Vita da blog. Ma cos'è la libertà?
Spesso i blog sono interessanti luoghi di confronto e scambio di idee. Soprattutto è interessante, per comprendere certe tipologie umane, leggere e partecipare ai commenti dei blog stessi nei cosiddetti forum. In questo esperimento antropologico e letterario che ho chiamato “Vita da blog” mi riferirò al forum presente sul blog del giornalista, scrittore, politico Giulietto Chiesa, ospitato dal sito del quotidiano Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/blog/gchiesa/ ). Come un parassita sfrutterò alcuni contraddittori che ho avuto e avrò in quel forum per creare una sorta di “articolo epistolare”. Per la prima puntata, che si potrà leggere di seguito, ho usato lo scambio di messaggi tra il sottoscritto e un tal Prialo (si tratta evidentemente di un nickname) mentre commentavamo un blog di Chiesa dal titolo: Bugie e verità, cose da non dimenticare (http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/14/bugie-e-verita-cose-da-non-dimenticare/111249/). Buona lettura.
Prialo scrive:
16 maggio 2011 alle 16:26
E pensare che alcune anime belle di sinistra, incredibilmente insieme ai legaioli, pretenderebbero di affossare la primavera araba, come già avviene in Siria. Assurdità della vita!!!
Simone Santini scrive:
16 maggio 2011 alle 19:24
Le “primavere” arabe andrebbero analizzate e comprese prima di essere sostenute o affossate. Tu sei così sicuro di aver compreso la loro vera natura in tutte le sfaccettature e differenze Prialo? Per te l’Egitto è uguale alla Siria e la Tunisia uguale alla Libia? E che dire di Bahrein e Yemen e Libano? E perché non accade nulla in Arabia Saudita, lo stato più oscurantista del pianeta? C’è molto da riflettere sulle “assurdità della vita”. Forse a te interessa solo schierarti, non comprendere. Lo dimostra il fatto che hai postato un messaggio che non c’entra nulla col blog in oggetto…
Prialo scrive:
17 maggio 2011 alle 11:29
Solo in apparenza, Simone, il mio commento è fuori tema. E’ noto infatti che le menzogne sono riferite e le dicono solo gli Americani. Gli antiamericani di professione non ne dicono mai. Gli Americani dicono solo menzogne: da Pearl Harbor, allo sbarco sulla luna, all’11 sett., alla Libia, ecc.. Gli Americani sbagliano e dicono menzogne sia quando “esportano” la democrazia, che quando aiutano gl’insorti, anche se non bruciano bandiere americane od Israeliane. Sbagliano anche quando sono gl’insorti a chiamarli disperatamente, come facemmo noi con le braghe calate nella II guerra mondiale. Uno dei più grossi problemi che ha l’Italia è che abbiamo troppa gente brava solo a criticare.
Simone Santini scrive:
17 maggio 2011 alle 15:16
C’è un punto fondamentale per cui sono in netto disaccordo con te. Dici che siamo capaci solo di criticare, ebbene, desidero farti riflettere su una cosa. Vedi, il blog di Chiesa qui sopra ti dimostra che non è questione di essere antiamericani, ma che è il potere, per sua natura, quando non è democratico, a mentire. Il potere mente. Non gli americani in quanto tali, è il potere che mente. E, stranamente, i popoli il più delle volte si adagiano su quelle menzogne, fondamentalmente sanno di essere abbindolati, ma lasciano che sia. Si crea una sorta di ipocrisia condivisa. E’ evidente perché il potere accetti questo stato di cose, non lo è altrettanto per i popoli. Secondo me il popolo accetta le menzogne del potere perché così si de-responsabilizza. Avere responsabilità è faticoso, è pesante, ti interroga, ti inquieta. I popoli occidentali, al contrario, si sono abituati a delegare il potere e la responsabilità attraverso il voto. Così si sentono in pace. Adesso ci pensino “loro” a far andare avanti le cose. Quindi, chi critica, Prialo, in questo caso chi si oppone alle menzogne del potere, non lo fa perché è bastian contrario, non perché è antiamericano, non perché sa solo parlare e non fare, ma perché non si adegua all’ipocrisia della menzogna, perché vuole assumersi la RESPONSABILITA’ di scegliere. Perché vuole essere LIBERO. Libertà non è fare tutto ciò che vuoi finché non invadi la libertà altrui, come pensano prevalentemente gli anglosassoni, non è solo partecipazione, come diceva Gaber, è soprattutto SCEGLIERE IN MODO CONSAPEVOLE E ASSUMERE LA RESPONSABILITA’ DELLA SCELTA. Finché vivremo circondati dalla menzogna, nessuno di noi potrà dirsi veramente libero. Tu con chi stai, Prialo?
Prialo scrive:
17 maggio 2011 alle 19:13
Parto subito dall’ultima domanda, Simone, così ci leviamo il dente: Io mi considero uno di sinistra…ma con giudizio. Non vado a cercare il pelo nell’uovo agli Americani ignorando le responsabilità degli altri.
Per il resto del commento dico che certamente l’America è criticabile; non è, e non può essere perfetta. Ma chi è più bravo e capace si faccia avanti al momento del bisogno.
Ed è proprio in occasione della crisi libica che abbiamo visto quanto sono bravi e capaci tutti gli altri, europei in particolare. Del resto le critiche all’America non sono nuove, si ebbero perfino col famoso piano Marshall, per ricostruire l’Europa dopo la guerra. Se ci siamo messi in piedi lo dobbiamo soprattutto a quel piano. Ma anche lì ci furono critiche a non finire. Bisogna prenderne atto, per quanto l’America possa fare, ci sarà sempre qualcuno che avrà da ridire.
Qualcuno pretenderebbe perfino che essa si muova solo dietro precisi ordini dei cosiddetti alleati: un po’ come tenerla al guinzaglio ed utilizzarla al momento opportuno. Incredibile!
Simone Santini scrive:
17 maggio 2011 alle 19:46
Siamo su due piani diversi, Prialo. La mia domanda “tu con chi stai?” non era certo determinata dal desiderio di sapere se sei (ti consideri) di destra o sinistra. Sai quanto me ne fre-ga! (perdona l’espressione). La domanda voleva avere un peso ben diverso, ovvero, ma tu, visto che parli di considerare anche le responsabilità degli altri, sei disposto ad assumerti la responsabilità della libertà? sei disposto a vedere il matrix che ci circonda? scegli la pillola blu o la pillola rossa? pensi che gli americani nel ’43-’45 ci hanno liberati o conquistati (liberandoci)? L’Iraq è stato liberato o conquistato? In Libia c’è solo un popolo che cerca la libertà o c’è (anche) una insurrezione armata che risponde a linee (internazionali) di puro e semplice potere?
Ma queste sono domande retoriche su cui non cerco nemmeno risposta. Una domanda non retorica e su cui mi piacerebbe una risposta è invece questa: ritieni che l’Europa debba dichiararsi militarmente neutrale, dotarsi di un sistema di difesa indipendente, ed uscire dalla Nato? O ti va bene così com’è?
Prialo scrive:
18 maggio 2011 alle 08:07
Aaahhh, che peccato, Simone, che non te ne freghi nulla che io sia di sinistra e con buon giudizio! Fatto peraltro già prevedibile fin dal tuo commento delle 15,16. Ma se è il nocciolo di tutta la facenda! Ma se è il discrimine che distingue la normale critica, dal fazioso antiamericanismo! Vedi, Simone, tu fai delle ampie circonvoluzioni nelle quali dimentichi la grossa responsabilità altrui, per giungere alla scontata conclusione che la colpa è sempre degli Americani. Questo è il dramma di quelli che ragionano filosofando alla tua maniera. Dimentichi di proposito, e questo è il grave, che gli Americani sono sempre intervenuti per salvare il sedere agli altri. Ed in tali operazioni hanno profuso miliardi di dollari e milioni di vite umane. A fronte di ciò li si critica se tentano di recuperare le enormi spese, non potendo recuperare le vite. Potrebbero starsene tranquilli a casa loro, che lì nessuno li minaccia, ed invece sono costretti ad intervenire dai piagnistei altrui. Risolto poi il problema li si critica fino all’offesa. Roba da pazzi! E’ evidente che nel 43-45 ci hanno salvato il sedere da Hitler, cosa che non finiremo mai di apprezzare, e poco importa se poi tentano di recuperare gli enormi esborsi di denaro ai quali sono costretti. Questa è la sola verità! E se quel delinquente di Saddam non avesse invaso il Kuwait, mettendo a rischio intere economie mondiali, gli Americani non sarebbero stati costretti ad intervenire di gran carriera. O si pensa che il problema sarebbe stato risolto dai sofismi degli europei? Ridicolo! E se quell’altro delinquente di Gheddafi, ora quasi vezzeggiato, non prendeva a cannonate la sua gente, non succedeva nulla. Qui è peraltro da ricordare il profilo basso tenuto dagli Americani e sempre la barbina figura degli Europei. Si ricorda infine che gli Americani devono tenersi alcuni dittatori, a causa della minaccia mortale del fondamentalismo islamico. Dunque, Simone, meno filosofia politica e più realtà di ragionamento.
***
Prialo scrive:
18 maggio 2011 alle 13:02
Gli Americani hanno il triste destino di essere l’unico popolo al mondo accusato di farsi da soli stragi ed attentati di varia dimensione e di mentire in ogni occasione: Da Pearl Harbor, allo sbarco sulla luna, all’11 sett., all’Iraq, al Kuwait, ecc.. La dietrologia impazza ad ogni occasione.
Forse, per rimettere un po’ le cose a posto, dovrebbero lasciar cucinare nel loro brodo coloro che gli chiedono aiuto.
Simone Santini scrive:
18 maggio 2011 alle 15:06
Sono contento che la pensi così! Quindi, conseguentemente, saresti del tutto d’accordo se l’Europa proclamasse la sua neutralità militare, costituisse un sistema di difesa autonomo ed indipendente, e tutti i paesi europei uscissero dalla Nato?!? Sarei curioso di una tua risposta in merito, visto che altrove hai eluso la domanda. Se ti va, beninteso, si sta amabilmente chiacchierando.
Prialo scrive:
18 maggio 2011 alle 16:59
Lungi da me il proposito, Simone, di eludere le tue domande, è che a volte evito per brevità.
Ma, tornando al punto, io sarei felicissimo, più che felice, che l’Europa costituisse un sistema autonomo e credibile di difesa, che funzionasse ovviamente con univocità d’intenti; così come mirabilmente funziona quello americano. In tal caso non ci sarebbe alcun motivo di rimanere dentro la Nato e potremmo anzi dimostrare al mondo intero quanto siamo bravi.
Ovviamente, perché ciò sia possibile, occorre che si verifichi quella quisquilia, si fa per dire, della univocità nelle decisioni politiche. Ora, devo dirti la verità, è più facile che io vada a piedi sulla luna, piuttosto che l’Europa raggiunga simile perfezione. Non so se sono stato chiaro, Simone!
Simone Santini scrive:
18 maggio 2011 alle 20:42
Altroché Prialo, sei stato chiarissimo! Siamo d’accordo e anche tu, come me, dovresti aderire a un movimento politico che contiene queste tesi, che sono strategiche, nel suo programma… Però mi sorge un dubbio… ma secondo te, se un simile processo si verificasse, o quanto meno avviasse, gli americani ne sarebbero felici oppure farebbe di tutto per impedirlo?
[Dopo di ciò, il buon Prialo non ha più risposto. Peccato. Si era arrivati al dunque… E’ dura la vita da blog!]
mio,stesso tema, altro blog (da luogocomune- forum- libertà),
Ho accennato in un altro topic al fatto che avrei voluto scrivere in proposito, e vorrei chiarire subito a chi pensa che io voglia fare il guru o il santone, che questo stimolo, come il precedente, nasce da un profondo cambiamento che ho in corso.
Cambio di pensieri, percezioni, atteggiamenti verso di me e verso coloro che mi circondano, e che rendono questa mia evoluzione un qualcosa difficilmente confrontabile a chi invece è fermo, nelle proprie consolidate posizioni.
Mi sono trovato, nel precedente a cercare di descrivere l’emozione di guidare un bolide a 300Km. All’ora a chi è seduto in poltrona, e ci sta bene lì, e chiaramente mi risponde “ma io questa cosa non la provo”!
E vorrei ben vedere ….. se fosse così comune, così normale , pensate che avrei voglia di parlarne ?
Ho passato più della metà della mia vita “seduto in poltrona” e non lo considero ne una mancanza ne un difetto.
Per ognuno , le proprie esperienze, le vive quando sa, quando può e quando gli si presenta l’occasione ….. se la sa cogliere.
Il descriverle ha solo una valenza conoscitiva ……. Il far sapere che quella cosa esiste, ed è fatta più o meno in quel modo, per cui, coloro a cui nasce interesse , possono magari cercarla, o farsi più attenti, o addirittura immaginarla.
Vedete voi.
Pertanto inizio con la solita analisi letterale dal mio solito Devoto-Oli.
Libertà = stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza di ordine morale, sociale, politico.
Come definizione di un sostantivo femminile, direi che è perfetta, e se mi limitassi al significato letterale della parola il tutto sarebbe finito qui.
Quanto voglio invece approfondire è cosa evoca questa parola.
E per far ciò faccio subito una distinzione per separare una grossa parte che non mi interessa molto, perché mi pare non ci siano molti dubbi.
Libertà fisica, quindi come assenza di vincoli (autonomia) costrizioni, impedimenti.
Facendo una distinzione presa da una bella canzone di Gaber :
“…… libertà non è uno spazio libero ………” perché quello è un deserto.
Lo spazio per essere percorribile in modo interessante, coinvolgente, deve avere anche degli ostacoli, delle direzioni, dei modi più o meno facili per essere superato.
La condizione importante è che gli ostacoli siano noti, non collocati o spostati arbitrariamente da altre forze, perché questo invece è destabilizzante, toglie sicurezze, fiducia nelle proprie possibilità.
Poi qui interviene la condizione primaria della libertà, ovvero la possibilità di scelta.
Quando su ogni manifestazione o attività, abbiamo almeno una possibilità di scegliere anche solo tra due opzioni, abbiamo già un grado di libertà.
E non limitiamoci ai condizionamenti ………. Una possibilità è anche sempre quella di morire, di rinunciare ad una condizione altrimenti insopportabile, estrema senz’altro, ma una possibilità che aumenta almeno a due quelle che invece appaiono “scelte obbligate”.
Ma la percezione che più mi interessa qui, non è quella della libertà fisica, ma intellettuale, mentale.
E parlando di libertà non parlo di qualcosa di assoluto, digitale, si o no, ma di una percezione che ha infinite sfumature dalla libertà completa, la più vasta immaginabile, alla sua mancanza totale, estremi difficilmente da raggiungere comunque.
Ma c’è un altro punto importante.
Il concetto di libertà si applica a tantissimi campi, settori, aspetti dell’esistenza.
Per cui ci si può sentire perfettamente liberi di esplicare le proprie capacità ( leggi lavoro) e sentirsi condizionati nel modo di vestire, liberi di leggere cosa si preferisce, e condizionati nella scelta degli spettacoli a cui assistere.
E tanto più ci è chiaro che quanto cosa facciamo, anche cosa pensiamo, è frutto di una nostra scelta, tanto più ci sentiamo responsabili come esseri che causano e non subiscono quanto ci circonda, ma ci sentiamo anche liberi.
Se scelgo, sono libero, in quanto la decisione è mia, ma a quel punto sono anche causativo, quindi responsabile del risultato. Quindi due sentimenti collegati libertà e responsabilità.
Certo che fino a che parliamo di azioni, i cui effetti sono perfettamente visibili, e non solo da noi, difficilmente si solleveranno obiezioni, ma quando dal fisico si passa al mentale, allora la percezione comincia a farsi meno precisa.
Come possiamo verificare se, su un certo argomento siamo liberi oppure no ? e fino a che punto eventualmente siamo liberi ?
Faccio un esempio, ma ne potrei portare centinaia, perché basta guardare dentro noi stessi, per trovarne a iosa.
Io voglio bene a mia madre ( è una pura ipotesi in quanto nella realtà è morta da anni)
Se ha bisogno l’aiuto, senz’altro.
Se l’aiuto necessario è economico, beh…. Vediamo l’entità.
Se è fisico, magari c’è da cambiarle periodicamente il pannolone ….. beh… meglio che lo faccia una infermiera.
Forse questa sequenza non è valida per tutti, nello stesso modo, ma provatela tra amici e conoscenti e vedrete quanti e quali gradi di percezione c’è per l’amore verso la propria madre.
E chi non arriva fino in fondo, perché rifiuta alcuni passaggi ?
Per condizionamenti che gli impongono che alcune risposte possano essere positive ed altre, no, ch ealcune cose le si possano fare, ed altre no, variabile, da persona a persona, da destinatario a destinatario ……. Magari alla madre si ma alla nonna , no.
Ogni valutazione è conseguenza di esperienze precedenti, proprie, ma sovente, e questa è la cosa tragica, di altri.
La persona che ha paura dei gatti, ma non dei cani, quando persone sbranate da cani si ha notizia ma da gatti mai, deriva dalla percezione che i genitori o l’ambiente ha trasmesso alla persona, per fatti accaduti o immaginari, ma che comunque hanno creato una barriera al poter considerare tali animali per quello che sono effettivamente.
La “educazione”, le credenze, le religioni, la creazione dei “sensi di colpa”, sono tutte fonti di pesanti condizionamenti esterni, ovvero condizionamenti che non nascono da esperienze dirette, ma da percezioni (sovente nemmeno esperienze) di altri, soprattutto se a costoro riconosciamo una autorità nei nostri confronti.
E questo non vuol dire che se la madre dice di non saltare dal balcone io lo debba fare, soprattutto se abito al decimo piano.
Vuol dire invece che invece di credere ciecamente a quanto mi viene detto, io possa provvedere, ad un certo punto della mia vita, a fare una valutazione autonoma sulla base delle mie reali esperienze.
E con questo non sostengo che ognuno di noi debba inventare la ruota, che non si debbano assumere esperienze e considerazioni di altri.
Dico che la libertà consiste nel ritenerci autorizzati, in ogni momento e situazione, ad ammettere dei dubbi, anche sui concetti più scontati, e quindi dalla nascita del dubbio che quello conosciuto sia davvero “il miglior mondo possibile”, alla curiosità di verificare di persona, il passo è brevissimo.
A costo di rimettere in dubbio, di riconsiderare la validità e correttezza dal punto di vista personale, di tutto quanto l’ambiente ci consente di percepire.
E con questo io ho cercato di esprimere la mia percezione, il mio concetto di libertà, felice di rimetterlo in discussione se qualcuno mi mostrerà che c’è di meglio.
In fin dei conti, se lo scopo della nostra vita è perseguire nel modo migliore la nostra felicità, ogni condizionamento superato, ogni barriera demolita, non saranno altro che un passo ulteriore verso lo scopo finale.
Non ho ben compreso il senso dell'articolo. Si vuole forse affermare che esistono persone che sono attaccate alle proprie interpretazioni del Reale? O forse si vuole sottolineare la difficolta' a far scendere le persone dal piedistallo ideologico?
@ Andrea: secondo me stai confondendo l'amore per la mamma con l'amore per il pannolone. Sono due cose ben diverse. Si puo' provare amore per cio' che ci sostiene nel nostro percorso di crescita, e' molto piu' difficile provare amore per cio' che ci obbliga ad azioni che troviamo incresciose. E non sto qui dicendo che azioni incresciose non possano isegnarci qualcosa. Ma non e' la nostra liberta', al massimo e' un sottostare a dinamiche imposte.
Giusto per fare un confronto sociale: nelle societa' di cacciatori-raccoglitori come quelle dei Nativi d'America esisteva l'azione intrapresa da parte di chi ormai era agli estremi margini della societa' (il pannolone cui fai accenno) di lasciarsi morire. Impensabile atteggiamento secondo la morale garantista di oggi, per cui le orsoline volevano accudire Eluana Englaro anche e nonostante il suo esplicito volere e contro la volonta' dei genitori.
Dove starebbe la Liberta' in tuttto questo?
@ Tonguessy. Per i miei intenti, l’articolo non doveva avere necessariamente un “senso”. L’ho concepito come una sorta di spaccato del “reale”, ovvero delle discussioni che si fanno nei forum. E’ un modo come un altro per fare riflessioni sparse su un determinato argomento, con la speranza che possa suscitare considerazioni. Chi legge potrebbe pensare: sono d’accordo o in disaccordo con quanto dice uno o l’altro; io al posto di quello là avrei ribattuto in altro modo; un altro (come Andrea Mensa) potrebbe ricordarsi di aver già affrontato altrove l’argomento e voler portare un contributo alla discussione. Insomma, un po’ come certe canzoni di De Gregori. “Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole, mentre il solo fa l’amore con la luna”. Ma che vor dì? tutto e niente. Ma se ascoltando quel verso il tuo stato d’animo è mutato, il verso è riuscito nel suo intento. Se questo mio articolo ha avuto lo stesso effetto, è riuscito. Sennò no. Saluti.
il profilo del blogger con cui ha dialogato Simone è semplicemente disgustoso, per la malafede, l'ignoranza abissale, la menzogna di cui è impregnato, peggio di un negazionista nazifascista. Diciamo che è un liberale e l'abbiamo inquadrato. Però resta aperta una questione: lui si definisce anche di "sinistra" e lo ribadisce con orgoglio! Forse è su questo punto che andava incalzato, piuttosto che sul tasto dolente (per noi ma non per lui!) dell'indipendenza dagli Usa. In che senso questo soggetto può definirsi di sinistra? ne ha il diritto? Sorge una questione semantica per quanto riguarda i criteri di appartenenza o meno alla "sinistra". Io comincio a nutrire insofferenza per questa parola, proprio perchè c'è troppa gente che ne abusa. Finirà come altre parole ormai inflazionate e desemantizzate, come "democrazia" o "libertà". Certamente se questa gente si appropria della qualifica di sinistra, io smetterò di esserlo, per non sentirmi accomunato a loro in alcun modo. Tanto ormai è solo un "flatus vocis" e anche maleodorante!