Investimenti . Parte prima
Di Mensa Andrea
Dal Devoto /Oli ricavo la definizione di questa parola.
Investimento = impiego di una somma di denaro in un’impresa o nell’acquisto di valori (immobiliari, azionari, ecc…).
Come ho già illustrato in precedenti scritti sul denaro, se si considerassero sistemi aurei, o con riserva al 100%, il discorso terminerebbe qui, in quanto , essendo il denaro stesso già un valore, il suo solo possesso rappresenterebbe un investimento.
Quindi qui parliamo sempre di sistemi monetari “fiat” ovvero creato dal sistema bancario senza alcun sottostante, e cioè che non rappresenta nulla altro se non la fiducia di poterlo spendere da parte di chi lo detiene.
Se il denaro è quindi solo un mezzo per conservare e trasferire valore, da quando si cede un bene (lavoro, servizi, beni) a quando se ne acquista un altro, l’attenzione oggi la porto su quelli che considero beni reali, quelle cose cioè che conservando per lungo tempo, o addirittura accrescendo la loro desiderabilità presso un pubblico più o meno vasto, permettono in un futuro di esser ceduti in cambio di altri beni o servizi, avendo però conservato e magari accresciuto il loro valore.
L’altro aspetto, ovvero l’investimento in un’impresa, è simile, ma il ritorno o guadagno, avverrà in continuazione dopo che l’investimento avrà creato le condizioni per generare ulteriori beni, e se tale capacità sarà riconosciuta, dare anche un eventuale ritorno alla cessione dell’attività produttiva stessa.
Sia nell’uno che nell’altro caso, comunque , si tratta dell’operazione di acquistare oggi, con il denaro disponibile oggi, beni o attività produttive, che diano un ritorno di valore in futuro, possibilmente superiore al valore del denaro impiegato.
Purtroppo oggi, la parola “futuro” va dalle frazioni di secondi agli anni, vista la deformazione che hanno assunto alcuni tipi di operazioni in borsa.
“High Frequency Trading” in sigla HFT, sono operazioni di acquisto/vendita fatte automaticamente da computers superveloci i quali, rilevate alcune condizioni particolari, su determinati titoli, acquistano e vendono dopo frazioni di secondi, ricavandone una differenza positiva, e quindi un guadagno.
Tralascerei anche le considerazioni relative agli investimenti produttivi, in fabbriche, brevetti, ecc…. ovvero tutto quanto riferito all’avvio e implementazione di produzioni.
Questi sono sicuramente gli investimenti “buoni”, quelli di cui beneficia la collettività, sia in nuove occasioni di lavoro, sia in innovazioni tecnologiche o produttive che migliorano la qualità dei beni.
Questo tipo di investimento ben venga, e la collettività dovrebbe esser tanto consapevole da favorirli in ogni modo possibile, proprio perché aumentano la ricchezza reale del paese e quindi della sua popolazione.
Qui vorrei però soffermarmi più sugli investimenti di tipo speculativo, anche se molti di essi non possono considerarsi tali. Quegli investimenti cioè che non richiedono al possessore del capitale null’altro che un buon fiuto per gli affari.
Esistono gli investimenti in opere d’arte o pezzi da collezione. Saper distinguere una crosta da un quadro di valore, può portare a impegnare soldi con rendimenti anche molto elevati. Occorre però essere dei veri esperti. Senza contare che quel mercato è scuramente un po’ truccato dai vari critici e dalle valutazioni che vengono fatte con una grande discrezione e arbitrio. Per i pezzi da collezione, vale lo stesso discorso.
Questi sono settori comunque in cui il valore di un “pezzo” è legato alle disponibilità economiche di coloro che se lo contendono, e dal desiderio che tale “pezzo” possa continuare a suscitare nel tempo. Perché questo è proprio l’unico parametro per determinare se il suo valore crescerà oppure no.
Un “Gronchi rosa” ( francobollo errato) ad esempio è un gran valore fintantoché ci saranno collezionisti appassionati, ricchi a sufficienza da potersi permettere di spendere cifre considerevoli per le loro collezioni, che riterranno una collezione monca, o di poco valore se non comprende questo rarissimo francobollo.
Della serie, e questo è uno di quegli esempi, in cui un pezzo raro , moltiplica il valore dell’intera collezione.
Attenzione, però, che il valore del “pezzo” o della collezione, non è determinato da altro che non il fatto che qualcuno li desideri, al punto da esser disposto a pagarli le cifre richieste.
Come per molti altri “investimenti” si tratta di valore aggiunto grazie alla rarità che però diventa un valore reale, solo quando qualcuno te lo compera.
E quindi ti da un quantità di denaro in cambio.
Cosa assai diversa ad esempio da un immobile, che se affittato darà una rendita reale continua, oltre ad un aumento di valore dell’immobile stesso, se le condizioni sono favorevoli.
Si , perché sul discorso immobiliare, andrebbe fatto un discorso a parte, che consideri il futuro e non solo le passate esperienze.
E spiego cosa intendo.
In funzione di dove viene costruita una abitazione, il suo valore , o prezzo di vendita, può essere anche il doppio o più di cosa è costato costruirla.
Buona parte del prezzo è rappresentato dal valore del terreno.
Ma un terreno rende per cosa ci si può coltivare sopra, perché già è previsto che sotto una certa profondità, la proprietà torna dello stato, per cui ogni tipo di ritrovamento o deposito o miniera non appartengono al proprietario del terreno ma allo stato.
Dunque, se viene coltivato, a seconda della bontà del terreno, della irrigazione, ecc… esso potrà fornire una rendita.
Ma se ci si costruisce sopra una casa, al massimo fornirà una rendita reale se affittato, o solo nominale , se abitata dal proprietario, però proporzionata al valore dell’intero edificio, e quindi al prezzo pagato per il terreno.
La relativa penuria dei terreni edificabili, le eventuali opere di urbanizzazione, moltiplicano poi il valore del terreno.
Non quindi una reale ricchezza che viene prodotta, ma un valore indotto dalla legge della domanda e dell’offerta, legata alla sua scarsa disponibilità.
Scarsa disponibilità determinata da disposizioni comunali.
È quindi un valore fittizio, quello del terreno edificabile, dei quali è la scarsità rispetto alla richiesta, a determinare il valore del terreno e quindi quello complessivo dell’edificio , da cui l’eventuale rendita.
Pertanto, una gran parte del valore dell’edificio deriva dalla scarsità dei terreni edificabili, soprattutto all’interno dei centri abitati, luoghi appunto , dove non ci sono proprio più terreni ancora da edificare.
Ora, se è vero che buona parte del valore dell’abitazione è dovuta al valore speculativo del terreno, nel momento in cui ogni famiglia avesse l’abitazione che desidera, e il numero delle famiglie non aumentasse più, la richiesta di abitazioni, e quindi di terreni edificabili diminuirebbe fino ad azzerarsi.
E faccio notare come nei paesi “maturi”, ad esempio quelli europei, dove il coefficiente di riproduzione è addirittura inferiore a 2, che significa che mediamente il numero di coppie è in decrescita, salvato solo dall’immigrazione che oltre a portare famiglie già costituite ha anche una prole numerosa.
Ma c’è di più. C’è anche il problema dell’affollamento negativo. Se 40 anni fa ci si sposava tra i 20 e i 30 anni, e quindi era facile trovare tre o quattro generazioni contemporaneamente vive e pertanto due o tre residenti per conto proprio, con l’innalzamento dell’età di accoppiamento, il numero delle coppie presenti in un certo momento diminuisce.
E un’ultima considerazione, almeno europea, è da fare sulla tipologia di persone anziane e ancora autosufficienti. Coloro che sono nati nell’anteguerra hanno oggi più di 70 anni. Figli di famiglie di 10 figli, dei quali ne sopravvivevano oltre i 10 anni meno della metà, temprati da una vita dura e in ristrettezze, hanno subito una selezione naturale iniziale, ma quelli che sono sopravvissuti giungono tranquillamente anche ai 90 e più anni. Le generazioni successive sono quelle che hanno usufruito di antibiotici, penicillina, sulfamidici, e tutti i ritrovati della scienza medica che ha abbattuto la mortalità infantile, ma fatto crescere persone che non hanno più la tempra dei loro vecchi, anche se la medicina ci tiene in piedi con chirurgia, trapianti, bypass, ecc… mediamente però si comincia a morire a 40 anni e si arriva ai 70 già pieni di rattoppi. Saremo in grado di arrivare ai 90 o quello sarà solo più un obiettivo di pochi ? e se ci arriveremo, saremo ancora in grado di abitare per conto nostro, occupare in modo autosufficiente una abitazione ?
Io ne dubito parecchio, e questo , di nuovo influirà sul numero di abitazioni necessarie a contenere tutta la popolazione.
Cosa giustificherebbe quindi questo extra valore del terreno e quindi dell’abitazione se si verificasse un pareggio tra domanda e offerta, o addirittura una eccedenza di quest’ultima?
Vero che le abitazioni , come tutto , hanno una vita, oltre la quale va ristrutturata, adeguata alle nuove esigenze, vero anche però che se non aumenta il numero delle famiglie, è difficile pensare che continui l’eccedenza di domanda sull’offerta.
Oggi in alcune città vi sono già migliaia di appartamenti vuoti. I proprietari preferiscono tenerli vuoti, non affittati, per non decurtarne il valore in caso di vendita. È gente che ovviamente ha altre risorse per vivere, e che quindi può permettersi questo lusso, di avere cioè delle abitazioni , non usarle, non farle usare, e tenerle vuote, visto che questa cosa gli costa relativamente poco.
Quindi se è corretto pensare che il mattone è sempre stato un buon investimento, ricordo che per tutto c’è sempre una prima volta.
Chissà cosa accadrebbe, se si imponesse una tassazione sufficientemente alta su tutti gli immobili vuoti.
Probabilmente molti verrebbero messi in vendita portando l’offerta a superare la richiesta, e riportando così i valori a livelli legati solo più al valore reale dell’immobile.
Una distruzione enorme di ricchezza virtuale, basata sul nulla che non sia la contesa tra domanda e offerta.
Fermo qui la trattazione per dare uno sguardo alla settimana appena trascorsa.
Sicuramente le notizie più forti arrivano dall’Africa del nord, dall’Egitto dove è caduto un regime quarantennale , ma anche dalla Libia, dove la dittatura di Gheddafi pare agli sgoccioli.
Ci sono poi vari moti in altri paesi tra cui lo Yemen, l’Iran, l’Algeria, il Bahrein, ecc… tutte dittature o monarchie assolute, rette fino ad ora con i soldi del petrolio e del gas.
Ovviamente l’occidente, cliente di tali regimi, ha tutto interesse a non inimicarsi i possibili e probabili vincitori della contesa, proprio per non rimetterci i rifornimenti.
Ma intanto il prezzo del petrolio sale, ma ancor più salgono i prezzi delle altre materie prime e dei cereali.
Se è vero che ci sono stati raccolti danneggiati dal tempo o dagli incendi ( Russia), è anche vero che le riserve sono abbondanti, pertanto si esclude carenza di tali prodotti, se non causata dall’eccesso di rialzo, come al solito dovuto alla speculazione.
Terminato il G20, con gioia e gaudio dei partecipanti ch hanno deciso di decidere qualcosa, riguardo alle restrizioni al mondo finanziario, entro il prossimo G20.
Ovvero, felici di aver deciso di non decidere. Bravi.
Intanto segnali di ripresa si manifestano sia negli USA che in Europa, ch potrebbero esser credibili se la FED e la BCE smettessero di inondare il mercato di denaro.
Mentre BRIC e terzo mondo stanno decisamente frenando per effetto dell’inflazione che sta mostrando i muscoli .
Frenata ch significa soltanto innalzamento dei tassi, politica che però incoraggia il trading sulle monete, ovvero indebitarsi dove di denaro ce n’é tanto e a buon prezzo e comprare titoli ad alto rendimento dove i tassi sono già più alti.
Operazioni a somma zero, dove però a guadagnarci sono i traders e a rimetterci le popolazioni dei paesi obiettivo.
Buongiorno Andrea,
ho letto che l'aumento del prezzo delle materie prime, tra cui anche di quelle agricole che avrebbe iniziato il caos nord africano, sarebbe stato causato dall'inondazione di dollari sui mercati, per via dei tassi molto bassi della Fed.
Una volta avevi scritto che le banche commerciali ( qua da noi ) pagano di regola l' 8% di interesse il denaro che prendono in prestito dalla BCE.
Domanda: quell' 8% è il famoso Tasso Ufficiale di Sconto ?
Pensavo di si, ma allora come mai ho trovato un grafico da cui appare che il tasso di sconto, attualmente all' 1% per la BCE, è un tasso che cambia periodicamente, da molto tempo è meno dell' 8%, mentre in passato è stato anche più alto dell' 8%, ma non è stato quasi mai proprio dell' 8% ? Cos'è questo 8% ?
Un'altra domanda, correlata: una volta hai scritto che i proprietari delle banche non possono utilizzare i soldi moltiplicati col sistema della riserva frazionaria per acquistare alcunchè. Però possono utilizzare quelli presi in prestito direttamente dalla banca centrale ? E' questa la via attraverso cui i dollari stanno inondando i mercati ?
I proprietari delle banche americane prenderebbero soldi dalla Fed al 0,75 % d'interesse e poi userebbero questi soldi per comprare materie prime, per esempio ?
@ iacopo67
il denaro nasce solo ed esclusivamente dalla banca centrale.
le banche commerciali possono MOLTIPLICARLO ma occorre che ci sia una base di finanziamento da parte della banca centrale. (moltiplicare vuol dire che ce ne deve essere già).
l'8% è applicato a questo tipo di finanziamento da parte della banca centrale, alle banche commerciali.
il tasso di sconto , invece è il riferimento per tutti i prestiti sia di quelli delle banche commerciali verso i clienti, siano aziende che persone, sia come riferimento alle emissioni obbligazionarie, titoli di stato ecc…serve di riferimento anche ai tassi interbancari, quelli cioè che si applicano le banche l'una verso l'altra ma anche la banca centrale ai depositi che la banca commerciale fa presso di lei.
sembra assurdo , ma non lo è.
La banca centrale finanzia (all'8%) le banche commerciali in modo "bilanciato" ovvero soddisfacendo una percentuale delle richieste uguale per tutte, con lo scopo di tenere sotto controllo la liquidità ovvero la massa monetaria (M1).
per una banca commerciale, quindi non è facile avere SEMPRE soddisfatte le proprie necessità ( e ti ricordo che uno dei parametri al tetto degli investimenti è proprio la quantità di depositi, e che i prestiti avuti dalla banca centrale rientrano nei depositi) per cui nel caso che conceda prestiti al limite delle sue possibilità, oppure che la clientela faccia prelievi tali per cui scende sotto quel tetto, essa deve in qualche modo rientrare o con prestiti interbancari oppure, se quando aveva eccedenze, l'eccedenza l'ha depositata sul suo conto presso la banca centrale, prelevando da tale conto.
accade quindi che la banca commerciale abbia in corso dei prestiti all'8% nei confronti della banca centrale e contemporaneamente abbia dei depositi, presso la stessa banca centrale, remunerati all'1%, e non li compensa perchè quelli all'1% sono sempre disponibili, mentre le richieste degli altri, vengono quasi mai soddisfatte , almeno interamente.
la seconda domanda richiede una risposta più complessa.
se tu hai bisogno di 1000€ ed io te li impresto e mi firmi una cambiale per 1000€, dato che la cambiale è un titolo esecutivo che io posso anche vendere, abbiamo raddoppiato i 1000€ di base monetaria, in quanto se prima c'erano solo i 1000€ in mano mia dopo continua a esserci il denaro in mano tua, ma in mano mia c'è un titolo usabile anch'esso come pagamento.
se tu vai in banca e chiedi un prestito e questa te lo concede, al massimo ti chiede una ipoteca, ma l'ipoteca non è scambiabile, anche perchè essendo una garanzia essa non verrà riscossa se onorerai il prestito.
ma non firmi una cambiale o altro titolo, perchè la massa monetaria è GIA' aumentata in base al fatto che la banca ha creato i 1000€ che ti ha dato.
questo è il vincolo che ha la banca nel creare denaro.
ed è per questo che non lo può spendere, ma solo imprestarlo senza titoli corrispettivi, e questa la ragione per cui non possono , con tale denaro acquistare titoli del debito pubblico.
ma com'è che le banche bypassano il problema ?
semplice , creando una società, con capitale xxx, e concedendo a tale società il prestito, ed è la società che poi acquista eventualmente titoli, specula sulle materie prime, ecc…
il discorso dei soldi concessi dalle banche centrali che hanno facilitato, ma io direi permesso di far riprendere la speculazione, poi, è ancora diverso.
ti ho detto che il tetto ai prestiti è vincolato all'ammontare dei depositi ma ANCHE all'ammontare del capitale di garanzia della banca stessa. ( cheè parte dei mezzi propri della banca).
i famosi derivati che contenevano i subprime, erano finiti in tali capitali di garanzia delle banche ( ne ho già parlato). nel momento in cui hanno perso valore, il tetto dei prestiti concedibili dalle banche si è improvvisamente e terribilmente abbassato.
ecco che per poter operare, le banche hanno da una parte ridotto gli impieghi facendo mancare denaro al mercato, dall'altra, con la connivenza delle banche centrali, li hanno dati o in garanzia o addirittura "venduti" alle banche centrali. questo denaro, tornando a ricostituire i capitali di garanzia, ha permesso alle banche di rifinanziare quelle società "satellite" che operano sulle materie prime e sui mercati delle commodity.
spero di non averti creato troppa confusione.
ciao
Ho ragionato e alla fine mi sembra di aver compreso ogni cosa che hai scritto;
quello che mi crea un pò di confusione è il tasso di sconto;
purtroppo ho letto "Euroschiavi" e solo col tempo mi sono poi accorto che quel libro è pieno di errori su come funzionerebbe il sistema bancario, per esempio il tasso di sconto viene definito come gli interessi che la banca commerciale pagherebbe alla banca centrale, è questo che mi ha confuso. Quel libro farà la fine della stufa.
Vorrei capire un pò meglio questo misterioso tasso di sconto;
tu dici che è un tasso di riferimento, cioè non è un tasso definitivo, infatti io non posso prendere soldi a prestito dalla banca all' 1 % d'interesse, e i titoli di stato non rendono l' 1 % . Siccome i titoli di stato vengono venduti col meccanismo dell'asta, posso immaginare che il tasso di sconto abbia in qualche modo qualcosa a che fare con l'offerta iniziale per l'acquisto di quei titoli. Ma nelle banche commerciali, qual'è il meccanismo per cui, da quell' 1 %, si arriva poi al tasso definitivo, più alto, a cui noi prendiamo i soldi a prestito ? E, in definitiva, a che cosa serve il tasso di sconto ?
@ iacopo67
tasso di riferimento significa quel valore a quale gli altri tassi si riferiscono.
ad esempio:
il tasso che la banca applica alla clientela primaria, ovvero quella più importante, sarà , ad esempio il tasso di sconto +3 punti, o quello alla clientela secondaria sarà il tasso di sconto +5 punti ecc….
riferimento vuol dire che se il tasso di sconto sale di 1 punto, praticamente tutti i tassi salgono della stessa quantità, continuando a mantenere la loro posizione relativa.
dato che i titoli, come giustamente dici, vengono assegnati con l'asta al ribasso, per esser competitivi con gli altri tipi di investimento sul mercato, dovreanno anch'essi adeguarsi al livello generale dei tassi, i quali sono "pilotati" a loro volta dal tasso di sconto.
riferimento, vuol proprio dire questo, ovvero che praticamente tutti gli altri tassi, direttamente o indirettamente guardano, per mantenere la loro posizione relativa.
ogni emittente ch esi deve confrontare sul mercato, deve tener conto del livello generale dei tassi, in quanto suo interesse è applicare il tasso minimo possibile, ma tale ch eil mercato lo finanzi.
se troppo basso , nessuno comprerà quei titoli se troppo alto verrà a costare troppo, come , al contrario funziona per chi chiede presstiti tende a cercarli il più bassi possibile, ma il prestatore è interessato a sua volta a tenerli il più alti possibile, ma non da indurlo a cercare altre vie.
l'insieme dei tassi lo devi pensare come un blocco che si muove verso l'alto o verso il basso, seguendo appunto il tasso di sconto.
@ iacopo67
"a cosa serve il tasso di sconto"
serve ad accelerare o frenare la richiesta di prestiti, allargando o restringendo la massa monetaria.
se voglio fare un investimento , posso calcolare che esso sarà produttivo, ovvero mi darà degli utili, se otterrò il prestito al 5% ma non più se lo otterrò all'8%.
pensa ad un mutuo -casa posso decidere di contrarre il mutuo se la rata mi costerà tot, e rinunciarci se mi costerà tot+x.
chi chiede un prestito sa qual è il suo limite ma sicuramente tassi più alti scoraggiano il richiedere prestiti, mentre più bassi li incoraggiano.
più prestiti vengono richiesti e più denaro entra in circolazione, quindi, e viceversa se salgono.
questo, assieme al finanziamento delle banche, è il modo delle banche centrali di controllare l amassa monetaria, l aquale tende ad aumentare quando l'economia "tira" ed a diminuire quando "ristagna".
il portare il tasso vicino allo 0 toglie praticamente questo strumento di controllo, in quanto sotto lo 0 il tasso non può andare.
Su Wikipedia ho trovato:
" Il Tasso Ufficiale di Sconto (TUS) è il tasso con cui la Banca centrale concede prestiti alle altre banche."
Ma il tasso con cui la banca centrale concede prestiti alle altre banche non era l' 8 % ?
Non ci capisco più niente.
@ iacopo67
avevo fatto un primo aggiornamento in risposta ma l'ho cancellato perchè incompleto.
wikipedia, purtroppo, non fa distinzione , quando parla di "banca centrale" tra la Banca Centrale Europea e la Banca d'Italia o le altre banche centrali degli altri paesi.
la BCE e la BdI intervengono sui mercati la prima per tutta l'europa, la seconda nella specificità italiana, come mandatario della BCE, ch equindi filtra e redistribuisce sulla realtà italiana il credito che ottiene dalla BCE.
quando parliamo dell'8% quello è l'interesse applicato sul prestito primario, quello che costituisce la base per la moltiplicazione effetuata dalle banche commerciali con le riserve frazionate, e che viene a costituire M1.
ma la BCE agisce ANCHE come prestatore di ultima istanza verso le banche commerciali ( tramite la BdI che sovente filtra le richieste fungendo anche da camera di compensazione nel caso che una banca abbia eccedenze e l'altra carenze di denaro)
le interazioni tra le banche e la banca centrale sono molteplici, e di diversi tipi.
addirittura, durante questa crisi, la BCE ha concesso finanziamenti a banche greche, tedesche, francesi, dietro garanzia di asset non commerciabili al momento, per cui di valore praticamente nullo.
quindi tutte le operazioni, sia come prestiti con garanzia, che in conto capitale, che quasi tutte le altre operazioni che comunque si configurano come prestiti, vengono poi concessi al tasso unico di sconto.
la differenza tra il prestito primario e tutte le altre operazioni, è che il primo è a data indeterminata, costituendo , appunto la base di tutta la massa monetaria, mentre tutte le altre operazioni sono a scadenza, per cui sono prestiti per un tempo predefinito che a volte è solo di pochi giorni, o settimane , o mesi.
questo fatto, ch ecome le banche commerciali , la banca centrale operi con una doppia natura, crea la maggior parte delle confusioni ch esi hanno in merito, proprio perchè non si distingue mai a quale "parte" della banca ci si riferisce.
spero comunque che così ti sia ora chiaro…. è il fatto che più si va a fondo, più si scoprono le "eccezioni" alle regole principali.
Ora tutto quadra, anche se mi rendo conto che il sistema delle banche non è così semplice da capire e conoscere.
Anche le tue considerazioni sugli investimenti sono interessanti; forse in futuro l'inflazione aumenterà, e diventerà più punitivo tenere fermi i soldi in banca.
Una casa si potrebbe comprarla e metterla in affitto, e, in qualche decennio, si pagherebbe da se. E uno alla fine si ritrova una casa. Potrebbe non essere poi tanto male, purchè i prezzi non si sgonfino dopo l'acquisto.
Però se uno avesse bisogno di soldi, un immobile non è così facile da rivendere in poco tempo.
Io lavoro a contatto con artisti, scultori e pittori, e penso che le opere d'arte siano un campo minato, il prezzo è molto soggettivo, e i commercianti sono dei volponi; la stessa identica opera d'arte, quando la vendono, è una cosa di valore, bella e preziosa, ma quando la comprano, ti dicono che non ha grande valore. E' meglio saltare qualunque intermediario e andare direttamente dall'artista. Sono da evitare le stramberie dell'arte moderna ( tipo la tela tutta bianca intitolata "Vuoto d'autore") che ti dicono che hanno un valore solo perchè l'ha detto il tal critico, i critici d'arte è meglio lasciarli perdere, così come i galleristi. Purtroppo si è venuto a creare un business artificioso intorno alle opere d'arte; il gallerista e il critico lanciano il giovane artista, ne mostrano le opere al pubblico, ne stampano cataloghi, ne tessono le lodi, ne costruiscono la fama in modo artificiale. Di solito il giovane artista in questione non ha neanche un grande talento, la cosa è fatta apposta perchè in questo modo l'artista è più docile e succube di chi lo fa lavorare, intensamente, e per pochi soldi. Per mascherare la propria incapacità questi artisti si dedicano all'arte astratta o anche peggio all'arte concettuale, secondo cui quello che conta è l'idea, e non la qualità della realizzazione dell'opera. Poi purtroppo c'è sempre gente che ci casca, con gente anche danarosa che ci sperpera i propri soldi perchè si fida del critico che assicura il brillante avvenire dell'"artista". Eviterei anche le opere attribuite a famosi artisti del passato perchè ci sono veramente molti falsi in circolazione, specialmente quelli più facili tecnicamente da riprodurre, Picasso per esempio è uno di questi.
Penso che la cosa più tranquilla in questo campo è acquistare opere d'arte direttamente da artisti, indipendenti, il cui talento è manifesto ed evidente nelle loro opere, comunque ci vuole un minimo di esperienza per giudicare poi se il prezzo richiesto può essere giusto.
@iacopo67
il mondo è pieno di filibustieri, in tutti i campi.
gente senza ne arte ne parte, che campa sulla dabbenaggine di coloro che riescono ad accalappiare.
come vedi, io non do mai dei suggerimenti operativi, mi limito a spiegare come gira il mondo, almeno per la parte che conosco, lasciando poi al buonsenso di ognuno la decisione sul "che fare"
normalmente, e questo è il mio criterio, se devo prendere una decisione in un settore che non conosco, pago la consulenza ad un esperto che mi illustri i pro e i contro, alla fine non devo niente a lui, e decido io, ma avendolo pagato penso ch emi abbia dato delle "dritte" obiettive.
direi che per pricipio siano da evitare coloro che danno suggerimenti gratuiti, tipo il consulente finanziario presente in ogni filiale di banca. sarà anche gratuito, ma sicuramente farà prima l'interesse della banca che non il vostro.
per il discorso "banche" fermati allo schema di massima, che sia chiaro, perchè poi, ci sono tante di quelle particolarità, che se si parte da esse, non ci si cava più.
Dici cose giuste.
Diversi anni fa ne ho conosciuto uno, di questi consulenti finanziari, nella mia banca, elegante, gentile, rompiscatole; insisteva che mi conveniva dargli retta, che avrei fatto un buon affare, che lo faceva per me, ma che se proprio li volevo lasciare in banca, i soldi, beh, allora peggio per me, voleva dire che stavo facendo gli interessi della banca e non i miei.
Siccome non capivo nulla di quello che mi proponeva, lasciai perdere.
Se fossero tutti diffidenti come me, gli strumenti finanziari complessi non sarebbero mai esistiti.
Ciao.