Cipoli
Era solito entrare nel Centro Sociale verso la fine delle nostre lezioni di musica ed esordire con il solito ritrito incipit: "Psicologicamente ed insignificatamente parlando…"
Seguiva un prevedibile quanto malandato profluvio di parole attaccate con uno spago sintattico di dubbia provenienza ed il cui valore semantico non si discostava granche' da quanto l'incipit stesso lasciasse presagire. A distanza di così tanti anni devo ammettere che solo Albanese con il suo Qualunquemente ha saputo eguagliare cotanta sfrontatezza anticruschiana.
Si presentava immancabilmente barcollante (“imbriago spolpo” nell'idioma locale) per le dosi massicce di vino da bar ingerite nel corso della giornata-serata, e pretendeva una qualche attenzione da noi (allora) giovani che praticavamo finger-picking.
E noi all'inizio, magari per gentilezza, qualche attenzione gliela accordavamo pure. Poi pero', resici conto che c'era gran poco da discutere e che da quel soliloquio senza capo ne' coda non si poteva cavarne un gran che, cominciammo a mettere in atto tutta una serie di tecniche. Non ultima il buttarlo letteralmente in strada.
Non ho mai capito se il suo fosse un delirio caratteriale o piuttosto un episodico infervorarsi (quantunque avesse più le caratteristiche della costante) a seguito del notevole tasso alcolico; fatto sta che su qualsiasi argomento vertesse la questione (non vorrei che pensaste che la scelta fosse esclusivamente nostra) il suo argomentare era decisamente sopra le righe, ed il suo ragionare decisamente sotto ai tacchi.
Insisteva ad esempio (e questo era per noi un classico calvario) a darci indicazioni su come eseguire i brani, che quell'accordo non era appropriato, che quella nota non era giusta, eccetera… mentre noi alzavamo lo sguardo verso l'Onnipotente chiedendoci cosa avessimo mai fatto di male per meritarci una punizione del genere.
Si', beh, lo sguardo verso l'Onnipotente e' un eufemismo letterario perchè in realtà ad un certo punto cominciavano a volare le bestemmie più colorite che, duole ammetterlo, non sortivano risultato alcuno.
Dante ci avrebbe sicuramente collocato nel girone dei musicisti accidiosi e frustrati, perennemente visitati da Cipoli ed incapaci quindi di eseguire alcunchè.
Esiste nel profondo Veneto una strana commistione di bestemmie e vino che fa come da background culturale, ed è perennemente sullo sfondo di qualsiasi attività svolta.
Cipoli ne era portavoce a pieno titolo. Devo dire che in quegli anni non avevo ancora capito il ruolo fondamentalmente apotropaico e demistificatorio di quell'inscindibile connubio.
E' la cifra della disillusione, in estrema sintesi. Il lavoro da fare sotto la pioggia che dev'essere ultimato per poche e maledette palanche: un fatto forse accettato da altre culture, ma assolutamente inaccettabile per un Veneto, che lo vede come una macchinazione divina ordita al fine di creare disagi personali inenarrabili a fronte di una pedata sul culo come ricompensa. E alla fine (ma anche all'inizio, consapevoli di come andrà a finire; e nel mezzo, perche' manca ancora troppo per finirlo quel dannato lavoro) un abbondante bicchiere di vino, consapevoli che se tale odiosa fatica è finita, è finita per finta perchè domani si ricomincia daccapo e sarà anche peggio. Veneti e Friulani sono da sempre merce umana apprezzata nel mondo. Lavorano, non si lamentano e si ubriacano, forse per dimenticare quanto lavorano e quanto non si lamentano. O forse per dimenticare quanto avara sia la vita nei loro confronti.
Ma sto divagando.
Insomma Cipoli era indiscutibilmente Veneto, anche se fisicamente non rappresentava lo standard, con i suoi occhi molto sporgenti e lo strabismo accentuato. Sui denti definitivamente gialli da nicotina come le dita che abitualmente tenevano la sigaretta perennemente accesa e sull'alito impossibile, invece, se ne può discutere. Forse.
Credo che avesse una qualche pensione di invalidità, che finiva irrimediabilmente nelle casse di bar e tabaccherie del quartiere.
Ad un certo punto arrivo' anche per lui il momento di tirare le somme. Ed una vita improntata su paradigmi del tipo "psicologicamente ed insignificatamente parlando" unita a relazioni sociali ugualmente traballanti probabilmente cominciò a presentargli delle noiose prevedibilità. In peggio, come ho cercato di spiegare qui sopra.
In quei casi pare che manchi l'aria. Forse e' per questo che i Veneti preferiscono suicidarsi con l'impiccagione.[1]
Beh, non Cipoli. Decise di farla finita con tutto e tutti lanciandosi dal terzo piano della sua camera del quartiere popolare in cui viveva. Atterrò sull'auto di un vicino, e non oso pensare alla sfilza di bestemmie che il proprietario deve avere urlato con convinzione nei confronti dell'Onnipotente dopo avere visto i risultati dell'ultimo disperato atto di Cipoli.
Parlavo di sentimenti relativi a macchinazioni ordite specificatamente nei propri confronti, no?
Chiamiamolo karma….
[1]http://www.ser-veneto.it/public/File/documents/articoli_di_bollettino/ies200803/ies200803suicidi.pdf
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