Quando le mele sono marce devono cadere
di Stefano D’Andrea
Asor Rosa ha invocato un golpe. Ecco cosa scrive il sempre confuso intellettuale: “Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l'autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall'alto, instaura quello che io definirei un normale «stato d'emergenza», si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d'autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d'interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l'Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale. Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole” (Il manifesto, 13 aprile 2011).
Il Golpe dovrebbe essere realizzato contro una delle due parti politiche e contro il governo.
Dissentiamo. Per due ragioni.
In primo luogo, le colpe della situazione di sfacelo sono equamente ripartibili tra le due coalizioni. La dimostrazione dell’assunto l’abbiamo fornita in due articoli, ai quali pertanto rinviamo: La assoluta omogeneità delle due coalizioni che da quindici anni si alternano al governo dell’Italia. Perché in Italia abbiamo un governo ma non il Parlamento https://www.appelloalpopolo.it/?p=106; e O il partito alternativo al partito unico delle due coalizioni o un colpo di stato o la dissoluzione della Repubblica Italiana https://www.appelloalpopolo.it/?p=2207).
In questa sede è sufficiente riportare un elenco di materie: precarizzazione del lavoro subordinato; abolizione dei minimi tariffari e delle licenze di commercio; ammissione della pubblicità dei liberi professionisti; riforme delle pensioni; distruzione dell’Università pubblica: lauree facili, lauree strambe, sedi periferiche, moltiplicazione dei docenti ordinari e dei corsi di studio, autonomia universitaria; promozione del gioco e delle scommesse: lotterie, gratta e vinci, slot machine; promozione dei derivati e in particolare degli swaps, che sono scommesse; promozione dell’indebitamento privato; concessione a privati del potere di formare l’opinione pubblica regalando “informazione” e “intrattenimento” per vendere la pubblicità al capitale marchio; promozione dei grandi centri commerciali; abolizione del servizio militare o civile obbligatorio; riforma in senso “federalista” della Costituzione; promozione dell’invasione del cemento; abolizione dell’equo canone; separazione tra banche d’affari e banche commerciali; confusione delle funzioni bancarie con quelle assicurative; rottamazioni e “aiuti” per l’acquisto di nuove autovetture; pessime leggi elettorali; guerra alla Libia, guerra alla Serbia, guerra all’Afghanistan, Guerra all’Iraq; ecc. ecc.
C’è una materia in cui si possa dire con certezza che il centrosinistra è stato migliore del centrodestra, si condividano o meno i provvedimenti normativi approvati? Chi poi volesse impegnarsi a spaccare il capello in due, se la sente di dire che complessivamente, nelle materie segnalate, uno dei due schieramenti è stato migliore dell’altro? E comunque, quella piccola differenza, che la faziosità spingerebbe ad accertare, può valere ad invocare un golpe contro la parte reputata peggiore? Se si è onesti bisogna rispondere di no.
In secondo luogo, il popolo, o meglio una elite che abbia presa sul popolo e riesca ad organizzare il Partito Alternativo (al partito unico delle due coalizioni), non ha ancora nemmeno tentato di reagire. Non è stato trovato un Chavez o, meglio, elaborato un programma “bolivariano” (garibaldino) che possa successivamente essere sostenuto nelle elezioni (che si spera saranno) consentite dai golpisti. Non ci sono, quindi, settori della popolazione che per ora “meritino” il golpe. Nessuno “merita” perciò l’“aiuto” dei Carabinieri e della Polizia di Stato. Né a rigore si tratterebbe di un aiuto. Le forze dell’ordine farebbero il golpe per se stesse. In difesa dell’ordine e dei cittadini che vogliono l’ordine. Non avremmo, dunque, nessuna garanzia di una dittatura temporanea e illuminata.
Pertanto, la proposta di Asor Rosa si espone alla medesima critica che abbiamo svolto allla analoga proposta ideata qualche tempo fa da Massimo Fini, il quale aveva invocato un generale Evren italiano (Lettera a Massimo Fini: e se un generale Evren non fosse indispensabile o addirittura utile? https://www.appelloalpopolo.it/?p=1420).
Una democrazia popolare, sana, socialista, rigorosa, autonoma e indipendente dal dominio delle onde bisogna sapersela meritare. Anche una dittatura temporanea e illuminata deve essere meritata. Invece, quando le mele sono marce devono cadere.
parole sante…..
o si ha il coraggio di usare la regola giapponese ( di un nemico devi sterminare tutti, fino alla settima generazione), oppure l'unica è ch eanche i più duri di comprendonio capiscano, ………a loro , ma anche nostre, spese.
Dal tenore delle parole di Rosa non mi pare che si riferisse in particolare a questo governo, il quale, è vero, ha la colpa – rispetto agli altri – di mancare di rispetto in maniera spudorata a coloro che hanno versato il sangue per restituire dignità al paese, tanti decenni fa. Manca di rispetto deridendo palesemente, espressamente chiunque invochi princìpi che sembravano acquisiti e che invece non lo sono, evidentemente, tipo "la legge è uguale per tutti" o "tutti i cittadini hanno pari dignità sociale senza distinzione di razza, sesso et similia", o altri. Semmai, credo che sarebbe improponibile delegare una rivoluzione alla Polizia di Stato, cioè a un corpo militarmente del tutto inetto buono solo a pestare qualche cannofilo steso a terra fino ad ucciderlo a manganellate, e ai Carabinieri, "Nei secoli fedeli" a chiunque si spacci per superiore gerarchico o anche solo carismatico: duce, re, badoglio, andreotti, provenzano, riina, Falcone, Borsellino, berlusconi, Ambrosoli o sandokan (le maiuscole solo a chi le merita).
Detto questo, sono d'accordo sulla necessità di riunire nel partito unico anche l'altro schieramento, cioè l'altra fetta della torta, che è unica e che va solo, appunto, divisa a fette per soddisfare non uno, ma più gruppi di potere.
Vincenzo,
il problemi segnalati da Alberto Asor Rosa sono quelli che "derivano"da Berlusconi: conflitto d'interessi; impossibnilità della magistratura di giudicare; la lobby affaristico delinquenziale. Che anche con l'ultima formula l'autore si riferisca al centrodestra lo dimostra un passo dell'articolo che io non ho citato: "Oggi in Italia accade di nuovo perché un gruppo affaristico-delinquenziale ha preso il potere… e può contare oggi su una maggioranza parlamentare corrotta al punto che sarebbe disposta a votare che gli asini volano se soltanto il Capo glielo chiedesse. I mezzi del Capo sono in ogni caso di tali dimensioni da allargare ogni giorno l'area della corruzione…".
Ora io dico che le colpe maggiori di Berlusconi sono di aver seguito in questi sedici anni una certa linea politica – non l'essersi fatto leggi ad personam. Se potessi, con una bacchetta magica, scegliere se eliminare i risultati della linea politica perseguita dal centrodestra o le leggi ad personam sceglierei di eliminare i primi. Ebbene la linea politica del centrodestra, sulle materie che contano, è stata la medesima del centrosinistra. Perciò, se potessi scegliere tra eliminare i risultati della politica del centrosinistra o le leggi ad personam fatte dal Berlusca, sceglierei di eliminare i risultati delle leggi fatte dal centrosinistra.
Berlusconi è responsabile: 1) di aver rincoglionito gli italiani con le televisioni commerciali; 2) in secondo luogo di aver governato malissimo insieme al centrosinistra e di aver emanato leggi pessime con il consenso o addirittura sotto la pressione del centrosinistra; e 3) soltanto in terzo luogo di aver cercato di sfuggire alla giustizia. Io non riesco ad appasionarmi al punto n. 3. E' più forte di me. Rispetto ai punti n. 1 e 2, mi sembra, per così dire, una ragazzata. E non capisco chi dibatte da anni di cose insignificanti. Vorrei che sorgesse una nuova forza politica. Vorrei che modificassimo le leggi emanate in questi venti anni (anche dai governi tecnici). Vorrei che si arrestasse e un pò regredisse la modificazione antropologica prodotta dal circuito pubblicità-debito privato. E siccome coloro che discutono del Berlusca concorrono a distogliere l'attenzione dai veri problemi, sono giunto alla conclusione che non mi interessa minimamente che vada in galera. E' l'ultimo dei problemi. Tuttavia, evidentemente, il desiderio di vendetta di tanta parte della popolazione testimonia che i più pensano che il problema sia Berlusconi e il suo tentativo di sfuggire alla giustizia e i vantaggi che concede a se stesso come imprenditore. Per me mettere in galera Berlusconi non è nemmeno il centesimo problema.
Sono d'accordo, infatti il nostro problema principale è che consideriamo Berlusconi il nostro problema principale!
E sono d'accordo anche sul fatto che il punto 3, in fondo, è il "meno grave" di tutti. Però è altrettanto vero, secondo me, che certi cardini non possono essere smontati come niente fosse. Questo paese aveva, in qualche modo e forse anche inconsciamente, capito l'antifona nel 1992, molto tardi rispetto alla genesi dei guai, ma l'aveva capita. Dopodiché si è lasciato addomesticare, considerando oro tutte le baggianate che gli venivano raccontate sui complotti delle toghe rosse e sui suicidi in carcere dettati dallo zelo dei Pm (per inciso, delle 1233 condanne di Tangentopoli fino al 2002, più dei due terzi furono patteggiamenti, cioè tacite ammissioni di colpevolezza). Non poteva che finire con il beneficiario di quella rivoluzione a capo di una banda (bicolore) di vendicatori per azzerare gli effetti di essa. Potrebbe sembrare un guaio secondario rispetto allo scempio che è stato perpetrato a scuola, sanità, mondo del lavoro, risparmio e tutto ciò di cui hai parlato, ma lo è solo in parte.
Quando diventa relativo il principio di uguaglianza, diventa relativo anche il diritto a una retribuzione dignitosa, a un'istruzione decorosa, alla meritocrazia in ambito lavorativo pubblico, alle cure gratuite, a un ambiente se non salubre quanto meno non avvelenato, a un'università formativa e selettiva.
Ma, sia ben chiaro, Berlusconi, nel relativizzare l'art. 3 della Costituzione che, per chi non ama quel testo, si sappia che riproduce solamente un principio affermato duecento e passa anni prima e nemmeno in Italia, non ha fatto altro che attuare ciò che "l'altro schieramento" non era riuscito a fare in quel lustro scellerato (1996-2001) di governi, sottogoverni e governicchi.
Una cosa non ho capito: perché ritieni un male l'abolizione del servizio militare-civile obbligatorio?
Ho svolto il servizio civile quando ancora non era un diritto soggettivo e per farlo ho sottoscritto una ipocrita dichiarazione di non violenza assoluta, che già al tempo reputavo ipocrita. La possibilità di scegliere tra i due doveri, che successivamente fu introdotta mi sembrava fosse una scelta saggia e giusta.
Ho svolto il mio servizio in una associazione per la protezione e tutela dei diritti degli handicappati (APTDH) e si è trattato di uno degli anni più importanti della mia vita; forse l'anno più importante. Per gli altri "obiettori" che conobbi, tutti validi e dei quali diventai amico e per l'attività che svolsi. Fu l'anno in cui più amai e fui amato, dai ragazzi e i bambini handicapati con cui passavo le giornate ( e che ospitai talvolta a casa mia il sabato e la domenica, quando tornavo a casa in licenza) e dai genitori. In particolare ebbi un rapporto intenso con una ragazzo autistico. Credo che i genitori e in particolare la madre mi avrebbero fatto volentieri un monumento se avessero potuto. Vissi giornate indimenticabili e mi sentii un uomo. Ancora oggi, credo che in seguito non ho compiuto azioni e provato sentimenti dei quali sentirmi fiero come delle azioni compiute e dei sentimenti provati in quel tempo.
Ho dedicato un anno a ragazzi e a bambini sfortunati – che sono tali soltanto perché con più difficoltà trovano l'amore (loro amano, invece, molto più facilmente dei normali) – i quali ebbero occasione di bagnarsi, anche vestiti nel lago Sinizzo di San Demetrio (e come ci ringraziavano i genitori! anche se avevamo lasciato cadere il figlio vestito nel lago), di trascorrere nottate all'aperto sopra la rocca di Calascio, di compiere azioni semplici che fino ad allora erano loro precluse (l'autustico di cui ti parlavo lo inviavo – e lo lasciavo andare solo – ogni mattina presso il piccolo negozio di generi alimentari ad acquistare il panino, per lui e per me; prima di allora, siccome reputato a torto pericoloso, non aveva mai avuto tanta autonomia).
Una Repubblica seria si fonda su diritti e doveri. E ciò vale per ogni vita degna di essere vissuta. Ti segnalo in proposito un mio articolo, pubblicato su questo sito, nel quale ho espresso il mio pensiero sul punto: La vita come missione: contro il diritto alla felicità e contro ogni indice di misurazione della medesima https://www.appelloalpopolo.it/?p=2525
Quanto al servizio militare, mi appaiono ingenue le opinioni di coloro che vorrebbero cacciare le basi statunitensi e riconquistare l'autonomia e che, tuttavia, non vorrebbero nemmeno un esercito di difesa popolare. Se per avventura scoprissimo importanti risorse in Italia o se il nostro territorio fosse strategico per una qualsiasi contesa internazionale tra potenze, verremmo subito invasi e occupati. Uno stato autonomo e indipendete ha una "Difesa", che deve avere soltanto finalità difensive, come vuole la Costituzione, ma deve esistere. Magari cinque mesi di addestramento militare del popolo e cinque mesi di servizio civile obbloigatori sarebbero la scelta ottimale. Diciamo la verità, se, cacciate le basi statunitensi, fossimo invasi o magari fossimo invasi proprio dagli stati uniti che non se ne volessero andare, non saremmo in grado di opporre nemmeno un centesimo della resistenza che il popolo iracheno ha saputo opporre con dignità, coraggio e fierezza. Non credo possa essere ragione di vanto.
io imputo a Berlusconi, invece, un reato sociale ben più grave, di cui , pare pochi si rendano conto.
egli è riuscito a dividere l'Italia. non più avversari ma nemici, ed il primo ad enunciare questo cambiamento fu Previti, con il suo "non faremo prigionieri".
ma il concetto si sviluppò sempre più con l'attitudine del Berlusconi a comandare, senza lesinare mezzi per farlo, senza remore , o crisi di coscienza.
il bene suo e dei suoi sostenitori doveva essere il desiderio degli italiani….. non è mai bastato a lui che una buona fetta gli credesse, dovevano amarlo. questo ha soppresso gradatamente la politica, intesa come arte del compromesso.
l'opposizione non l'ha capito, oppure non ha voluto capirlo per stupidità o peggio per compartecipazione.
così , l'opposizione ha cessato di servire, di essere interpellata, di essere richiesta nell'approvazione delle leggi quadro, quelle che avrebbero costituito il futuro normativo.
l'ossessione per i reati commessi, ma soprattutto il fatto che dei regolari processi, potessero mettere in discussione le sue parole presso i suoi sostenitori, abituati ad abbeverarsi alle sue menzogne, ha completato l'opera, distruggendo quel minimo senso di legalità che ancora esisteva nel paese.
basta essere potenti e l'impunità è assicurata, basta avere soldi e i parlamentari sono lì , sulla bancarella in vendita come souvenirs. parlamento pieno di delinquanti ormai condannati, inquisiti, sotto processo…. ormai è normale perchè il primo esempio sta seduto sulla poltrona più alta.
ecco cosa imputo io a Berlusconi…… ha distrutto la pacifica convivenza delle idee, ha fossilizzato in due schieramenti ormai nemici, il popolo italiano, e non mi stupirei affatto che le due fazioni cominciassero a prendersi a bastonate o passare alle ritorsioni fisiche.
questo è l'insegnamento dato dall'arroganza del potere.. la violenza, la sopraffazione perfettamente interpretata dalla Lega, ha sostituito il compromesso
Per Stefano: il tuo è un racconto indubbiamente significativo che testimonia vieppiù quanto appagamento personale possa regalare un'esperienza di solidarietà e quanta "utilità sociale" (per usare i termini che la Costituzione riserva all'iniziativa economica) si nasconda dietro un servizio civile effettivo, reso in pienezza come quello che hai sostenuto tu. Non credo, però, che imporlo per legge sia una soluzione ottimale, più che altro perché sembra che questo paese, più gli imponi di fare qualcosa di utile più se ne frega. Quanto al militare, sarei d'accordo se solo l'attuale esercito, che è poi quel corpo che dovrebbe curare l'addestramento coatto minimale di ciascuno di noi, fosse un soggetto di valore assoluto stile Wehrmacht prussiana di fine '800 – inizio '900. Invece mi pare che del nostro esercito si possa dire tutto, tranne che sia affidabile, se si eccettuano alcuni reparti speciali che però, appunto in quanto speciali, non potrebbero badare all'addestramento generale. In ogni caso, ti suggerisco la lettura di un libro, che forse già conoscerai: "L'euforia perpetua: il dovere di essere felici" di Pascal Bruckner. Credo che lo troverai molto interessante.
Per Andrea: quello che dici è vero ed è sotto gli occhi di tutti. Credo però che ci siano un paio di precisazioni da fare: la prima è che un popolo maturo non si fa "dividere in due" da un parvenu culturalmente "rasoterra" (come lo definì Massimo Fini nel '93) e per giunta assai propenso al disprezzo delle regole; la seconda è che l'altro schieramento (per citare il mistico Veltroni) condivide fondamentalmente le "idee" – chiamiamole così per pietà – di Berlusconi, tanto che quando egli passò dalle parole ai fatti nel quinquennio 2001-2006, l'altro schieramento non si è preso la briga di smontare uno, dicesi uno di quei fatti nel lustro successivo, anzi: ci è mancato poco che non attuasse il suo (di Berlusconi) programma di progressivo smantellamento della giustizia. Non so se hai presente il fatto che Mastella fece approvare da una camera un ddl "intercettazioni" addirittura più pesante di quello presentato dal PdL qualche anno dopo e corresse, peggiorandola, la legge sull'ordinamento giudiziario. Per non parlare della politica economica, di cui capisco molto poco e per la quale non posso scendere in profondità, ma che so di certo essere stata la bella (brutta?) copia di quella della destra.
Per questi motivi credo che sia da accogliere la distinzione che non divide il paese in destra e sinistra, ma in "sopra" e "sotto".
Non posso che tristemente condividere le parole di Andrea.
Veri sono gli appunti di Vincenzo: il centrosinistra al governo non fu in grado di porre dei paletti all'avanzata del parvenu e della pletora di arroganze e borie che lo accompagnano. Per questo sono d'accordo che il centrosinistra NON E' l'alternativa al centrodestra. Ciononostante esiste una distinzione tra ignavia e arroganza.