Quante e-mail quotidiane si sarebbero scambiate Marx ed Engels?
Negli anni cinquanta dell’Ottocento, Marx ed Engels non vivevano nella medesima città e, ciononostante, erano in contatto quotidiano. Si scambiavano lettere tutti i giorni e chi sa che uso avrebbero fatto delle email. La lettura di questa pagina, tratta da Tristram Hunt, La vita rivoluzionaria di Friedrich Engels, Isbn Edizioni, Milano 2010, e dedicata all’epistolario tra Marx ed Engels, ha provocato in me una situazione di benessere. Significa tante cose e si offre a molte considerazioni, anche perché sembra davvero di vederli seduti davanti al computer a scriversi email: c’è molta "interattività" e c’è molta “dipendenza” dalla (allora) nuova rete (postale). Consiglio di acquistare il libro, sul quale mi prometto di tornare, perché è splendido (SD’A)
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Insieme ai soldi c’era un avvincente epistolario. Seppure sia Marx che Engels, che avevano vissuto per anni a stretto contatto tra Parigi, Bruxelles e Colonia, soffrissero per questa lontananza, i posteri ne hanno tratto beneficio. Gli anni cinquanta e sessanta rappresentano l’età dell’oro della loro corrispondenza, nella quale i due sfruttarono appieno la rivoluzione postale di metà Ottocento – francobolli, uffici e cassette postali – quando una lettera imbucata a Manchester prima della mezzanotte sarebbe arrivata a Marx il giorno successivo entro l’una del pomeriggio e una spedita entro le nove del mattino sarebbe stata nelle sue mani per le sei dello stesso giorno. Quel mucchio di lettere ci offre un accesso senza pari alle loro nevrosi personali, alle loro frustrazioni, delusioni e passioni. Regali flatulenze, rifugiati cornuti e maratone alcoliche abbondano in quello che Wheen ha definito “un succulento stufato di storia e gossip, di economia politica e oscenità da ragazzini, di alti ideali e banali confidenze”. Le lettere sono anche un’eloquente testimonianza del profondo affetto che univa Marx ed Engels, i quali si consolano a vicenda nel lutto, si incoraggiano nel lavoro e criticano le reciproche strategie politiche, oltre ad alimentare un commovente scambio di fotografie. Per Engels in ufficio e per Marx nel suo studio, la posta rappresentava uno dei momenti migliori della giornata. “I due amici si scrivevano quasi tutti i giorni” rievocò Elenor Marx “e mi ricordo di quanto spesso il Moro, come chiamavamo mio padre a casa, parlasse con le stesse lettere come se chi le aveva scritte fosse lì con lui. “No, non è così”; “Su questo ti do ragione” ecc. Ma quello che ricordo meglio è che qualche volta, leggendo le lettere di Engels, il Moro rideva finché le lacrime non gli rigavano le guance”.
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