Riserva frazionaria, Decrescita e Sovranità

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  1. Roberto ha detto:

    Ciao, in rete gira questo dossier sulle frottole del signoraggio:

    http://digilander.libero.it/togiga/signoraggio.pdf

    e un gruppo facebook che debunkera le sciocchezze dei complottisti:

    http://www.facebook.com/pages/Signoraggio-informazione-corretta/279217954594

    la teoria del complotto del signoraggio è una bufala di stampo neonazista

    http://signoraggisti.blogspot.com

  2. sandropascucci ha detto:

    Quello non è un dossier ma una raccolta rivisitata e manipolata 100ia di volte da parte di un fotografo. la verità sul signoraggio è per chi studia. ridicoli pdf, facebook e attacchi politici non sono LA VERITA'.
    studia e renditi libero.

  3. stefano.dandrea ha detto:

    Gentile Sandro Pascucci,

    a prescindere dal dossier, mi piacerebbe conoscere le obiezioni di un signoraggista (utilizzo il termine in senso puramente descrittivo) sulle mie osservazioni, le quali sembrerebbero negare ogni ragionevolezza alla proposta di riserva obbligatoria totale (a prescindere dal problema del cosiddetto signoraggio primario).

  4. daniela ha detto:

    L'idea di questo articolo mi sembra molto interessante. Si sa che la moneta in circolazione non è costituita solo dai biglietti, ma anche dagli assegni, titoli, cambiali. La moltiplicazione del credito è tanto più alta quanto più è bassa la quota di riserva obbligatoria da tenere per legge. Alzando questa quota al 100%, le banche perderebbero guadagno e funzione. Se però si alzasse e considerevolmente la percentuale, con una minore moltiplicazione bancaria si avrebbero tutte le ripercussioni a cui fa riferimento. Non avevo pensato che l'effetto si potesse chiamare di decrescita razionale, ma  poiché mi sembra che tutti i passaggi  logici del suo ragionamento siano congruenti nelle concatenazioni degli effetti nel sistema reale, il mio parere è che il termine sia esatto. Interessante anche l'idea di inserire la sua proposta in un partito che prima o poi sorgerà.
    Una semplice insegnante di economia politica in pensione

  5. stefano.dandrea ha detto:

    Cara Daniela,

    grazie per il commento!

  6. Honest Money ha detto:

    Non è vero che non esistono esempi storici di depositi bancari a riserva integrale. Questo era il modo normale di operare del banco sino a due secoli fa.
    Ancora al tempo di Richard Chantillon la Banca di Amsterdam, con il suo enorme prestigio, operava con coefficiente di riserva al 100%.
    Prima del medioevo la pratica della riserva frazionaria era pianamente ritenuta una frode. Il giurista romano Ulpiano specificava la distinzione tra dare in prestito al banco o depositare presso il banco. Si trattava chiaramente di due cose radicalmente distinte. Chi (il banco che) riceveva il deposito e lo utilizzava per negozi propri commetteva il reato di furto. E ancora, nel rimborso che faceva seguito al fallimento del banco, il depositante era privilegiato rispetto a chi aveva prestato soldi al banco.
    Il dibattito tra scuola bancaria e monetaria (per questa ultima Ricardo, Torrens vi dicono qualcosa questi nomi?) in Inghilterra nella seconda metà del XIX secolo si conclude con la legge di Peel del 1844 che esigeva il coefficiente di cassa pari al 100% per l'emissione di banconote (coperte da riserva aurea), ma non per i depositi bancari. Si era capito che le crisi ricorrenti erano colpa della riserva frazionaria, ma purtroppo non si capì che l'emissione di depositi aveva all'atto pratico lo stesso effetto dell'emissione di banconote, cosa che invece avevano capito gli studiosi di Salamanca (e gli scolastici nel medioevo) già alcuni secoli prima.
    Vediamo chi sono i difensori della banca con 100% di riserva. Anzitutto  Irving Fisher (prima di lui Henry Simons della scuola di Chicago) e Ludwig Von Mises, poi ben quattro premi Nobel: Hayek, Friedman, Tobin e Allais. 
Mises è il primo economista del XX secolo a proporre un coefficiente bancario del 100%. La proposta è contenuta nel libro "Teoria del Credito e dei Mezzi Fiduciari", uscito nel 1912 in tedesco, e nuovamente nel 1928 nella sua prima edizione inglese. Mises scrive: "E' evidente che l'unica maniera di eliminare l'influenza umana sul sistema creditizio è sopprimere l'emissione di mezzi fiduciari. L'idea base della legge di Peel è ancora oggi valida ma in essa si deve includere l'emissione di crediti nella forma di depositi bancari."
 Dopo Mises, è Hayek a difendere il 100% e lo fa in diversi libri, tra cui Nazionalismo monetario e stabilità internazionale del 1937, in cui demolisce la dottrina dei cambi flessibili avanzata dalla scuola di Chicago.
    Il francese Allais, nella tradizione della scuola di Chicago, aggiunge che il denaro può anche essere cartaceo, e la quantità aumentata di circa il 2% l'anno. Friedman riprende lo stesso concetto. Questi due economisti difendono il coefficente 100% come ausiliario agli obbiettivi di politica monetaria. Non vogliono eliminare la carta di stato e l'interventismo, solo stabilizzare la politica monetaria.
    Il meccanismo del moltiplicatore di moneta bancaria, che si fonda sul principio di riserva frazionaria dei depositi, è stato "scoperto" dal Prof. Irving Fisher della Yale University, che lo ha individuato quale principale causa della crisi finanziaria del 1929 e della conseguente grande depressione. Per questo ne ha proposto il superamento proponendo specificamente il ritorno al tradizionale obbligo di riserva al 100% (vedi Fisher, Irving  1935: 100% Money, Works Vol. 11, ed. and introduced by William J. Barber, London: Pickering & Chatto, 1997 e Fisher, Irving / Cohrssen, Hans R.L. 1934: Stable Money. A History of the Movement, New York: Adelphi Company). Le tesi di Fisher sono state successivamente riprese da Milton Friedman (vedi A Program for Monetary Stability, by. Dr. Milton Friedman, Fordham University Press (N.Y. 1960, 1992) e Maurice Allais(1999, « La Crise mondiale d'aujourd'hui. Pour de profondes réformes des institutions financières et monétaires »).
    Da un altro versante culturale Carl Marx descrive la situazione i questi termini:
     « In quanto la Banca (d'Inghilterra, ndr) emette dei biglietti che non sono coperti dalla riserva metallica nei suoi forzieri, essa crea segni di valore che costituiscono non solo mezzi di circolazione, ma anche capitale addizionale — sia pure fittizio — corrispondente all’ammontare nominale di questi biglietti senza copertura. E questo capitale addizionale le apporta un profitto addizionale.
    In Bank Acts, 1857, Wilson domanda a Newmarch:
    «1563. La circolazione delle banconote proprie di una banca, ossia l’ammontare medio che resta nelle mani del pubblico costituisce un incremento al capitale effettivo di quella banca, non è vero? Senza dubbio».
    «1564. Qualsiasi profitto, quindi, che la Banca ritrae da questa circolazione, è un profitto che proviene dal credito e non da un capitale che essa possiede effettivamente? Certamente».
    Lo stesso si può dire naturalmente anche per le banconote delle banche d’emissione private. Nelle sue risposte nn. 1866-1868 Newmarch ritiene che i due terzi di tutte queste banconote private (l’altro terzo deve avere una copertura metallica presso queste banche) rappresentano «una creazione di un capitale corrispondente» per il fatto che viene in tal modo economizzato l’equivalente in moneta metallica Il profitto del banchiere può perciò non essere più elevato di quello di altri capitalisti. Rimane il fatto che egli trae profitto da questo risparmio nazionale in moneta metallica. Il fatto che un risparmio nazionale si presenti come profitto privato, non scandalizza per niente l’economia borghese, poiché il profitto in genere è comunque appropriazione di lavoro nazionale.
    Il sistema creditizio che ha come centro le pretese banche nazionali e i potenti prestatori di denaro, e gli usurai che pullulano attorno ad essi, rappresenta un accentramento enorme e assicura a questa classe di parassiti una forza favolosa, tale non solo da decimare periodicamente i capitalisti industriali, ma anche da intervenire nel modo più pericoloso nella produzione effettiva — e questa banda non sa nulla della produzione e non ha nulla a che fare con essa. Le leggi del 1844 e del 1845 costituiscono una prova della forza crescente di questi banditi ai quali si uniscono i finanzieri e gli stock – jobbers (Speculatori di Borsa). »
    Karl Marx, Capitale, Libro III, Sez. V  Capitolo 33
    


    Ora per capire come, concretamente, dovrebbe funzionare un sistema bancario con obbligo di copertura al 100% dei depositi, secondo il tradizionale sistema di riserva integrale   stabilito dal diritto romano, vediamo come lo descrive Allais (riguardo al funzionamento delle banche si veda il paragrafo in neretto).


    "Per ciò che concerne l’esperienza di almeno due secoli riguardo i disordini di ogni sorta e riguardo il costante alternarsi di periodi di espansione e recessione, bisogna considerare che i due fattori principali che li hanno amplificati in modo considerevole, se non provocati, sono la creazione di moneta e di potere d’acquisto dal nulla (ex nihilo) attraverso il meccanismo del credito e il finanziamento di investimenti a lungo periodo attraverso prestiti a breve periodo. Si potrebbe tuttavia facilmente rimediare a questi due fattori attraverso una riforma d’insieme che permettesse, se non di metter fine alle fluttuazioni congiunturali, almeno di diminuirne considerevolmente l’ampiezza.

    Questa riforma si deve basare su due principi fondamentali:

    La creazione di moneta deve essere di competenza dello Stato e dello Stato soltanto.
    Tutta la creazione di moneta eccedente la quantità di base da parte della Banca centrale deve essere resa impossibile, in maniera tale che scompaiano i “falsi diritti” derivanti attualmente dalla creazione di moneta bancaria.
    Tutti i finanziamenti d’investimento a un termine prestabilito devono essere assicurati da fondi di prestito a scadenze maggiori, o tutt’al più alla stessa scadenza.

    La riforma del meccanismo del credito deve così rendere contemporaneamente impossibile sia la creazione di moneta dal nulla (ex nihilo), sia il prestito a breve termine per finanziare prestiti a lungo termine, e non deve permettere prestiti a scadenze più vicine di quelle corrispondenti ai fondi prestati. Questa doppia condizione implica una modifica profonda delle strutture bancarie e finanziarie basandosi sulla completa separazione delle
    attività bancarie, come si presentano ad oggi, e la loro attribuzione a tre categorie di istituzioni distinte e indipendenti:

    1. banche di deposito che garantiscono solamente, a esclusione di tutte le operazioni di prestito, gli incassi e i pagamenti, e la tutela dei depositi dei loro clienti: le spese corrispondenti saranno fatturate a questi ultimi, e i conti dei clienti non potranno avere alcuno scoperto.
    2. banche di prestito che prestano a scadenze prestabilite. Poiché esse prestano a scadenze minori, l’ammontare complessivo dei prestiti non potrà eccedere l’ammontare complessivo dei fondi imprestati.
    3. banche d’affari che prestano direttamente al pubblico o alle banche di prestito e che investono i fondi prestati nelle imprese.

    Nel suo fondamento, una tale riforma renderebbe impossibile la creazione di moneta e di potere d’acquisto dal nulla (ex nihilo) attraverso il sistema bancario e il prestito a breve scadenza per finanziare prestiti a scadenza maggiore. Essa non permetterebbe che prestiti a scadenza più breve che quella corrispondente ai fondi imprestati. Le banche di prestito e le banche d’affari servirebbero come intermediari tra i risparmiatori e i prestatori. Sarebbero sottoposte a un obbligo imperativo: prendere in prestito a lungo termine per prestare a scadenza più breve, il contrario di ciò che avviene adesso.
    Una tale organizzazione del sistema bancario e finanziario permetterebbe la realizzazione simultanea di condizioni fondamentali quali:

    l’impossibilità assoluta di creazione di moneta e di potere d’acquisto al di fuori della quantità di base creata dalle autorità monetarie.
    L’eliminazione di tutto lo squilibrio potenziale risultante dal finanziamento di investimenti a lungo termine a partire da prestiti a breve o medio termine.
    L’espansione della massa monetaria complessiva, costituita unicamente dall’ammontare di base, a tasso stabilito dalle autorità monetarie
    La notevole se non totale riduzione dell’ampiezza delle fluttuazioni congiunturali
    l’attribuzione allo Stato, cioè alla collettività, del reddito da signoraggio proveniente dalla
    creazione di moneta, e il conseguente alleggerimento delle imposte attuali
    un controllo agevole da parte dell’opinione pubblica e del Parlamento della creazione monetaria e delle sue implicazioni.

    Tutti questi vantaggi sarebbero certamente fondamentali. I profondi cambiamenti necessari dalla loro attuazione andrebbero a scontrarsi naturalmente contro forti interessi e contro pregiudizi profondamente radicati. Rispetto alle gravi crisi che il sistema attuale del credito non ha smesso di provocare da almeno più di due secoli e continua a provocare attualmente, e che le autorità monetarie si rivelano sempre più incapaci di
    controllare, questa riforma appare come una condizione necessaria per la sopravvivenza di un’economia decentralizzata e per la sua efficacia."

    Maurice Allais(1999, « La Crise mondiale d'aujourd'hui. Pour de profondes réformes des institutions financières et monétaires »)
     

  7. Honest Money ha detto:

    Il mio commento precedente per chiarire i presupposti teorici del concetto di "riserva obbligatoria totale".
    Nello specifico, rispondendo alla tua domanda, non vi è alcun meccanismo automatico che determinerebbe una contrazione dell'offerta di prestiti ed un aumento del tasso di interesse.
    Tutto dipenderebbe dal livello di offerta di moneta legale da parte dello Stato.
    Per capirci meglio scomparirebbero dal mercato di offerta dei prestiti i depositi dei clienti, ma questo andrebbe a garanzia dell'intagibilità di questi stessi depositi.
    Però è naturale che oltre a questa parte di risparmi infruttiferi intangibili (i depositi) i clienti possano decidere di far fruttare un'altra quota dei loro risparmi investendoli. Cioè non depositandoli, ma prestandoli (sono concetti radicalmente diversi) alla banca. Questa a sua volta potrebbe prestare queste somme sul mercato, lucrando sulla differenza tra tassi di interesse attivi e passivi, che è quello che la gente pensa le banche facciano attualmente. In altra forma i clienti potrebbero decidere di prestare direttamente a terzi una quota dei loro risparmi (lucrandone direttamete gli interessi) con la consulenza e l'intermediazione della banca, la quale guadagenerebbe delle commissioni sull'interesse lucrato dal cliente.
    La quantità di risparmio che i clienti possono decidere di prestare (invece di depositarla in modo infruttifero) dipende dalla quantità di moneta legale che lo Stato decide di emettere, la quale a sua volta influenza il tasso di interesse (determinato dall'offerta e dalla domanda di moneta). A parità di domanda ad una maggior quantità di moneta legale emessa corrisponderebbe a un aumento degli investimenti e a una diminuzione del tasso di interesse.
    In ultima analisi, eliminato il meccanismo automatico del moltiplicatore monetario (mediantie l'obbligo di riserva al 100%), il volume di credito dipenderebbe direttamente dalla scelta dello Stato di aumentare o contrarre l'offerta di moneta legale. Peraltro lo Sato potrebbe anche fissare direttamente il tasso di interesse sulla moneta legale prestata direttamente dallo Stato medesimo, influenzando così l'intera struttura dei tassi.
    La tua proposta di una percentuale elevata di riserva obbligatoria (ad es. 25-30%, che è quello che faceva Menichella), non modifica concettualmente i termini della questione, ma rende meno immediato e meno stringente  il controllo dell'offerta monetaria da parte dello Stato. Questo può anche essere considerato utile, ma in fase di violenta ed ampia fluttuazione del ciclo economico rende meno stabile l'intero sistema finanziario e meno efficaci le eventuali politiche monetarie anticicliche da parte dello Stato
     

  8. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Honest Money,

    ti ringrazio per le tue osservazioni, che ho letto e sulle quali rifletterò con attenzione.

  9. Andrea ha detto:

    Complimenti all'utente Honest Money che ha attinto ha piene mani dal sito signoraggio.com

  10. stefano.dandrea ha detto:

    Caro Andrea,

    l'utente Honest Money è intervenuto anche commentando l'articolo "Il valore del denaro", dove si è svolta una riflessione approfondita su temi che forse ti interessano

  11. Honest Money ha detto:

    Per Andrea non ho attinto per niente dal sito signoraggio.com, l'ultima volta che ho visto tale sito sarà stato 2 anni fa. Non avrei problemi a citarlo se vi avessi fatto riferimento. Comunque fammi sapere quali sono i punti che ti sembrano attinti se vuoi ne parliamo.

  12. Maurizio Settembre ha detto:

    Il signoraggio bancario, esiste, anche Adam Smith (padre degli economisti), tratta codesto cancro nel libro:"La Ricchezza delle Nazioni"…

    Ciao maurizio

  13. Valerio ha detto:

    Sono molto interessato all'argomento che, forse, andrebbe ulteriormente sviluppato. Anche perchè molti blog che sono per il recupero della sovranità monetaria, non sono d'accordo con il discorso affrontato nel post. Io credo, invece che sia importante e viene trattato anche nell'ultimo libro di Luciano Gallino in termini positivi. Infine mi sorge spontanea una domanda:"Siete per la decrescita, così come è intesa da Badiale e Tringali?

    Grazie.

    N.B. Nel vostro blog trovo sempre più punti di contatto con le idee che fino ad ora ho maturato. La mia preoccupazione maggiore è che si possa tornare a votare senza la presenza di un movimento o un fronte di associazioni e movimenti che siano per il recupero della sovranità monetaria, contro la libera circolazione monetaria ecc. ecc.

  14. stefano.dandrea ha detto:

    Valerio,

    purtroppo sto per iniziare a lavorare e sarò impegnato fino a tardi; ma domani o dopodomani ti ruspondo.

    Scusami

    Stefano

  15. stefano.dandrea ha detto:

    Non so cosa abbia scritto Luciano Gallino. Ti segnalo il documento dell'ARS, che propone, tra le altre cose, di ri-attribuire la manovra della riserva obbligatoria al Governo, nella "forma" del CICR magari. La manovra serve principalmente a utilizzare l'istituto in funzione della repressione della rendita finanziaria. Ad indirizzare parte del risparmio verso il finanziamento della spesa pubblica: http://www.riconquistarelasovranita.it/teoria/reprimere-la-rendita-finanziaria-e-instaurare-un-sistema-finanziario-nazionale-documento-per-assemblea

    Sulla decrescita abbiamo deciso di non dividerci. Nel Progetto è scritto: Alcuni credono che si debba perseguire una politica della “decrescita”, altri non credono che questa parola riesca a designare una teoria alternativa. Altri ancora perseguono uno sviluppo sostenibile o una “crescita felice”. Non conviene dividerci su questo punto. Perché le diverse politiche (decrescita, sviluppo sostenibile, ecc.), qualsiasi cosa designino, implicano l’esercizio della sovranità nazionale, un potere che non abbiamo. La riconquista della sovranità dovrà essere considerata come condizione di ogni possibilità; con la sovranità tutto è possibile; senza di essa niente è possibile". Il progetto lo trovi qua: http://www.riconquistarelasovranita.it/sample-page

    Se si tornasse a votare tra sei mesi o tra un anno, non ci sarebbe ragione di preoccuparsi: un movimento sovranista serio e potente non ci sarebbe. Tra un paio d'anni chi sa. Ma è proprio la tua preoccupazione che deve spingerti all'azione. Quando si comincia ad agire non ci si preoccupa più, se non di concorrere con il proprio contributo a realizzare il progetto. Bisogna creare qualcosa che duri nel tempo: diciamo quaranta anni; altrimenti non vale la pena impegnarsi.

  1. 28 Giugno 2010

    […] fonte:  Riserva frazionaria, Decrescita e Sovranità Aggregato il   28 giugno, 2010 nella categoria Comparazione, Online     Nessun […]

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