La scacchiera spezzata: Brzezinski rinuncia all'impero americano

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4 risposte

  1. Simone Garilli ha detto:

    Stefano, ritieni quindi insensata la tesi secondo cui, esclusivamente in Medio-Oriente e nell’Africa del Nord, gli Stati Uniti abbiano adottato una strategia di graduale disimpegno? E che per farlo abbiano pensato di balcanizzare la regione finanziando e sostenendo tatticamente anche l’islamismo radicale? Te lo chiedo perché, se nemmeno a me convincono le teorie del caos in senso stretto, per Medio Oriente e Nord Africa sembrano assai plausibili, e sono sostenute anche da testate di alto livello come Limes.

  2. stefano.dandrea ha detto:

    Altro è la strategia del caos, teoria assurda che può attecchire soltanto tra i complottisti in senso stretto e che purtroppo ha avuto qualche diffusione, nel nostro ambiente, grazie a Giulietto Chiesa e qualche altro sostenitore di teorie strampalate e apocalittiche (tipo la teoria della terza guerra mondiale, che secondo Chiesa sarebbe alle porte da 16 anni), altro la strategia del disimpegno.
    Tu sostieni che visto che gli USA starebbero disimpegnandosi, allora genererebbero il caos: qui il caos avrebbe una ragione apparente (addendum: ho sostituito ragione con scopo; si può discutere della ragione ma non della funzione, che sarebbe soltanto creare il caos: il caos non è in funzione di nulla, se non del caos (che può significare anche sventura, cambi di casacca, nascita e irrobustimento di forti nemici). Uno stratega che proponga di perseguire il caos è un imbecille; e se una comunità di pensatori, consiglieri e consulenti non riesce ad impedire al capo di perseguire un obiettivo tanto oggettivamente idiota (la rinuncia a guidare o condizionare l’evolversi di una situazione di partenza), significa che al vertice di uella nazione c’è un branco di imbecilli.
    Serve l’analisi.
    Per quanto riguarda l’Afghanistan, forse furono “costretti” ad aggredirlo, visto che erano stati uccisi 4000 statunitensi. In realtà non erano per niente costretti. Ci hanno lasciato oltre 2000 morti, immagino 15000 feriti, più un numero di pazzi e di suicidi che supera diverse decine di migliaia. E sono ancora impantanati là, senza che abbiano ottenuto un solo obiettivo strategico. Dunque nessun disimpegno.
    Per quanto riguarda l’Iraq, lo hanno lasciato in mano a sciiti che son più iraniani che iracheni. Tentarono di dare un “ordine”, nominando nel 2006 Allawi, sciita ex baathista, ma i partiti sciiti settari vinsero le elezioni. Sono andati via nel 2011 perché Obama aveva promesso un certo disimpegno. Ma sono tornati e hanno combattuto a Fallujah e Ramadi, radendo al suolo le due città, proteggendo squadroni della morte sciiti comandati da generali iraniani e di nuovo avvantaggiando gli sciiti pseudo iracheni ma in realtà iraniani, incapaci di formare uno Stato. Dove sta il disimpegno? E comunque che caos è un caos in cui domina l’Iran?
    Per quanto riguarda lo Stato Islamico lo hanno, forse volutamente, sottovalutato. Ma io credo lo abbiano sottovalutato davvero.: la relazione dell’accademia di West Point più volte citata su questo sito diceva che era più pericolosa JRNT (di Al Duri), perché avrebbe avuto il consenso della popolazione. Invece lo Stato Islamico ha rivelato una straordinaria capacità strategica e al momento della “rivoluzione sunnita” del 2014 ha utilizzato JRNT e l’ha fatta fuori, conquistando oltre la metà di tutte le armi dell’esercito iracheno (ha le armi di uno stato); alla fine ha ottenuto grande consenso tra i sunniti iracheni, che credevano stessero tornando i saddamisti (il primo atto compiuto a Mosul è l’arresto e la fucilazione del giudice curdo che condannò Saddam). Ora gli USA combattono lo Stato Islamico, dapprima lo hanno fatto in Iraq ma poi anche in Siria a Manbij. Dove sta il disimpegno?
    In Siria gli USA non combattevano, mentre adesso hanno truppe a terra, anche se poche e bombardano. Dove sta il disimpegno?
    Quanto alla Libia, non erano impegnati e forse è vero che a fare pressione per l’intervento furono Francia e Inghilterra. L’impegno è stata poca cosa: otto mesi di bombardamenti. Ma ora stanno di novo bombardando. Io il disimpegno non lo vedo.
    Hanno capito che il salafismo jihadista è un osso duro, e che quindi, se mandano gli eserciti, non hanno alcuna possibilità di vincere sul terreno. Possono però praticare il terrorismo aereo. Ma non sono gli unici: la Russia sta dimostrando che può praticarlo e lo pratica volentieri anche lei.
    Direi dunque che il caos è frutto di errori di analisi, strategici e tattici; che non c’è alcun disimpegno e che il rischio di una guerra con la Russia, sebbene minimo, non è mai stato concreto come oggi, proprio a causa di una politica estera statunitense che definire demenziale (oltre che criminale) è un eufemismo.

    • Simone Garilli ha detto:

      Tutto sta nel decidere in quale modo usare il concetto di ‘caos’. E’ evidente a chiunque ragioni che nel senso complottista di Giulietto Chiesa non va usato, ma avversato. Tu dici che non va usato nemmeno nel senso della volontaria produzione di caos in medioriente a fini di disimpegno, perché non c’è un reale disimpegno, e che quindi il caos mediorientale sia solo frutto di errori strategici notevoli degli Stati Uniti. Concordo in linea generale, ma l’equivoco, come detto, sta nel termine. Mi sembra pacifico che gli Stati Uniti, sottovalutando le milizie Isis, e poi servendosi alla bisogna dello stesso Stato Islamico in Siria, hanno prodotto caos, anche se, come giustamente dici, il fine ultimo è produrre un nuovo ordine, perché nessuno stratega desidera il caos per il caos. Il caos come strumento di un nuovo ordine, quindi, mi pare concettualmente accettabile. Balcanizzazione del medioriente significa questo: dare vita a nuove formazioni statuali per indebolirne altre. La Siria è l’esempio più recente e cristallino in questo senso. Spero di essermi spiegato.

      • stefano.dandrea ha detto:

        Se per caos intendiamo guerra, allora abbiamo sicuramente la guerra che si voleva strumentale al nuovo ordine. Ma il caos, in Iraq e in Libia, è seguito alla “conclusione” della guerra. E in Afghanistan e Somalia la guerra continua, perché non è mai cessata: una guerra senza sbocco, un disordine – caos appunto – perenne.
        Non ci sono nuove “formazioni statuali”. Ci sono territori senza stato (Somalia, Libia), con due o tre governi, con emirati islamici, milizie; o vecchi stati, l’Iraq, che si sfaldano, perché non ricostruiti bene dopo la distruzione: c’è il caos vero e proprio.
        In definitiva la guerra come strumento del nuovo ordine ci sta. Ma la guerra non è il caos. La guerra può prolungarsi all’infinito e allora è caos; o può concludersi con la distruzione di uno stato senza condizioni per la ricostruzione di quello stato o di alcuni stati più piccoli e allora si ha il caos; oppure può ricostituirsi uno stato apparente che è fragilissimo e pronto a piombare in una guerra civile, che è caos.
        Per queste considerazioni tenderei a rifiutare anche la prospettiva di Limes. Gli Stati Uniti fanno analisi come se gli altri non esistessero: Al Qaeda, i Talebani, lo Stato Islamico, l’Iran, la Russia, la Turchia, tutti hanno compiuto azioni che gli USA non si aspettavano, per qualità e intensità.

        In Siria la situazione è diversa: gli stati uniti hanno svolto un ruolo minimo. I ribelli internazionalisti hanno divorato i ribelli nazionalisti guidati e armati dal centro statunitense di addestramento in Giordania. Qualcuno a Washington a un certo punto, non sapendo che pesci prendere, aveva pensato di appoggiarsi addirittura ad Al Nusra, ma ovviamente, alla fine l’ipotesi è stata scartata. Poi hanno pensato ai curdi socialisti ma hanno potuto usarli fino a un certo punto perché la Turchia si è imposta (sicché oggi gli USA sono ancora senza truppe di terra, in gran parte dello scenario siriano). Hanno anche provato a far fuori Erdogan, per non avere rompimenti di scatole, ma hanno fallito.
        Il caos siriano deriva dal fatto che sono intervenuti direttamente l’Iran (per primo), gli Stati Uniti in difesa dei curdi contro lo Stato Islamico (per secondi) e infine la Russia contro tutti i ribelli, altrimenti Assad era caduto nel 2015, i curdi erano stati fatti secchi dall’IS nel 2014 e ora sarebbe stata in corso una semplice fitna tra la Siria Sunnita e Stato Islamico.
        Anche qua comunque, gli Stati Uniti non hanno esattamente previsto, valutato e agito (fallito golpe).
        In definitiva credo che si possa dire senz’altro che gli USA sono potenti, guerrafondai ma inetti. Il caos non deriva dal fatto che sono guerrafondai ma dal fatto che sono inetti.

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