Né fascismo né razzismo, solo frustrazione: parola di Erich Fromm
di PIERGIACOMO DI GENNARO
Nelle ultime settimane i tragici fatti di cronaca nera avvenuti nel comune di Macerata hanno portato l’ormai ridondante dibattito politico sul neofascismo e sull’immigrazione ad un nuovo apice. L’opinione pubblica sembra essersi divisa: da un lato gli antifascisti che si riconoscono oppositori di un’avanzata dell’estrema destra che ha invaso l’Italia e l’Europa accompagnata da un alone d’odio xenofobo e razzista, dall’altro coloro che vedono nell’immigrazione incontrollata il pericolo di accogliere numerosi uomini violenti ed estremisti islamici che attenterebbero alla sicurezza dei cittadini italiani e alla loro condizione economica.
La maggioranza si barrica in una di queste due opinioni ma un pensatore critico dinanzi a questa situazione tenta un’analisi più approfondita ricordando le parole di Alessandro Manzoni: “La ragione e il torto non si dividono mai con un taglio così netto che ogni parte abbia soltanto dell’una o dell’altro.” Cerchiamo quindi di capirne di più.
Il fascismo alla base di tutto?
L’attentato indubbiamente razzista di Traini è davvero frutto di un modo di pensare diffuso tra gli Italiani o è soltanto l’atto estremista di un folle? In tutta l’Europa ed in Italia gli schieramenti estremisti stanno prendendo coraggio e si stanno allargando, questo è un dato di fatto. Ma dove ha origine ciò? Di certo non in un sentimento razzista o in un animo fascista diffuso tra gli Italiani, che sono invece democratici da più di 70 anni. Noi Italiani, invece, siamo costantemente invasi da preoccupazioni e incertezze di ordine economico e sociale che fomentano la diffidenza nei confronti degli immigrati. Vediamo come questo sia rilevante per la questione.
La nostra situazione economica, basata su tagli alle spese, non ci permette di programmare un’adeguata integrazione per gli immigrati sbarcati; i quali si trovano spesso in una situazione di degrado, accolti con mezzi insufficienti, in un paese a loro estraneo. Risulta difficile trovare un lavoro per noi autoctoni, figuriamoci per loro che di solito non parlano l’italiano. Infatti spesso finiscono per essere sfruttati (vedi le recenti notizie sul caporalato): nei campi agricoli a lavorare 12 ore al giorno pagati 3€ all’ora, a lavorare come pusher tramite la criminalità organizzata, o finiscono nel giro della prostituzione.
In una situazione del genere che tu sia bianco, nero o giallo finisci per delinquere, o comunque c’è comprensibilmente un’alta probabilità. Ciò è dimostrato dalle statistiche sui detenuti in Italia; il 27% dei detenuti sono stranieri, se consideriamo poi che gli stranieri presenti in Italia sono circa l’9% dell’intera popolazione, ci rendiamo conto che gli stranieri delinquono molto di più degli italiani. Quest’affermazione ha una spiegazione logica ben definita in termini di causa-effetto: col razzismo quindi non ha nulla a che fare.
La preoccupazione del popolo italiano, che qui viene disegnata come razzismo è più che legittima. Ovviamente se lo Stato investisse il necessario per l’integrazione e le politiche di welfare i dati sarebbero migliori così come si ridurrebbero le preoccupazioni degli Italiani: di questo dobbiamo riconoscere che nessuna colpa hanno gli immigrati; i quali, sia che scappino dalla guerra sia che cerchino una miglior situazione economica, hanno diritto nell’immediato a essere accolti (per breve periodo o meno, a seconda anche della capacità del territorio di assorbire flussi migratori).
Chiariamo con la teoria del capro espiatorio
Lo psicanalista tedesco Erich Fromm sosteneva che la società odierna favorisce lo sviluppo di personalità autoritarie, fortemente inclini ad accumulare frustrazione a causa di situazioni di disagio (proprio come quelle attraversate dal popolo italiano in questo periodo di crisi). Significative, poi, sono le conseguenze tratte qualche decennio dopo: chi è incline a questo tipo di personalità tende a sfuggire all’analisi razionale della realtà e, non riuscendo ad individuare le cause del disagio, scarica la colpa su gruppi minoritari e impotenti (secondo la teoria del capro espiatorio di René Girard).
Cosa significa questo concretamente? L’equazione è molto semplice: la forte immigrazione poco controllata e poco controllabile porta indubbiamente con sé dei rischi di indebolimento del tessuto sociale. Ciò, sommato alle pressioni economiche, si trasforma in un accumulo di frustrazione che porta la società ad una diffidenza (non, si badi, ad una discriminazione) verso gli immigrati. A chiudere il cerchio sono le nostre istituzioni: intente a fare gli interessi neoliberisti, esse poco si occupano delle preoccupazioni e dei problemi che sono alla base di questo sentimento di frustrazione, il quale finisce per essere ignorato e quindi intensificato e radicalizzato.
L’appagamento arriva dai leader politici
Fromm sosteneva che le masse tendono ad affidarsi irrazionalmente ad un leader che promette di soddisfare i loro bisogni: questo spiega in un certo senso il boom delle destre populiste, che negli ultimi anni si è reso protagonista non solo in Europa. Quelli che spesso vengono criticati come atti di sciacallaggio mediatico di cronaca nera sono, in realtà, per l’inconscio sociale promesse di appagamento dei bisogni di cui sopra, che vengono accolte con soddisfazione dagli elettori. E ancora, come dimostrano i sondaggi, ad attrarre consensi verso destra ci sono anche i tentativi delle altre forze politiche di delegittimare ed etichettare questi comportamenti come razzisti o addirittura fascisti, in maniera molto ampia e non solo ristretta ai casi di estremismo.
Ciò dimostra ancora una volta l’indifferenza e la noncuranza di buona parte della classe politica rispetto ai problemi di fondo degli Italiani: concentrando l’attenzione poi sui casi di estremismo e generalizzandolo si finisce per incentivare quel sentimento di frustrazione che è all’origine di tutto. Di certo, questo processo favorisce la crescite di movimenti populisti violenti, di fronte ai quali dovremmo chiederci se serve realmente a qualcosa riempirci la bocca di democrazia e antifascismo senza occuparci materialmente dei problemi che li hanno fomentati.
fonte: pensierocritico420533159.wordpress.com
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