basso, ma sempre dall’alto, così come i criteri per la selezione dei candidati.
Un giorno dicono che bisogna che l’Italia riconquisti tutte le sovranità, un giorno sono contrari anche alla semplice e insufficiente riconquista della sola sovranità monetaria e un giorno prefigurano la distruzione della nazione in ragione della globalizzazione: credono in tutto ed il contrario di tutto. Una fetta rilevante di sovranisti provengono inoltre dall’esperienza, fallimentare, della militanza nel cinque stelle: realizzata la totale contrarietà dei vertici a difendere le istanze sovraniste, se ne sono allontanati denunciando una totale chiusura dei vertici nei confronti di un dibattito che era continuato per anni all’interno del movimento, e che si rifletteva inoltre in alcune proposte che avevano riscosso successo di consensi sul forum ufficiale. Consideriamo il Movimento Cinque Stelle un partito europeista, anche considerando le ultime dichiarazioni alla stampa dell’autoproclamatosi leader Di Maio.
La Lega di Salvini si è concentrata sull’illusione di volere “un’altra UE”, una sorta di speranza di contrattazione i cui scenari ricordano le sorti del partito di Tsipras, Syriza, non troppi mesi fa in Grecia. La propaganda incentrata sull’uscita dall’euro nasconde una voluta disinformazione sul problema cardine, ovvero l’appartenenza all’Unione Europea: anche uscendo dalla moneta unica, infatti, dovremmo forzare una rottura dell’ordinamento giuridico nei confronti delle norme contenute nel Trattato di Funzionamento dell’Unione Europea, per evitare una possibile Caporetto economica. Le differenze tra noi e la Lega sono numerose, a partire da una tara genetica indiscutibile: l’obiettivo della secessione dall’Italia è ancora nel primo articolo del suo statuto ufficiale. Il Sovranismo è, in prima istanza, strenua difesa di quella che noi riconosciamo come patria comune, l’Italia, l’evoluzione di un nuovo patriottismo costituzionale.
Siamo contrari alla flat tax, sosteniamo infatti una imposizione progressiva che arrivi, oltre un certo livello, anche ad una percentuale molto rilevante dei redditi; vogliamo che la scuola e l’università tornino ad essere decisivi strumenti di mobilità culturale e sociale, dunque rigettiamo l’autonomia scolastica e universitaria; promuoviamo la riduzione al minimo del regionalismo, togliendo alle Regioni quanti più poteri la Costituzione del 1948 consentiva di togliere e vogliamo combattere il macroregionalismo perseguendo esclusivamente il localismo; la piena occupazione è per noi un obiettivo imprescindibile ed, infine, vogliamo intraprendere un cammino di riconquista della sovranità, in politica estera, che sia quanto più esteso possibile, combattendo la logica di assoggettamento al potere atlantico ed ogni tentativo di offuscare l’autonomia dello Stato Italiano.
In politica interna, rigettiamo la strategia di cercare consensi elettorali attraverso alleanze ambigue con partiti, come Forza Italia, che sono stati complici e responsabili non solo degli ultimi anni di governo (Berlusconi non si è mai sottratto all’appoggio a Monti, Letta, Renzi), ma degli ultimi venti anni di depressione economica e perseguimento delle politiche suicide ed antidemocratiche europee.
5) Ci sono le elezioni. Il suo partito arriva al governo. Quale sarebbe la vostra prima azione? Credete di avere all’interno del vostro movimento le competenze sufficienti ed adatte ad affrontare una situazione di uscita dalla moneta unica e dai trattati?
La rottura con l’ordine giuridico europeo, sia in quanto recesso dall’UE, sia in quanto recesso dall’euro-zona, è la misura logicamente prodromica per attivare il nostro progetto politico che prende sempre più forma nei nostri documenti programmatici, che ogni anno vengono approvati nell’annuale assemblea dei militanti. Sarebbe impossibile attuare la nostra riforma tributaria con la libera circolazione dei capitali sancita nei trattati. Al tempo stesso sarebbe inconcepibile una definizione di settore industriale strategico, così come delineata nel nostro documento primigenio di “ analisi e proposte”, con i princìpi del mercato unico, quali fra tutti il dogma della non alterazione della concorrenza. Per non parlare della riforma del sistema bancario che abbiamo approvato lo scorso 5 giugno. Allo stesso tempo nessuno tipo di investimento pubblico di rilievo è attuabile senza una riconquista di un sistema di finanziamento nazionale tramite una moneta sovrana e un banca centrale subordinata al potere esecutivo.
La domanda sulle competenze mi sembra speciosa, non chiederei mai all’oste se il vino è buono. Ciononostante le rispondo: la nostra missione è quella di consegnare all’Italia una grande classe dirigente degna del popolo che rappresenta. Per fare questo è imprescindibile una selezione. Ci tengo però a precisare che per quanto sia fondamentale che chi si troverà ad assumere un ruolo politico apicale dovrà avere la massima cognizione di ciò che dovrà andare a fare, i criteri di selezione di una classe dirigente non debbono soffermarsi solo sul concetto di capacità, ma soprattutto di volontà. Nelle condizioni attuali in cui ci troviamo, sarebbe riduzionistico pensare che questo processo non sia stato dovuto ad una precisa volontà politica. Ovviamente gli incapaci hanno dato un enorme contributo all’avallo di queste politiche, questo nessuno lo nega, ed è per questo che i cittadini, attraverso la partecipazione politica nei partiti, prima di tutti nel Partito Sovranista, devono tornare ad operare una selezione rigorosa e severa dei propri rappresentanti.
6) Ancora un paio di domande. Come vi ponete riguardo al referendum di ottobre? Siete a favore o contrari? Perché?
Abbiamo maturato una nostra analisi autonoma, sottraendoci all’adesione a qualsiasi comitato di scopo, per il rischio che le nostre posizioni potessero essere associate a quelle di altri partiti che, pur sostenendo le ragioni del no, incoerentemente sono stati complici del cammino di de-costituzionalizzazione e fingono una contrarietà per mera strategia elettorale. Invitiamo a votare no sottolineando che una vera difesa del modello costituzionale debba andare oltre il rigetto della riforma, poiché il nostro fondamentale ordinamento giuridico è in stato di sostanziale disapplicazione a causa dell’insanabile contrasto tra esso ed i trattati europei: la riforma Renzi-Boschi, che viene presentata dal Governo come una necessaria semplificazione delle istituzioni, è solo una ratifica delle reali origini liberiste della crisi costituzionale, economica ed istituzionale in atto.
Il Parlamento è morente: abbandonata la strada indicata dai Costituenti, non è più chiamato a scegliere tra principi, bensì, al più, tra norme di dettaglio, ed esegue a testa bassa gli ordini dettati da Bruxelles. Per salvare la Costituzione e riprenderne il percorso di attuazione, bruscamente interrotto inducendoci ad accettare riforme incompatibili con il modello del ’48, è imprescindibile accostare questo no alla lotta politica per uscire dall’Unione Europea.
7) Più o meno nello stesso periodo sono nate altre due forze politiche con molti punti in comune con il vostro. Conoscete i programmi degli altri movimenti di stampo sovranista quali Alternativa per l’Italia e Democrazia Verde? Come li considerate? Siete in contatto e intendete collaborare tra di voi, dato il grande obiettivo che vi accomuna?
Il nostro scopo nei prossimi quattro anni è quello di trasformare l’embrione di questo partito in una solida e consistente frazione di una futura alleanza di forze politiche sovraniste. Esistono alcuni movimenti, partiti e gruppi divulgativi che dispongono di una buona capacità di mobilitazione: li osserviamo con interesse, auspicando una coalizione tra qualche anno, ma il FSI promuoverà tale collaborazione soltanto con quelle formazioni che, oltre a condividere i valori sovranisti, abbiano dimostrato di essere vitali, radicate ed attive sul territorio, non solo sulla rete, di saper crescere continuativamente per numero di associati e di essere solide, ossia di non subire significative scissioni. Sono ovviamente esclusi tutti i partiti attualmente presenti sulla scena politica.
[1 agosto 2016]
Commenti recenti